99: Colpo di grazia

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Mentre i due finivano con l'addormentarsi abbracciati, Maya e Matias si erano diretti alla spiaggia.
"Oh... come la mamma..." balbettò Maya. "Lei amava così tanto il Mare!"
"E come darle torto?" le fece notare lui. "Vieni." L'aiutò ad arrampicarsi su una roccia e la convinse a sdraiarsi.
"Santo cielo, è bellissimo!" esclamò la ragazza, guardando giù senza problemi poiché era distesa. "Si vede tutto piccolo piccolo!"
"Per questo tuo padre e tuo fratello hanno sempre amato volare. Sembra di poter tenere il mondo intero tra le mani e di poterlo afferrare e lanciare a piacimento... si lanciano i problemi come si fa con le foglie secche, sai? E poi... il vento che ti scompiglia i capelli, e le nuvole che ti circondano e sembrano tanti cuscinetti o tante masse di farina... sembrano così morbide..."
"Come si vede che hai passato tanti compleanni in volo con mio fratello! Ne parli come se non desiderassi altro..."
"Purtroppo o per fortuna c'è dell'altro e se è un bene o un male tocca a noi stabilirlo."
"Vieni anche tu. C'è spazio per entrambi, non è quel misero bastoncino del Titanic!" lo esortò ironica Maya.
"Quanto hai pianto quando l'hai visto!"
"È vero, tu c'eri! Eri accanto a me!" esclamò la ragazza, sognante, mentre lui si arrampicava agilmente e le si sdraiava accanto.
"Chiudi gli occhi." le disse quando le fu accanto.
La ragazza chiuse gli occhi e il suono delle onde del Mare e di qualche gabbiano che volava nei paraggi la fece rilassare. Era tutta sua madre, la piccola Fritzenwalden: dolcissima, affettuosa, ma anche coraggiosa e sognatrice. La ribelle era una maschera che usava soltanto perché gli altri non la vedessero fragile e sofferente dopo la brusca separazione dai suoi genitori.
"La sai una cosa? Ti sembrerà strano, ma c'erano delle volte in cui tuo padre mi prendeva da parte e mi chiedeva di starti vicino... come se già lo sapesse, quello che sarebbe successo... un po' come tuo fratello prima dell'incidente."
"Fede ti ha detto di restarmi accanto?"
"Sì, piccola! Me l'ha detto lui..." Il giovane al ricordo del suo migliore amico che al telefono gli diceva: "Prenditi cura di Maya.", e: "Non so se merito un amico come te." Era come se sentisse sul collo il soffio gelido dell'Angelo Nero... e poche ore dopo c'era stato quel dannato incidente. Era orfano anche lui e perdere il suo migliore amico, tra l'altro nello stesso modo in cui aveva perso i suoi genitori, sarebbe stato davvero troppo da sopportare... eppure gli aveva giurato di prendersi cura di sua sorella e per farlo doveva essere forte... non solo per lei, ma anche per Flor e gli altri ragazzi, alla mercé della strega.
"A cosa stai pensando?" chiese Maya, vedendo il suo volto di solito così gioviale diventare cupo.
"Penso che dopo l'incidente ho avuto il terrore che fosse finito tutto, tutto!"
La piccola Fritzenwalden trasse un lungo sospiro. L'incidente. Quel maledetto incidente aveva lasciato cicatrici in tutti loro. Lei a volte si spaventava se una macchina le passava accanto e aveva sempre il terrore che qualcun altro facesse la "fine della frittella", come diceva proprio Fede...
"Ehi! Ehilà, buongiorno!" la riscosse, agitandole una mano davanti al viso, il giovane. "Tu, invece, a cosa pensi?"
"Penso che abbiamo discusso così tanto, lui ed io... e c'è voluto un incidente, uno stupido incidente, per avvicinarci" rispose tranquillamente la ragazza.
"Evidentemente qualcuno voleva così..."
"Sarà, ma mi fa comunque una rabbia..."
"Ascolta: se ti va possiamo restare qua per stanotte. Sei tutta tua madre, ti farà molto bene stare qui... scommetti?"
"E chi lo dice a Flor e Fede, scusa?"
"Lo sanno! Gliel'ho detto io, Maya!"
"Allora per me va bene" accettò infine la giovane, rivolgendogli un sorriso. E in effetti, fece loro un gran bene passare la notte lì, su quello sperone di roccia, ad ascoltare la voce del gigante fatto d'acqua.
