"Dottore, la prego, dica qualcosa! Come sta mio fratello, che cos'ha?" chiese Nico, al colmo dell'agitazione.
"Purtroppo il ragazzo è in condizioni critiche" disse il dottore abbassando il viso per non incrociare i loro sguardi.
Sentendo quelle parole Emma scoppiò in un pianto pieno di singhiozzi e quasi senza respiro. Nicolas la strinse forte a sé nel vano tentativo di calmarla, ma la cosa era semplicemente impossibile. Non sentì nulla di quello che aveva detto il medico dopo la fatidica frase.
"È tutta colpa mia!" disse singhiozzando.
"No Emma, per favore! Non dire così!"
Flor aveva visto che la ragazza stava malissimo ed era intervenuta. Emma non era colpevole, non aveva voluto lei quella rissa e tutti sapevano che l'ultima cosa che Franco voleva era che lei stesse male.
"Lui non vuole che tu soffra, piccola!"
Emma cercò di tranquillizzarsi e Flor, per farle capire che non doveva sentirsi in colpa, si avvicinò a lei e le accarezzò con delicatezza la testa.
"Su, coraggio! Ne abbiamo passate tante, riusciremo a superare anche questa! Tu sei forte, altrimenti non avresti lottato finora per rivedere tua sorella e avresti lasciato che quel mostro ti facesse del male!"
Emma si alzò e guardò il soffitto come se tentasse di sfidare il destino che le si presentava di fronte.
"Vuoi andare da lui?" chiese Fede che era appena uscito da quella stanza.
"Vorrei, ma ho un po' paura" disse la ragazza. "Ho paura di quello che vedrò e poi... non penso di meritarmelo."
"Tranquilla" disse Fede prendendola per mano. "Lui purtroppo non ti può rispondere, ma di sicuro ti sente. Anche se ha gli occhi chiusi e non può interagire con te può sentire la tua voce! E poi smettila con questa storia che non te lo meriti, che altrimenti Franco si arrabbia e non l'hai mai visto arrabbiato." Lui si sforzava di farla ridere, anche se dentro di sé aveva l'inferno.
Franco, che sentiva tutto, gli si era avvicinato e aveva detto: "Sei un mito, fratellino!", e Fede gli aveva fatto un cenno che stava a significare: "Beh, io ti aiuto, ma cerca di sbrigarti che qui siamo tutti in alto mare!"
Entrarono nella stanza ed Emma vide Franco con il volto coperto da una sorta di tenda. Fede sollevò la stoffa e lei notò i segni che lui aveva sul viso.
"Perdonami" disse la ragazza scoppiando di nuovo in lacrime a quella vista. "Non volevo che accadesse questo, davvero!"
"Vuoi parlare con lui? Posso farti da interprete, se vuoi" le disse Fede.
Lei guardava il volto del ragazzo e le lacrime che scendevano dal suo viso si riversavano inevitabilmente sulle ferite di quel volto che lei amava tantissimo.
"Lo puoi fare davvero, Fede?"
"Certo! È un vantaggio dell'aver fatto il fantasma!" le rispose lui. "Avanti, rubacuori, di' qualcosa!"
Franco era bloccato in quella sorta di cella e non sapeva come venirne fuori. Erano appena entrati quando se n'era reso conto.
"No, Emma! Ti prego, non fare così!"
"Cerca di calmarti" gli disse Margarita, che faceva da protettrice di famiglia e consigliava chiunque di loro si trovasse intrappolato in quella cella.
"Non so che fare, Margarita! Stanno tutti male: Flor, Fede, Nico, Bella, Emma... tutti! Non ce la faccio a vederli così, ma non so come ritornare."
"Tu non sei destinato a restare qui." lo rassicurò Margarita. "Il problema è che la strega vuole impedire a tutti i costi che il vostro destino si compia."
"Il nostro destino?"
"Sì! Il tuo e quello della tua famiglia."
Il povero ragazzo aveva lo sguardo rivolto al volto di quella che per lui era ormai diventata "la sua piccola principessa." Quegli occhi pieni di lacrime, quella disperazione che Emma manifestava nel vederlo in quello stato, il dolore che provava, tutto questo lo faceva soffrire.
"Margarita... credi che potrei entrare nei sogni di Emma?" chiese di colpo.
"Sì, potresti provarci, ma adesso è meglio di no, Emma è troppo agitata."
"Come lo sai?" chiese Franco.
"Lei non nasconde le sue emozioni" rispose Margarita. "Ha avuto molte batoste e per lei l'ultima, ovvero quello che è successo a te, è stata il cosiddetto colpo di grazia."
"Oh santo cielo, Margarita! Cosa posso fare?" chiese Franco che stava entrando nel panico.
"Per ora devi aspettare" rispose lei. "Emma è molto provata, dobbiamo aspettare che si calmi prima di agire... no, un momento! C'è tuo fratello con lei: può farti da tramite."
"Tramite?" chiese Franco.
"Sì... lui è stato qui, può comunicare con gli spiriti perché lo è stato..."
"Io sono uno spirito?"
"Non esattamente! Tu sei in bilico!"
"Ma allora... dai, fratellino! Aiutami che ne ho bisogno!"
"Ti sta dicendo qualcosa?" chiese Emma, vedendo l'espressione assorta di Fede.
"Ha praticamente detto che ti vuole parlare."
"Ah... va bene" disse lei.
"Non voglio più sentirti ripetere quelle sciocchezze sui sensi di colpa!"
"Dice che non vuole che tu ti senta colpevole."
"Dille che appena becco quel mostro gli faccio saltare tutti i denti!"
"Frena gli istinti omicidi, playboy!" saltò su Fede, dimenticando che Emma non poteva sentire cosa diceva Franco.
"Cosa? Quale istinti? No, ti prego!" disse Emma, agitata. Anche se non aveva sentito Franco le parole di Fede le avevano fatto capire cosa si erano detti.
"Dice che vuole spaccare la faccia a quel tizio appena si sveglia, come avrai capito." sospirò Fede. "Vedi di svegliarti decentemente, almeno, fratellino, altrimenti chi sistemi?"
"Nessuno può trattare così la mia piccola, quindi, a prescindere da come mi sveglierò, lo faccio nero!"
"Scordatelo!" disse Fede. "Niente missioni suicide."
"Ti prego! Diglielo, Fede! Anche solo la prima parte!"
"Dice che nessuno si deve permettere di trattarti così."
"Franco, ti prego: lascia perdere! Non ti mettere in pericolo per me, ti prego!"
"Va bene... solo perché sei tu."
"Che dice? Lascerà perdere quel tipo?"
"Sì, lo lascerà perdere, ma solo perché gliel'hai chiesto tu!"
"Dille che la amo... che non ho mai provato una cosa del genere per nessuna, e dille anche che... che non vedo l'ora di mangiarmela di baci! Dai, diglielo!"
"Eh no! Questo glielo dici tu, piccolo playboy, e vedi di muoverti a svegliarti che questa povera creatura sarà disidratata, tra cinque minuti!"
"Però! Flor ti ha contagiato!"
"Sì, per fortuna, altrimenti non potrei reggere il caos che è diventata la mia famiglia!"
"Cosa dice, Fede?"
"Ti prego... dille che la amo, fratellino! Non fare il duro di nuovo!"
"Ecco, diciamo che lui dovrebbe dirti tante belle cose... ma sono cose un po' personali, e ho imparato che bisogna dirle in faccia... in ritardo, ma l'ho imparato!"
"Eddai, fratellino!"
"Questo glielo dici tu, Franco! Non sono cose da affidare a un mediatore!"
"Eddai, sei tornato freddo?"
"Ma che dici? Senti, facciamo così, altrimenti non la finiamo più."
E Fede tirò fuori dalla tasca un piccolo specchio di vetro e lo fece in mille pezzi. "T'insegno un trucco, Franco: muovi le schegge e scrivi nell'aria... così..." Si trasformò per un istante e fece roteare le schegge. Lui aveva scritto: "IO AMO LA MIA FLORICIENTA!"
"Wow... è forte" disse Emma. "Fede... lui può sentirmi, vero?"
Lui tornò normale e si mise vicino a lei.
"Sì che può."
"Io... io ti amo, Franco!" disse. "Così magari... ecco... eviti di mettere in difficoltà tuo fratello, poverino! Tu mi ami? Digli sì o no, e magari... magari abbracciami in un sogno... ti prego!"
"Dille di sì. Almeno questo puoi farlo, no?"
"Sì, posso. Ha detto di sì, Emma... e questo è tutto: niente rivelazioni imbarazzanti o ti dovrai arrangiare."
"Grazie, Fede" disse Emma, gettandosi tra le sue braccia.
"Figurati, piccola" le disse lui, anche se aveva le guance leggermente rosse.
"Franco, dai... poverino!" disse Emma.
"Credo che non capisca cosa intendi." disse Fede ridendo.
"Non mettere in imbarazzo tuo fratello, dai... è stato così gentile a mettersi a disposizione per farci parlare!"
"Va bene, va bene, farò il bravo... ci vedremo in sogno... ops! Fede, questo non glielo dire! Voglio farle una sorpresa!"
"Ha detto qualcosa?" chiese Emma.
"Niente, tranquilla" le disse Fede. "Ora però vai a sdraiarti un po' o bevi un po' d'acqua, tesoro... ti farà bene uscire di qui per un po'."
"Perché non vieni con me, piccolina? Sono tutti a casa, ti farà bene andare da un'altra parte."
"Va bene, Bella..." rispose Emma. Si allungò verso Fede e gli lasciò un bacio sulla guancia, come una bambina affettuosa.
Quando in ospedale rimasero soltanto lui e Flor, scese il silenzio.
"Tesoro mio..."
Flor si avvicinò a Fede e lo abbracciò da dietro. Lui aveva cambiato espressione. Detestava dover nascondere quello che provava, ma sapeva che anche suo fratello avrebbe voluto che stesse bene.
"Fede! Ehi, tesoro!" lo riscosse Flor con dolcezza. "Vuoi parlarne?"
"E per cosa? Ho provato a fare il pagliaccio con mio fratello, ma non ce la faccio più..."
"Tesoro, guardami! Andrà tutto bene... e se ti vuoi sfogare un po' vieni fuori con me, che l'atmosfera da ospedale non fa bene nemmeno a te." E si diressero in cortile, insieme. Si misero a sedere sotto un albero.
"Mi dispiace, amore mio... questo non è il mio albero... ma saprà ascoltare di sicuro, anche se dubito che gli parlino: guarda com'è curvo, poverino!" E prese ad accarezzare il tronco dell'albero.
"Vorrei che bastasse questo per svegliare mio fratello, mandare al diavolo quella strega e finirla una volta per tutte con tutta questa storia!"
"Anch'io lo vorrei, ma... guardami! Ti prometto che chiederò un'assistenza extra alla Corporazione Celeste e se lo prenderanno di peso, Franco, per riportarlo nel suo corpo!"
"Ti prego... ti prego, dammi un abbraccio!" la supplicò lui, e lei non se lo fece ripetere due volte: si strinse a lui, sfregandogli una mano sulla schiena. Quell'abbraccio parve dargli una grande forza e questo lo fece sorridere, anche se in modo accennato.
"Ne verremo fuori insieme, vedrai!" gli disse Flor sorridendo. "Ehi! Il Freezer che conosco io non si arrende e fa la faccia da Uomo delle Nevi solo perché sa che deve rimanere sveglio, attento, altrimenti quelle piccole pesti dei ragazzi gli sfasciano la casa!" E questo lo fece ridere... ridere davvero.
Intanto a casa i bambini erano nervosi, perché avevano sentito delle grida, un piccolo blocco della loro famiglia sembrava essersi dissolto nel nulla e Reina, Sofia e Lorenzo si rifiutavano di dire loro cos'era successo.
Furomo riscossi da una scampanellata, ma non era tornato nessuno di quelli che erano spariti quella notte. Chi era appena tornataera Roberta, insieme a sua madre.
"Sorpresa!" esclamò la ragazzina.
"Roberta!" esclamò Thomas correndole incontro. "Quanto mi sei mancata!"
"Che bello rivedervi, ragazzi!" disse Roberta. Salutò ognuno di loro, poi chiese: "Ma Fede? Flor? Nico? Che fine hanno fatto?" Non chiese di Bella perché la vide entrare in quel momento, con una ragazza sconvolta accanto.
E in quel momento intervenne la strega.
"Bambini" disse con una voce orribilmente dolce, poiché per lei la dolcezza rafforzava il suo opposto, "mi rincresce distruggere il vostro castello di felicità, ma purtroppo devo dirvi che il piccolo cardo vi ha nascosto una cosa molto, molto importante."
Questa volta Flor tornò a casa giusto in tempo.
"Vattene!" gridò respingendola in modo così brusco da farla cadere per terra.
"Ma Florencia, io stavo cercando di dire ai ragazzi la verità!" disse la strega.
"Ti ho detto di sparire, strega!" gridò ancora la ragazza. "Tu non farai altro che peggiorare le cose, anzi, è colpa tua e dei tuoi complici se le batoste ci piovono addosso come se niente fosse!"
Roberta si avvicinò alla ragazza.
"Amore mio!" disse lei abbracciandola. "Sei tornata!"
La piccola scoppiò in lacrime capendo perché la casa era piombata in una strana tristezza.
"Chi è che sta male?" chiese Roberta.
"Oh, tesoro mio! Sono un disastro! Non ho potuto evitare che quei mostri facessero del male alla nostra famiglia e Franco ne ha fatto le spese! Vi chiedo perdono, ragazzi!"
Tutti scoppiarono in un pianto incontrollabile e si abbracciarono. La strega, sconfitta dal coraggio della famiglia, si allontanò. Nel frattempo, però, sorrideva al pensiero che tutto stesse andando bene per lei. Dopo neanche mezz'ora da quando lei e Bella erano arrivate a casa, Emma ebbe una nuova crisi di pianto: era molto nervosa e volle tornare in ospedale, quindi Bella l'affidò alle cure di Nico e Fede, che erano rimasti lì. Emma era stremata per quanto aveva pianto e Franco decise di aiutarla facendola addormentare sotto la guida di Margarita. Lei inizialmente oppose resistenza, perché voleva vegliarlo, poi si lasciò andare.
"Povera piccola!" disse Fede prendendola in braccio e adagiandola su uno dei letti preparati apposta per loro. "Dormi tranquilla, andrà tutto bene!" E, come avrebbe fatto con una figlia, (o con una sorella, visto che ormai non sapeva più quale fosse la differenza), le rimboccò le coperte e le lasciò un bacio sulla fronte.
"Vedi di sbrigarti, gemello..." disse Nico tra le lacrime. "Per lei, per noi... non è lo stesso senza di te."
Franco era pronto ad andare ad abbracciarla.
"Ricorda che i sogni, se fatti ad occhi chiusi, hanno un loro tempo limite e stai attento alla strega" gli raccomandò Margarita.
"Grazie!" disse lui dirigendosi verso la porta d'accesso ai sogni. Nel sogno lei era sdraiata a terra. Lui le si avvicinò lentamente, s'inginocchiò accanto a lei e le accarezzò dolcemente le guance.
"Sono qui, piccola!" le disse.
"Sei proprio tu!" disse Emma.
"Sì, sono io, ma adesso posso stare con te solo attraverso i sogni. Non voglio mettere di nuovo in difficoltà mio fratello, sai? E poi... ha ragione... certe cose vanno dette di persona e io devo dirtelo: ti amo. Però voglio farti una promessa: farò di tutto per tornare da te e dirtelo quando mi pare!"
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Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||
FanfictionA Fede viene concesso di tornare sulla Terra, ma dovrà superare alcune prove. La prima ad incontrarlo sarà Flor, attraverso una visione. Infatti l'incontro con Fede della prima serie non sarà l'ultimo. Dopo il ritorno, poiché le leggi della natura s...