Quando a Reina venne fatta la trasfusione, il suo corpo parve reagire in maniera positiva. I parametri vitali che prima erano ridotti al minimo, tornarono a stabilizzarsi. La ragazza non aveva ancora ripreso conoscenza, ma da quanto dicevano i medici sembrava sulla buona strada. Fede era stato ricoverato per qualche giorno, per accertamenti, e aveva supplicato Flor e i suoi fratelli di tornare a casa. Maya era tornata, per i bambini, e aveva convinto Flor a fare lo stesso, ma Franco non si era voluto allontanare dall'ospedale. Si era fatto portare degli abiti di ricambio ed aveva chiesto che gli venisse dato un giaciglio, anche una delle sedie di plastica in sala d'attesa, perché voleva rimanere lì, per Reina, per suo fratello e per Emma.
Sofia non aveva avuto il coraggio di andare in ospedale, ma non faceva che camminare avanti e indietro, agitata, e vicino a lei c'era Matias, con due occhiaie che gli scavavano il volto da parte a parte, ma nonostante tutto non la perdeva un attimo di vista.
Era con lei quando entrò Fede, pallido e stravolto come non mai, ma sollevato.
"Ehi tedesco, finalmente! Ti hanno trattenuto per essere sicuri che non svenissi per strada?"
"Beh... se la vuoi mettere così..." rispose Fede, sforzandosi di sorridere.
"Che faccia bianca che hai!"
"Tranquillo, Matias, va tutto bene!" lo rassicurò il giovane, battendogli una mano sulla spalla. "Sono solo un po' stanco, ma sto bene, davvero!"
"Allora? Che si dice in ospedale, amico? Novità?" chiese l'avvocato, facendogli cenno di sedersi sul letto. Lì si era finalmente accomodata anche Sofia, che però aveva un'espressione assente e continuava a fissare il nulla.
"Sembra che dare a Reina un sano bicchiere di sangue di ex fantasma abbia sortito qualche effetto... Emma non si è ancora svegliata, ma quando riprenderà i sensi saranno dolori."
"E tu non ti dai pace come al solito." affermò Matias, che ormai conosceva fin troppo bene l'uomo che aveva di fronte.
"È... è permesso?" balbettò Flor.
"Ehi! Entra, Flor... credo che voi abbiate bisogno di stare un po' insieme, e..."
Ma si fermò a guardarla. Lei aveva addosso una giacca che aveva preso di nascosto dalla camera di Fede.
"Perché te la sei messa di nuovo?" le chiese, ricordando che ogni volta che Flor si sentiva sola indossava quell'indumento, chiudeva gli occhi e si toccava le spalle e le braccia, come per accarezzare il corpo dell'uomo che prima di lei aveva sfregato la sua pelle contro quel tessuto caldo e morbido.
"Non lo so... è un po' come un amuleto, adesso" rispose lei, "e ne avevo tanto, tanto bisogno."
Fede sapeva bene perché Flor aveva quella giacca addosso: l'aveva vista che la prendeva dalla sua stanza, perché le "streghe" non gliela portassero via. Era la giacca che li avvolgeva quando si erano incontrati sotto la pioggia, il giorno in cui lui le aveva chiesto scusa per averla fatta arrestare. Lui stesso, tramite Thomas, le aveva detto: "Principessa, se avrai bisogno di un abbraccio mettila e chiudi gli occhi. Magari non sarà lo stesso, ma immagina che quello che ti avvolge non sia un pezzo di stoffa, ma quello che chiami il tuo principe."
"Non ti servirà per forza quella, stavolta" le disse lui, avvicinandosi ed avvolgendola in un tenero abbraccio.
"Sono così stanca... non ce la faccio più."
Lui le prese la mano e la portò via, sotto il suo albero.
"Davvero stavi meglio? Quando la toccavi, voglio dire..." chiese Fede, spostandole la solita ciocca ribelle che le aveva coperto gli occhi.
"Sì, perché era appartenuta a te, e..."
"E...?"
"E quando me la mettevo addosso mi sembrava di poterti toccare" rispose lei.
"Ecco perché è diventata una specie di amuleto" le disse lui. "Se questo ti calma, allora perché non lo fai adesso?"
"Cosa?"
"Chiudi gli occhi e fidati."
Flor chiuse gli occhi e lui le afferrò le mani.
Se le portò sul volto e lei, esitante, iniziò ad accarezzare quel viso che le era mancato così tanto. Lui, rilassato da quel tocco leggero e con la stoffa di quelle maniche un po' lunghe per la ragazza che gli solleticava il viso, parve rilassarsi e dimenticarsi di tutto il resto. Le avvolse leggermente la stoffa attorno alle braccia e le riprese le mani, portandosele sul petto.
"Mi senti?" le chiese con dolcezza.
"Il... i-il tuo cuore..." balbettò lei.
"Sì, amore mio" rispose lui. "Ed è tutto per te. Lo è sempre stato. E, a proposito di questo! Sono felice di averti incontrata sulla mia strada."
"Anch'io... ma ho paura. Ho sempre paura di perderti." rispose Flor a mezza voce.
"Ehi! Non puoi vivere con questo peso" le disse lui. "Non si può vivere di angosce, tensioni... lasciati andare..."
E tornò a cingerle la vita, facendole appoggiare la fronte sul suo petto e lasciandole un bacio sulla testa. Lei si lasciò cullare dall'abbraccio sincero e dolce del suo principe (o angelo custode: nemmeno lei sapeva più come chiamarlo).
"Dimmi qualcosa! Qualunque cosa, ti prego!" lo supplicò Flor, con le lacrime agli occhi.
"Sei l'unica, vera meraviglia del mondo, amore mio!" le sussurrò all'orecchio lui, formandole dei cerchi sulla schiena, con delicatezza.
"Sei il mio angelo custode?"
"Te lo dico per la centesima volta: io sono solo quello che vuoi tu" le disse con tenerezza, e lo pensava davvero.
In ospedale, intanto, Franco era finalmente riuscito ad entrare in camera di Emma.
La ragazza, proprio in quel momento, aveva riaperto gli occhi.
"Tesoro! Ehi!"
"Sei... sei il mio principe azzurro, è così?"
"Non lo so... credo di sì... sono..."
"Franco..."
La sua voce era incrinata: aveva appena ripreso conoscenza e il dolore agli occhi era tornato.
"Oh mio Dio... che roba è quella?" si chiese il ragazzo, vedendo che dagli occhi della ragazza usciva qualcosa che non aveva niente a che vedere con le lacrime.
Quella roba la povera Emma se la sentiva in bocca, e aveva il sapore orribile della bacchetta ferrosa della strega.
"È... è quell'acido..." balbettò lei.
"Sì, ma... i tuoi occhi!" esclamò il ragazzo, vedendo gli occhi della piccola riempirsi di sangue.
"Franco, io..."
"Ehi! Ehi, sono qui, tranquilla!" le disse lui afferrandole una mano. Aveva la stretta forte, salda... caratteristica comune dei Fritzenwalden.
"Mi bruciano gli occhi!" riuscì a dire la ragazza a mezza voce. "Non vedo niente... non vedo niente..."
E, per la prima volta, fu il secondogenito ad emettere un urlo straziante.
"AIUTATEMI! QUALCUNO MI AIUTI, VI PREGO!"
Il medico che a suo tempo aveva curato Flor si fece largo.
"Devi aspettare fuori, ragazzo." disse.
"No! Non voglio, non voglio!" continuò a ripetere Franco, in preda al panico.
"Vai... vai, ti prego..." balbettò Emma. "Io... io starò bene, promesso."
E in quel momento lo raggiunse Bella, che tornava di tanto in tanto a casa solo per cambiarsi.
"Vieni... lasciamo che il medico faccia il suo lavoro, ti prego!" gli disse con dolcezza, prendendolo per mano.
Quando uscirono chiese di poter utilizzare il telefono e, ironia della sorte, fu Flor a rispondere alla chiamata.
"Pronto?"
"Flor... grazie al cielo..."
"Bella, tesoro, che è successo?"
"Mia sorella... ha aperto gli occhi, ma sta male!"
Flor si passò ritmicamente la mano libera sulla fronte.
"Va... va bene, tranquilla, arriviamo."
Fede, che era appena comparso accanto a lei, la prese con delicatezza dalle spalle.
"Piccola, che è successo?" le chiese.
"Era Bella. Ha detto che Emma ha ripreso conoscenza, ma che ora sta male" rispose Flor, tesa.
"Flor, non continuare a stressarti, ti prego! Ci vado io in ospedale."
"Ma io non voglio lasciarti solo."
"Credimi: questa è la cosa meno strana che mi sia capitata da quando sono tornato. Me la caverò... d'accordo?"
"Oh, e va bene, signor Freezer, ma appena torni mi devi dire tutto. Tutto" sottolineò Flor.
"Te lo prometto." disse lui, inginocchiandosi a terra. Sollevò delicatamente il tessuto che copriva il ventre di Flor e vi premette contro le labbra... quella sensazione piacevole, che in qualche modo sembrava toccargli tutti i sensi, gl'invase il corpo, dandogli la carica. Ancora una volta non avrebbe saputo dire cosa fosse quel miscuglio di percezioni che aveva ogni volta che faceva questo, ma stavolta si era aggiunto un altro dettaglio: un calore piacevole parve invadergli il petto.
"Ciao, angioletti!" disse, tirandosi su. "Prendetevi cura della mamma!"
Nonostante le cose andassero male, Flor si trovò a sorridere per quella manifestazione d'affetto, e prima di lasciarlo andare gli stampò un bacio sulle labbra. Anche lei parve sentire qualcosa... qualcosa che non sapeva cosa fosse... ma riuscì a distinguere un elemento. Il battito di un cuore.
"Il cuore." si lasciò sfuggire.
"Quale cuore? Di che parli?"
"Quando ci siamo baciati... ho sentito battere un cuore, Fede..."
Lui rimase in silenzio: anche Flor aveva sentito qualcosa... e il cuore che batteva era un elemento in più.
"Non ci fare caso... sono completamente andata... allucinata, ecco... vai, vai tranquillo."
Rientrò in casa con le mani al petto e, con quegli occhi dolci, guardò una finestra aperta.
Lì sotto c'era lui: il suo principe, che nonostante tutto aveva gli occhi illuminati da qualcosa che non avrebbe saputo spiegarle. Nonostante quel "macello" che era diventata la loro vita lui era contento: stava bene, e questo, per qualche strano motivo, parve contagiare anche lei. E forse non era un caso che il solo fatto che lui fosse entrato nella sua stanza mentre lei non c'era, un giorno, le avesse messo addosso una carica incredibile.
Intanto lui aveva preso a correre, perché quel fiume di sensazioni contrastanti e la tensione di quei giorni gli aveva fatto dimenticare l'auto nel parcheggio dell'ospedale. Quando raggiunse l'ospedale, trovò Franco che camminava su e giù per la sala d'attesa, con le mani ai capelli e una faccia che sembrava proprio quella che aveva Fede quando Flor era in coma.
"Franco, fermati!" gli disse, prendendolo per le spalle e facendolo voltare verso di sé. I suoi occhi avrebbero potuto far concorrenza a quelli della stessa Emma per quanto erano rossi.
"È iniziato il processo, Fede" disse con un filo di voce. Si accasciò a terra e suo fratello continuò a tenergli le mani sulle spalle, tornando a mettersi in ginocchio per arrivare alla sua altezza. Non gli disse nulla. Si limitò a restargli accanto, da bravo fratello... fratello e basta, né più grande, né più piccolo, perché anche lui, a suo tempo, aveva fatto lo stesso.
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Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||
FanfictionA Fede viene concesso di tornare sulla Terra, ma dovrà superare alcune prove. La prima ad incontrarlo sarà Flor, attraverso una visione. Infatti l'incontro con Fede della prima serie non sarà l'ultimo. Dopo il ritorno, poiché le leggi della natura s...