Nel frattempo, Flor fu svegliata da una serie di calci all'interno del ventre. Aveva cercato di rimanere tranquilla, ma il dolore era terribile. Non capiva se il suo Fede fosse sveglio o no, perché, come Martin, era fin troppo tranquillo, a volte. Ma lui le diede la risposta che tanto cercava, afferrandole una mano e stringendogliela forte tra le sue.
"Ehi! Che ti prende, piccola?" chiese.
"Sono questi angioletti un po' birbanti... ahia!" esclamò, stringendo i denti per il dolore. Lui istintivamente le pose una mano sul ventre e questo parve calmare i bambini.
"Stanno iniziando a farsi sentire, eh?"
"Non puoi immaginare... non puoi neanche immaginare quanto siano pestiferi ultimamente!" balbettò Flor.
"Immagino sia normale, Flor."
"Oh... Freezer! Santo cielo, ho molta fortuna, io!" esclamò Flor. "Ho un vero uomo accanto, un uomo coi fiocchi!"
"Non è vero!" le disse lui, ma non ebbe tempo di dire altro, perché lei cambiò di colpo espressione. "Flor! Santo cielo, Flor! Che ti prende? @Ehi!"
"Ho... ho la nausea" balbettò lei.
"La nausea! Oh mio Dio!" esclamò lui.
Afferrò al volo la prima busta che gli capitò a tiro e gliela mise davanti alla bocca, tenendola allargata. Flor aprì la bocca e per la prima volta il peggio della gravidanza si fece sentire. Lui, però, non fece una piega. Non che gli piacesse, ma aveva visto una donna partorire, delle lenzuola bagnate e macchiate, si era occupato di ben cinque bambini, (perché ci teneva anche a dare una mano a Greta con i suoi fratellini e non c'era ricchezza che lo frenasse), quindi questo era il meno che potesse accadergli.
"Ecco! Come stai? Va meglio?" chiese.
Flor si limitò ad annuire e lui gettò la busta ormai inutilizzabile nel cestino dei rifiuti.
"Vieni, andiamo a trovare l'alberello."
Gli occhi di Floricienta assunsero la forma di un cuore quando lui pronunciò quelle parole. Era così dolce, così tenero, e lei ne era certa: per quanto qualcuno s'impegnasse, non sarebbe stato possibile farla innamorare di qualcun altro, dopo aver conosciuto lui.
Arrivarono sotto l'albero e lui la fece sdraiare per terra, accanto al tronco.
"Che ne dici? Va meglio?" chiese lui.
"Sì! Certo che tu sai come curarmi..."
"Anche tu lo sai... e mi devi scusare."
"Per cosa? Di che cosa stai parlando?"
"Non dovrei sottoporti ad uno stress del genere, Flor! Tu aspetti i nostri figli e io ti sto facendo patire le pene dell'inferno! Perdonami, ti prego!"
"Quante volte te lo devo dire, Fede? Io e te stiamo insieme" disse abbassando la voce per essere certa che la strega non potesse sentirla, "e quando si sta insieme, ci si aiuta, no?"
"Ti va di vedere una cosa? Tu non sai perché la strega non può entrare qui" le disse lui, rivolgendole un sorriso da spezzare il respiro. Flor s'incantò a fissargli le labbra e la ragazza si alzò lentamente da terra e lo raggiunse.

Raggiunsero una finestra e Fede, senza alcuna fatica, prese in braccio Flor e la sollevò perché potesse vedere quello che voleva mostrarle.
"Che ci fa il tuo fioretto là sopra?" chiese sorpresa la ragazza. "Come hai fatto a..."
"Io non sono solo un Freezer congelato o un moschettiere mancato! Qualcuno mi disse che ero anche l'uomo-ragno fallito!" rispose lui, facendola ridere.
"No, fallito no!" ribatté lei. "Ma dimmi: come mai il tuo fioretto sta lì?"
"Perché, per qualche strano motivo, impedisce l'accesso in casa alla strega. Per questo lei ci manda Bonilla." le rispose lui, rimettendola a terra.
In quel momento Agostina corse loro incontro. Sembrava un po' spaventata.
"Ehi, sirenetta! Che ti è successo?" le chiese Fede, prendendola in braccio.
"Ago! Amore mio, che hai?" chiese Flor a sua volta, accarezzandole il viso.
La bambina scrisse rapidamente: "Mamma, papà... fatemi stare con voi quando verranno i signori con la divisa, per favore!"
"Amore, non ti devi preoccupare!" disse Flor. "Va' a giocare con gli altri... vedrai che saranno contenti anche loro. A queste cose ci penseremo noi, okay?"
"Ho paura che loro non mi accettino" scrisse rapidamente Agostina. "Non so parlare e questo non piace a nessuno..."
"Loro ti vorranno bene lo stesso, cara" le sussurrò all'orecchio Flor. "Sono molto buoni e anche tu lo sei. Basterà, te lo prometto."
Agostina era preoccupata, forse scettica, ma non lo fu a lungo. Ramiro, in quel momento, li raggiunse seguito a ruota da Thomas.
"Ehi Agostina! Ti va di venire su con noi?" chiese prendendole la mano. "Mia mamma e Greta vogliono farci giocare!"
Le guance della bimba si fecero rosse.
"Vai, tesorino" le sussurrò Flor. "Ti divertirai."
"Non fa niente se non puoi parlare." la rassicurò Thomas, mettendole un braccio dietro le spalle dopo che Fede l'ebbe fatta scendere.
Non c'era dubbio: il "ragazzo" li aveva tirati su decisamente bene, i suoi fratellini. Erano un po' troppo vispi, qualche volta, ma sapevano mettere in pratica il principio d'eguaglianza che tutti dovrebbero applicare.
"Bravi ragazzi! Così si parla" disse orgoglioso. "Su, andate a giocare, ora! Vi prometto che molto presto le cose andranno meglio. Ve lo prometto."
"Non ti preoccupare di questo, Fede." disse Thomas. "Rendi solo giustizia al nostro papà, che se lo merita tanto..."
Fede rimase di sasso: come faceva Thomas a sapere di quella storia?
"Anch'io l'ho sognato, e ho sentito che Flor parlava al telefono con la polizia. Se ti serve qualcosa dimmelo."
Fede rimase di sasso. La sua piccola peste era maturata tanto in un colpo solo. Un ampio sorriso gli segnò il volto, che fin troppo spesso era stato corrugato, e Thomas si voltò e ricambiò il sorriso.
Prese per mano Agostina, mentre Ramiro si posizionava dall'altro lato, e i tre si diressero verso Greta, che li aspettava con le braccia cariche di giocattoli e dolci che Antonio e Oscar, insieme, avevano preparato loro.
"Dopo questa, mio Freezer, non venirmi a dire che sei un disastro!" disse Flor un attimo prima che Roberta li raggiungesse. Aveva un braccio gonfio e arrossato.
"Roberta! Roberta, che è successo?" le chiese allarmata Flor.
"Francisco! L'uomo della macchina! Francisco è entrato in casa!" balbettò, terrorizzata. "E la strega... la strega... mi ha detto... ha detto... che..."
"Chi dei due ti ha fatto questo?" le chiese Fede, vedendo il braccio coperto di lividi.
"Lui... su ordine di quella strega..." singhiozzò Roberta.
A Fede e Flor si spezzò il cuore al pensiero che Roberta avesse subito un altro sgarbo da quella strega, come la storia dei regali che le aveva fatto per poi portarglieli via. "Dicono che non mi volete bene, che non merito niente... dicono che sono una bambina cattiva..."
Fede cambiò espressione, com'era accaduto tempo addietro a Flor, per la storia dei regali.
"No... questo è troppo!" esclamò furioso.
"Fede, che cosa vuoi fare?" gli chiese Flor, stringendo al petto la ragazzina.
"Quella maledetta strega me la pagherà" esclamò serrando i pugni. "La mia famiglia... soprattutto i bambini... non permetto a nessuno di toccarli. Non più."
"Volete che vada via?" singhiozzò Roberta.
"Assolutamente no, Roberta" la tranquillizzò il giovane. "Tu sei parte della famiglia, tutti noi ti vogliamo bene... e... perdonami per non averti dato retta quando hai provato a difenderti da quella... da quella..." Il giovane, verde d'ira, colpì forte il muretto del giardino e lanciò un grido.
Un sentimento che non aveva mai provato prima, al quale non aveva osato dare un nome, lo invase completamente. Flor, comprendendo che il giovane era giunto al limite della sopportazione, lo raggiunse attirandolo verso di sé. "Non aver paura, Robertina" disse. "Va' in soffitta con gli altri, d'accordo?" La piccola si allontanò a testa china e Reina, vedendola spaventata, l'accompagnò al piano superiore.
"Tranquillo, tranquillo... respira... è tutto a posto. Robertina starà bene e quando verrà qui il commissario ne approfitteremo e manderemo dietro le sbarre il compagno di quella maledetta."
Lo abbracciò forte e lui la lasciò fare sperando di trovare sollievo in lei.
"Signorina Santillan... signor Fritzenwalden..." Un uomo in alta uniforme raggiunse la coppia. "Sono il commissario Juan Perez. In cosa posso esservi utile("

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora