160: La signora Freezer e il signor Floriciento

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"È stato bello, vero? Il battesimo, dico" disse Eduardo, seduto accanto ad Anna, ma non esattamente vicino.
"Sì... anche se quei due ragazzi avrebbero potuto lasciare un posto a mio figlio, come padrino." ribatté Anna. "Perché al maggiordomo e non a lui?"
"Chissà? Forse suo figlio non ha fatto abbastanza, per meritarselo." le rispose Eduardo. "E poi a lui non piacciono i bambini, quindi che importa?"
"A un cameriere, hanno fatto fare il padrino!" esclamò Anna. "E poi... mio nipote Segundo, che faceva di nuovo con quella ragazza?"
"Ma lei che ha contro i poveri, contessa? Le hanno fatto del male? Le hanno mancato di rispetto? Non mi sembra, quindi qual è il suo problema?"
"Il problema è che non possiamo mischiarci... è il protocollo."
"Ma per favore! Non ci crede nessuno, al protocollo."
Eduardo avrebbe tanto desiderato dirle che il Conte era innamorato perso di quel cameriere che era diventato padrino di Aurora, che "quella ragazza" non era mai sparita dalla mente di Segundo, l'unico decisamente a posto della famiglia.
La signora Anna fece per alzarsi e andare via in fretta, ma non vide che davanti a lei c'era la piscina e vi cadde dentro di testa. Non sapeva affatto nuotare ed era decisamente terrorizzata. Eduardo rimase un attimo sorpreso, poi si buttò in acqua, da vestito, l'afferrò per le spalle e la tirò su. Era gracilina, la signora Anna, quindi non fu difficile tirarla fuori dall'acqua.
"Niente male per un plebeo, vero?" chiese ridendo.
La donna non rispose. Non osò dire cosa le suscitava il contatto fisico con quell'uomo. La pelle le pizzicava, il cuore le era saltato letteralmente in gola. Era un'attentissima osservatrice del protocollo. Lei era di famiglia nobile, come lo era suo marito, a suo tempo... per cui non poteva dire ad alta voce che quel tale, quell'ex marinaio, da quanto raccontava Flor, le piaceva. Non era così che le avevano descritto l'abbraccio di una persona non nobile. Anzi: non gliel'avevano mai descritto. A Kricoragan i nobili avevano la pessima abitudine di non tenere assolutamente in considerazione i poveri. Il piccolo Segundo, però, non si era mai fatto incantare da quella storia delle differenze. Lui con i bambini ci giocava lo stesso, ricchi o poveri che fossero, e infattisi era preso diverse strigliate dalla zia per questo.
Per un attimo, stretta in quelle braccia forti, scolpite, allenate dal tanto navigare, si chiese se Segundo non avesse avuto ragione, a suo tempo, di distaccarsi dalla cerchia dei nobili, così artefatta, così costruita e senza scrupoli per chi non si comportava allo stesso modo.
Dopo quell'istante, però, tutta bagnata com'era spinse via Eduardo e si allontanò in fretta. Quello che sentiva la destabilizzava e non le piaceva.
"Abbiamo fatto progressi... almeno non mi ha tirato dei calci" disse tra sé Eduardo
Poco più lontano, Anna vide Segundo e Mercedes che parlavano fitto fitto.
"Il tuo bambino è uno spettacolo, Mercedes" disse sorridendo Segundo. "Ormai mi chiama papà... e non ti nego che mi avrebbe fatto piacere essere suo padre."
"Beh, a me avrebbe fatto piacere che tu lo fossi stato."
Segundo guardò Mercedes, incantato: i capelli le ondeggiavano nel vento, scuotendosi sulle sue spalle, a ripetizione. Il suo viso era luminoso, mentre guardava il suo bambino che già scorrazzava per il giardino, mentre Flor e Fede lo inseguivano, infaticabili.
"Chissà come fanno ad avere tanta forza? Io a fine giornata non riesco neanche più a guardarmi allo specchio, ti giuro!"
"Lo so... anche se è u npeccato che tu non ci riesca. Sei così bella che è un peccato, davvero." disse Segundo, notevolmente imbarazzato. "Ecco... Mercedes, io... vorrei chiederti una cosa. Cioè, non me ne volere... capisco che per quanto tempo passi sarà sempre troppo poco per guarire dalla ferita che ti ha provocato quel tale... quello che ti ha dato tuo figlio, voglio dire. Ci vorrà tempo anche per guarire dalle ferite che ti ha provocato la mia famiglia, all'epoca... ma io devo chiedertelo." Segundo cavò di tasca una scatolina e s'inginocchiò a terra. "Qui c'è una fedina... tu... vorresti... vorresti essere la mia... la mia compagna?"
Mercedes rimase lì, raggelata. Il cuore prese a batterle così forte che parve sfondarr lo sterno.
"Segundo... dici davvero? Non è uno scherzo... me lo stai veramente chiedendo?" domandò, tremante. "Saresti disposto a stare con me, anche se ho un figlio da un'altra persona... anche se sono un'umile ginecologa agli inizi?"
"E tu sei disposta a stare con me, anche se sono un umile essere umano che come unica garanzia ha un titolo nobiliare? Sai, io lo vorrei come figlio, il tuo bambino. Amo far nascere i bambini, quindi anche il lavoro che tu fai adesso... e amo te, da sempre. Da quando eravamo ragazzi. Non ti ho mai dimenticata."
"Oh, accidenti... sì, sicuro che sono disposta!" rispose Mercedes. "Spero solo di non farti litigare con la tua famiglia un'altra volta."
Anna rimase lì, impietrita, a guardare la scena. Avrebbe voluto correre da quella parte, gridare: "Arrampicatrice!", a quella ragazza che le aveva dato tanti grattacapi... ma si rese conto che, se la ragazzina che un tempo era Mercedes si era fatta sopraffare così, la donna che era diventata le avrebbe, forse anche con ragione, risposto per le rime.
"Signora Anna" disse piano una voce dietro di lei. La donna si voltò e vide Fede.
"Oh... caro..."
"È molto pallida... ed è tutta bagnata. Cos'è successo?" chiese il giovane, notevolmente preoccupato.
La donna non sapeva se fosse o meno il caso di parlarne con quel giovane, al quale era enormemente riconoscente perché aveva salvato la vita a suo figlio, e verso il quale era in debito, a suo dire, perché la sua auto fuori controllo aveva investito la figlia di quel giovane: la piccola Agostina... ma la verità era che lei, quel ragazzo, lo conosceva appena. Qualcosa nei suoi occhi, però, le ispirò fiducia.
"Venga, andiamo dentro, così potrà asciugarsi un po'" le disse con gentilezza il giovane.
"Papà! Ehi, papà, che succede?" chiese Flor. "Sei tutto bagnato, ti verrà un accidente così!"
"Adesso mi sa che ti posso capire..." disse Eduardo.
"Che vuoi dire, scusa?" domandò Flor, incerta.
"Intendo dire... che mi sono innamorato" rispose Eduardo.
"Aspetta un momento: ma come fai a saperlo?"
"Lo so... perché quando ho aiutato la contessa ad uscire dall'acqua... quando ho toccato la sua pelle... non so, ho provato qualcosa che non provavo più da tantissimo tempo... da quando..."
"Da quando la mamma se n'è andata" continuò Flor, muovendo le braccia come a formare dei mulinelli ed immaginando un calore magico che asciugò i vestiti di suo padre. Aveva visto Fede entrare con la signora De La Hoya, quindi aveva preferito rimanere lì fuori.
"Sì, esatto. Ma la verità è che non ne capisco il motivo, Flor... insomma: tua madre era... tua madre È... una donna fantastica. È dolcissima, affettuosa, anche testarda, se vuole... questa donna, invece, è così maledettamente presuntuosa... e attaccata alle convenzioni sociali... e così maledettamente arrogante... e bella, e morbida, e fragile..."
"E mi sa che avevi ragione, papà" rispose Flor, "sei innamorato perso di quella donna."
"Mi dica: cos'è successo?" chiese il giovane, accendendo il fuoco.
"Non lo so... ho visto mio nipote fare la corte a... a quella donna, a..."
"Oh, Mercedes!" completò la frase il giovane.
"Sì... però poco prima... mi sono messo a parlare... con quel tipo... con quel tale... Eduardo..."
"Il padre della mia piccola, cioè, di Flor."
"Ehm... ecco, a un certo punto mi sono arrabbiata e sono andata via, ma sono caduta in piscina e..."
"Vediamo se indovino" la fermò lui, vedendola imbarazzata. "Eduardo l'ha aiutata ad uscire dall'acqua e il contatto fisico con lui le è piaciuto... è così, vero?"
"Sì... ma non posso. Insomma: non posso unirmi ad un'altra persona che non abbia..."
"No, per favore! Non venga a parlare di classi sociali proprio con me... le assicuro che quelle mi hanno rovinato la vita... ho rischiato di rimanere sotto un'auto per aver perso troppo tempo, mi capisce? La prego, non commetta il mio stesso errore... io ho imparato che le cose accadono per un motivo, che le sensazioni si provano per un motivo... cerchi di allentare un po' la presa... lasci stare la storia del grado nobiliare, sociale o quello che sia... cerchi di essere più gentile con lui e di accantonare i pregiudizi. Le assicuro che Eduardo è un'ottima persona. Si è messo nei guai... ma ha già pagato, e se l'ha fatto è stato per amore di sua figlia... per farla vivere nel modo migliore possibile... lui mi ha aiutato e io spero di poter fare altrettanto."
"Papà... prima di buttarti in questa storia, cerca di capire cosa fa lei... io e Fede spesso ci scontravamo perché... perché non riuscivamo a parlare, a comunicare, voglio dire... c'erano come delle interferenze. Sta' attento a non farti trascinare da nessuno... osservala e fa' quello che senti, capito?"
"È incredibile" dissero, nello stesso istante, Anna ed Eduardo. "Tu, così giovane, mi dai consigli... è incredibile!"
I due giovani scoppiarono a ridere.
Quando Flor e Fede s'incontrarono, praticamente compresero subito di aver assistito alla stessa scena.
"Sai, ho visto la signora Anna qui fuori" disse Fede. "Era... era così scombussolata... credo tu sappia perché."
"E credi il giusto, signor Freezer!" rispose Flor, sorridendo. "Io ho visto mio padre qua fuori. Sembrava un pesce fuor d'acqua... solo che nell'acqua ci si è dovuto buttare di testa."
"Ecco... diciamo che lei non la puoi catalogare semplicemente come Freezer... lei è un congelatore d'alto rango. Non ho mai capito perché, ma tra nobili c'è questa... credenza che i nobili possono stare solo con i nobili... solo che se vedi bene, il sangue è rosso per tutti."
"Eh sì, ma vaglielo a mettere in testa, a quell'acida, a quella..." disse a mezza voce Flor.
"Shh, non mettere in mezzo certe cose o rischiamo di litigare con lei o con il figlio, ti prego!" supplicò lui, passandosi le mani sul viso come a definire uno stato d'esasperazione.
"Senti... speriamo di non aver dato loro consigli balordi" disse tra sé Flor.
"Confrontiamoci, già che siamo i loro confidenti. Tu cos'hai detto a tuo padre?"
"Gli ho raccomandato di aspettare di vedere che cosa fa lei, di non sbilanciarsi come facevo io."
"Ah, grazie al cielo... io alla contessa ho detto che... che dovrebbe essere un po' più gentile con lui. Sai, dagli errori s'impara."
"Oh... sì, certo... come quando... quando Lorenzo e il Conte mi hanno baciata di forza... e tu non mi hai rimproverata..."
"Dai, non ci pensare, adesso" disse lui, sorridendo. .. cosa più importante... hai da fare per la prossima settimana?"
"Beh, oltre a prendermi cura dei ragazzi, non ho impegni particolari... perché, che succede?"
"Beh, perché... perché, se sei ancora disposta a farlo... io un impegno da farti prendere ce l'avrei." Le afferrò la mano e prese a farle girare attorno al dito l'anellino che aveva fatto per lei tempo prima.
"Se l'impegno è quello che sto pensando, ti dico subito di sì. Anzi: devo procurarmi il mio vestito bianco, la carrozza, e..."
"E ti devi preparare a non farmi venire un infarto... non avrai un ripensamento improvviso, no?"
"Ma non eri tu quello dei ripensamenti?"
"Sì, ma nella mia vita precedente. La proposta te l'ho dovuta fare almeno due o tre volte, quest'anno."
"Toccata" scherzò Flor, imitando il movimento che il suo Freezer faceva con la spada.
"Beh, visto che siamo d'accordo... magari domani possiamo dare il via ai preparativi."
I due erano felici. Avevano smesso di pensare che la strega li stesse spiando, o magari l'avevano dimenticato, chi poteva dirlo? Ma la verità è che ad un certo punto della vita è impossibile basarsi sul principio del: "Si salvi chi può", della vita vissuta con il freno a mano tirato. I due giovani erano stanchi di vivere così, anche perché ne avevano passate decisamente troppe.

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora