127: Amori travolgenti

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Massimo rimase lì, imbambolato.
Sembrava impossibile... no, per l'amor del cielo, non poteva essere vero... era assurdo! Il suo maggiordomo? Gay? Innamorato di lui... forse da anni? E non gliel'aveva mai detto?
"No! No, non può essere, no!"
"Sì che può essere!" esclamò Evaristo. "Tutte le donne dovrebbero cascarti ai piedi e un uomo non potrebbe provare dei sentimenti per te? Eppure tu non sei buono... tu sei un farfallone, un maschilista, e sei sordo ai richiami e cieco ai segnali... ma chi me l'ha fatto fare? Perché non si può scegliere di chi innamorarsi e di chi no? Perché mi sono dovuto innamorare di un idiota, insensibile, come te?"
E detto questo, Evaristo corse via, senza voltarsi indietro, lasciando lì un Massimo inebetito.
"Va' da lui!" gli disse Fede.
"Ma... ma io... non so che dirgli... io..."
"Va' da lui. Io non so cosa provi, ma almeno dimostragli un po' di gratitudine per come si è comportato con te... per quanto ti ha voluto bene." disse Flor, con un tono leggermente astioso, ma più dolce di quello usato in precedenza. "Tu hai dei sentimenti... dimostralo, Conte Minimo."
Massimo si guardò intorno e si diresse verso la porta, a passi lenti e a capo chino. Scese lentamente le scale, continuando a guardare le assi squadrate del pavimento... poi riconobbe una figura. Era il piccolo Thomas.
"Ehi... dove vai, Massimo?" chiese dolcemente.
"Vado a scusarmi con un amico." rispose il Conte.
"Sono certo che ti perdonerà." disse con tenerezza il piccolo. "Anche tu sei buono... molto più buono di quello che sembri, a dir la verità."
"Credo che non siano in molti a pensarla così."
"Non è vero!" disse Thomas, afferrandogli le mani.
"E come lo sai, piccoletto?" chiese il Conte.
"Mio fratello non avrebbe mai salvato qualcuno che, anche solo in fondo in fondo, non lo meritava." disse Thomas. "E c'è un motivo che l'ha fatto tornare... lui doveva vivere... per sé, per noi e per te... per aiutarti a cambiare... e a capire."
Il Conte sorrise. Thomas, che era uno dei più diffidenti, ora era quello che più di tutti gli voleva bene, e questo lo sorprendeva. Forse, in fin dei conti, lui ce l'aveva davvero un legame con Fritzenwalden... altrimenti non si sarebbe trovato in quella casa, con quel ragazzino, a parlare... come due fratelli, forse.
"Che ne dici di un bell'abbraccio?"
"Dico che mi fa piacere." rispose Thomas.
Quell'abbraccio fu un vero toccasana per lui, che, mentre si dirigeva in giardino, cercava di non pensare alla faccia stravolta del suo maggiordomo. Qualcosa in lui si era mosso... non sapeva bene cosa fosse, ma gli faceva male.
Evaristo, seduto sotto l'albero di Flor, aveva la fronte premuta contro il tronco. Avrebbe voluto piangere, ma sembrava che non riuscisse a fare neanche quello... doveva aver finito tutte le lacrime, probabilmente...
"Ehi!" Il Conte gli si avvicinò, toccandogli delicatamente le spalle. Il maggiordomo alzò il volto pallido dal tronco. Avrebbe voluto scuotersi, scrollarsi le sue mani di dosso, ma rimase lì... immobile.
"Perché non te ne vai con qualche bella sciacquetta invece di venire qua?" disse, scostante.
"Perché voglio chiederti scusa" rispose pacato il Conte. "Ti va di parlarne?"
"Non c'è niente di cui parlare... niente! Io ti amo e tu no! Non è così difficile!" disse secco il maggiordomo.
"Da quanto tempo?"
"Che t'importa?"
"Da quanto tempo?"
"Da quando ti conosco, va bene? E ora vattene! Licenziami pure, che vuoi che me ne importi?" scattò il povero Evaristo.
"Te ne importa. Me l'hai appena detto..."
"E cambierebbe qualcosa, se ti dicessi che /e ne importa(" chiese, sempre più furioso, Evaristo. "Sì, me ne importa!"
Massimo rimase esterrefatto.
"Sei... sei molto coraggioso." gli disse infine, guardandolo negli occhi. "La verità... è che mi dispiace di non poterti dare quello che meriti. Flor ha ragione: non so niente dell'amore. Tu, invece... tu lo sai eccome, che cos'è l'amore!"
Gli prese delicatamente le mani. Erano piccole, fredde, rispetto alle sue. A quel contatto, Massimo sentiva qualcosa di strano crescergli all'altezza dello stomaco... qualcosa che non ricordava di aver mai provato per nessuna donna... nemmeno per l'unica donna che l'avesse mai schiaffeggiato: Florencia! Per le donne provava desiderio, forse di possesso, di divertimento... quel piccoletto invece gli faceva nascere dentro un senso di tenerezza... e forse anche di desiderio, ma un desiderio diverso... di divertirsi, certo, ma senza sotterfugi. Di abbracciarlo, correre con lui in piena notte, sotto le stelle.
Evaristo sentiva le mani bruciare, a quel contatto. Le sue esili braccia tremavano e le sue guance erano divenute rosse.
Sentiva il respiro caldo e irregolare del suo signore accarezzargli il viso e aveva la sensazione che le gambe fossero sul punto di cedere di nuovo.
Chiuse gli occhi ed ebbe la sensazione che i loro volti si stessero avvicinando... sempre di più...
Le labbra dell'incredulo valletto si scontrarono con quelle di un inaspettatamente imbranato Conte Massimo.
Lui, che avrebbe dovuto essere un maestro, ora non sapeva come muoversi. Le sue labbra erano socchiuse, come pure quelle del maggiordomo, le loro mani erano intrecciate, saldamente, e si erano alzate, ancorandosi ai loro volti. Si respiravano l'un l'altro, sentivano il calore reciproco e i loro cuori sembravano aver finito per trovare un ritmo in comune. E mentre loro rimanevano lì, legati dalle loro mani unite e dal sentimento, l'albero magico si ricoprì di fiori.
Nel frattempo, Flor e Fede si stavano occupando dei loro bambini.
"Oh, Margarita... piccola, che hai? Chi ti sta facendo piangere così, eh, amore della mamma?" chiese amorevole Flor, prendendola in braccio, mentre Fede si occupava di cambiare Aurora ed Eduardo. Con Aurora c'erano dei problemi: sembrava irrequieta.
"Che c'è, piccolina?" le chiedeva dolcemente Fede, mentre le passava una crema sulla pelle per lenire il dolore di un'irritazione. "Amore, hai visto un fantasma?" Inaspettatamente, alla parola: "Fantasma", Aurora si mise a ridere. Intanto Eduardo, che si sentiva rinato dopo il lavaggio, si mise a fare dei versetti e a muovere le braccia per formare delle onde.
"Guarda, amore! Sta facendo il movimento delle onde del Mare" disse Flor, estasiata. "Come i miei due papà... anche lui ama il Mare... oh, il nostro principino..."
"Sono tutti così belli, tesoro" disse Fede, mentre faceva delle smorfie a Margarita, che ancora piangeva, per farla ridere. "È vero che siete bellissimi?"
"Ma come fai?" chiese Flor, ridendo. "O forse... sono io che non so come calmare i miei bambini!"
"Ma no, tesoro, non è così... è che sei nervosa per quello che è successo poco fa, e la bambina lo sente... tu sei una madre meravigliosa..."
"Si direbbe che ci siamo veramente scambiati le parti, signor Freezer." disse Flor, passandosi una mano sul viso. "Ora sei tu quello che recupera subito la calma e io quella che si arrabbia... ma non con te. Non mi piace fare scenate, ma quel tipo mi fa una tale rabbia che..."
"Non ci pensare, tesoro. Vedrai che un giorno capirà il valore dell'amore, come l'ho capito io" disse amorevole Fede, accarezzandole i capelli.
"Tu sapevi già cos'era l'amore, perché hai da sempre dei valori... solo che te ne hanno fornito un'immagine un po' distorta..."
"È confortante, sai? Per il Conte Mi... oh, santo cielo, hai cambiato il mio modo di parlare!"
"Ed è un male?"
"Scherzi? È meraviglioso, piccola! Comunque, anche lui conoscerà l'amore, e ne sarà molto felice!"
"Oh, amore..." disse sorridendo Flor. "Sei così buono." E scattò la scintilla anche tra di loro... ma, per fortuna, loro ormai sapevano perfettamente quanto il loro amore fosse profondo, forte, dolce, avvolgente... aveva superato di tutto: intrighi, sotterfugi, sensi di colpa, bambini mai esistiti o mai perduti, malattie, incendi, e addirittura un incidente automobilistico.
Il loro amore era andato oltre... oltre le parole, i timori, le distanze, le convenzioni sociali... anche oltre la vita! E ogni volta che si dicevano: "Ti amo", ogni volta che fingevano di litigare per non far insospettire la strega, ogni volta che piangevano o ridevano insieme, ogni volta che si guardavano da lontano o si sfioravano per caso, quella scintilla divampava, avvolgendoli e scaldando i loro cuori. L'amore aveva guarito Flor dalla solitudine, dal senso d'inadeguatezza, e Fede dalla parete di ghiaccio che si era costruito per non crollare, avendo tutto sulle sue spalle... forse solo da quella prospettiva erano diversi, ma una cosa era certa: loro erano diversi e simili e concentravano nelle loro anime ben due proverbi. Erano la dimostrazione di quanto il vero amore potesse essere forte.

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora