(76: Stavolta vi proteggerò io!)

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Bella, nel frattempo, era salita al piano di sopra e per prima cosa era passata a salutare Amalia.
"Oh, signorina, signorina Bella... è diventata bella davvero, senza tutta quell'ansia della sorella che fa anche la mamma e il papà... voglio dire..." aveva preso a sproloquiare lei. Bella, che non si faceva certo tutti quei ridicol'i problemi delle classi sociali, l'aveva semplicemente abbracciata. Le era grata per quanto aveva protetto la sua piccola insieme a lei, nei limiti delle sue possibilità.
"Tutto a posto, Bella?" chiese premurosa Flor.
"Sì, tranquilla... è... è successa una cosa, ma ho parlato con Fede... e... ed ora so che tutti voi ci proteggerete... voi siete la nostra famiglia, la nostra vera famiglia!"
"L'hai detto a Nicolas?" chiese Flor.
"No, ancora no" rispose Bella.
"Ti conviene dirglielo... lui è un buono, ma quando gli si nascondono le cose, anche a fin di bene, inizia a farsi mille complessi, povero tesoro!"
"Questo me l'ha detto anche un'altra persona" le fece notare Bella.
"Qualcuno che lo conosce bene, credo, è così?"
"Meglio di lui non credo lo conosca qualcuno... è suo fratello!"
"Beh, allora corri!" esclamò Flor, ridendo, e Bella si diresse verso la stanza dei gemelli.
Batté con delicatezza alla loro porta e venne ad aprirle proprio Nico.
"Bella, tesoro, che ci fai qui? Non stai bene?"
"Nico... potrei... parlarti un attimo?"
Nicolas cambiò letteralmente colore.
"M-mi vuoi lasciare? Dimmi dove ho sbagliato e io..."
"No, tesoro mio, no, che dici? Tu sei il ragazzo migliore che mi potesse capitare d'incontrare... volevo che tu sapessi una cosa che mi è successa, per... ecco, per correttezza... non te lo volevo dire per correttezza, però..."
"Di che si tratta?" chiese Nicolas.
"Mio padre... mi ha chiamata."
Nico le si avvicinò e stavolta evitò di mostrarsi teso.
Afferrò le mani della ragazza e le strinse forte nelle sue.
"Cos'ha detto?"
"Rivuole Emma" rispose Bella.
Franco, che in realtà non stava affatto dormendo, scattò dal letto.
"Cosa?" saltò su, portando una mano sul petto e stringendo l'altra in un pugno.
"Franco... oh santo cielo!" sussultò Bella.
Lo guardò supplichevole e gli disse: "Ti prego, non glielo dire, Franco..."
"Va bene..." rispose lui. Avrebbe rispettato la scelta di Bella, ma non voleva lasciare da sola la sua ragazza, quindi si diresse rapidamente nella sua camera e la trovò raggomitolata sul letto, con le mani sugli occhi.
"Piccola, sono io!" disse avvicinandosi a lei e posandole le mani sulle spalle.
"Franco... credo che questo periodo di buio sarà più lungo degli altri" confidò tranquillamente Emma. Dentro di lei si era spezzato qualcosa, ma aveva deciso di ricucire quel qualcosa, in un modo o nell'altro.
"Aspetta: fammi vedere i tuoi occhi" la esortò lui, facendole spostare le mani.
Ormai aveva imparato almeno ad alleviare il suo dolore.
"Santo cielo, quanto sono gonfi!" disse prendendola per mano e portandola verso il bagno. La ragazza si rilassò sotto il tocco leggero del suo principe più piccolo. Lui prese un po' di carta igienica, la bagnò in acqua tiepida e prese a tamponarle gli occhi. La patina bianca che copriva la visuale ad Emma, per fortuna, sembrò squarciarsi. Si era allargata, portandola a vedere sempre di meno, ma era sollevata all'idea di poter ancora godere della visuale di quegli occhi spettacolari.
"Sono contenta che tu sia venuto, sai?"
"Eri spaventata?" chiese Franco.
"Sì, un po'. Non so neanche per quale motivo, ma comunque vederti mi ha fatto veramente bene."
Si voltò verso di lui e tese le mani, esitante.
"Fallo, se vuoi iniziare ad abituarti."
Lei, sempre con esitazione, tese ancora un po' le mani, fino a toccargli le guance.
"Che carina la barbetta!" disse contenta mentre percorreva con le dita il viso del ragazzo che le aveva cambiato la vita in meglio.
"Beh, tu sei bella tutta, non solo qui" le disse Franco toccandole le guance.
Erano a poca distanza l'uno dall'altra quando il rumore di un oggetto caduto li fece sussultare.
"Oh mio Dio!" esclamò Franco.
"Veniva dalla stanza di tua sorella!" aggiunse Emma, voltandosi di scatto. I due corsero dentro e, come credevano, si trovarono di fronte una pallidissima Maya e accanto a lei il cellulare che era caduto per terra.
"Ehi, sorellina... che ti è successo?"
La piccola Fritzenwalden si riscosse e vide Emma e Franco, ma vedeva sfocato e aveva i nervi a fior di pelle.
"Oh, no... non è nulla, Franco... no."
Emma raccolse il telefono, tastando il pavimento, e glielo mise tra le mani.
"Ti... ti è caduto questo, Maya."
"Grazie tesoro" disse gentilmente la piccola Fritzenwalden, accarezzandole il volto.
"Sei sicura di sentirti bene?"
"Sì... sì, sto bene, non preoccuparti."
Li attirò in un caloroso abbraccio e aggiunse: "Vi voglio tanto bene. Siate felici insieme, ragazzi!"
Franco rimase a guardarla per qualche istante, non capendo, ma non chiese nulla in merito.
"Ehm.. a domani, reginetta della casa."
Franco schioccò un bacio sulla guancia della sorella, sperando che l'ansia si placasse.
Quando rimase sola, la ragazza si lasciò cadere per terra e si strinse le ginocchia con le braccia, mentre lacrime bollenti le percorrevano le guance candide.
"Tu e Flor mi avete sempre protetta... ora cercherò di proteggervi io!"
Prese un profondo respiro, si alzò e si procurò un foglio di carta ed una penna su cui scrisse poche parole, ma chiare.
Le parole che la strega le aveva detto, tramite quella maledetta telefonata, le si ripetevano nel cervello come un nastro riprodotto in loop.
"O il tuo fratellino e il piccolo cardo si lasciano, amore mio, o io verrò a prenderti e ti farò vivere l'inferno in Terra... lui non sopporterà di sicuro che la sua cara sorellina soffra, vero?"
Scese di sotto, mise il biglietto in un centrotavola e stava per fare dietrofront quando vide proprio lui: suo fratello, pallido e stremato.
"Ehi, Fede..."
Doveva salutarlo, in qualche modo. E doveva salutare Flor, Nico, i bambini, e anche... Matias...
"Piccola, stai bene?" le chiese Fede. "Hai gli occhi rossi."
"Oh, no... non è niente... sono un po' nervosa, ma non so perché, e ho pianto."
Lui, non sapendo nemmeno perché, le andò incontro e la strinse a sé. "Andrà tutto bene, diavoletto!" le promise.
"Mi dispiace." gli disse sottovoce lei.
"Per cosa ti dispiace?"
"Perché ti ho fatto disperare, Fede."
"Ci risiamo! In che lingua te lo devo dire che io e te per anni abbiamo sempre giocato a braccio di ferro, piccola?"
Lui adesso era di nuovo se stesso: quello che, il giorno in cui la mamma se n'era andata, prima di destarla dal suo bel sogno le aveva permesso di viverlo.
Era quello che aveva scritto una sorta di ninna-nanna per Thomas e la notte dopo la scomparsa di Maria, lei gli aveva chiesto di cantargliela, perché si sentiva triste, e lui l'aveva fatto, prendendola in braccio... lei all'epoca aveva sette anni ed era un esile scricciolo a cui era appena caduto il mondo addosso.
Aveva distrutto definitivamente la sua maschera di ghiaccio.
"Ti voglio bene, fratellino!"
"Anch'io. Non immagini quanto, tesoro" le disse lui.
Le sollevò il mento con delicatezza e i suoi occhi buoni incrociarono quelli di lei. La ragazza si sforzò di non distogliere lo sguardo: si vergognava di far finta di niente, di deluderlo di nuovo... perché tante volte si era sentita sbagliata.
"Ti posso chiedere un favore?" chiese.
"Ma certo, piccola" rispose lui.
"Ti ricordi quella canzone che avevi composto quando è nato il nano?"
"Il... ah, intendi Thomas, giusto?"
"Sì.."
"Non me la ricordo proprio bene. Sono anni che non la rileggo, ma più o meno."
"Io me la ricordo... la facciamo insieme?"
"Va bene... ma andiamo fuori, che è tardi... però quando sarai più sicura mi devi spiegare perché hai quel faccino."
"Parola di girlscout!" esclamò lei, vivendo nell'illusione che gliel'avrebbe detto veramente.
Si diressero in giardino e lui, che dal momento dell'incidente aveva imparato qualche trucchetto, creò una barriera attorno a loro, perché nessuno li sentisse.
"Cosa ci fa lì il tuo fioretto?" chiese Maya guardando il Cristallo.
"Vieni, ti svelo un segreto" le rispose lui, avvicinandosi al suo orecchio, "ho scoperto che è un anti-strega veramente foormidabile."
Lei rise: strinse forte la mano di suo fratello e iniziò ad intonare sottovoce quella composizione di quando lui era ragazzo.
"C'è una storia che mi ha portato un giorno il vento,
che mi fa ridere e m'insegna a vivere..."
Andarono avanti per un po': per lui fu un turbine di ricordi, mentre lei ricordava solo lui, che quando lei era bambina, la cullava tra le braccia.
"Sii tanto felice... con... con Flor."
"Ehi, che ti prende? Sei diventata una sentimentale all'improvviso?"
"Chi, io? Ma scherzi?" cercò di fare la dura lei, ma servì a ben poco.
"Sei più tranquilla, adesso?" le chiese lui, sperando che quella composizione semplice, che aveva fatto tanto bene ai suoi fratelli quando erano bambini, fosse servita anche se tutti loro erano cresciuti.
"Sì, va meglio" rispose lei. "Sono contenta che tu abbia ritrovato il vero te stesso."
"Anch'io... ti assicuro che fare l'orco ventiquattr'ore al giorno non è affatto divertente!" le disse lui. Aveva scoperto che gli piaceva giocare con la sua vecchia maschera.
"Anche fare la ribelle non è il massimo della felicità" convenne lei, e in quel momento sentiva che l'idea di lasciare casa sua le pesava più che mai.
Rientrò in casa e andò a salutare anche tutti gli altri.
La maggior parte di loro dormiva, ma riuscì a salutare decentemente Bella, Nico e Flor.
Poi venne la parte difficile.
Esitante si avvicinò alla stanza dell'uomo che le aveva cambiato la vita: l'uomo che conosceva da sempre, ma che aveva scoperto di amare dopo molti anni.
"Ehi... che ti prende?" le chiese Matias, vedendola lì, ferma, sulla soglia della sua camera.
"Ti amo." gli disse lei, per poi scoppiare in lacrime tra le sue braccia.
"Cos'è successo? Ne vuoi parlare?" le chiese l'avvocato, che sentiva una strana tensione attraversargli il corpo.
Lei negò con la testa premuta contro il suo corpo scolpito. Lui prese ad accarezzarle la schiena, poi lei alzò lentamente la testa e premette le sue labbra calde su quelle di lui. Forse le sarebbe mancato più di tutti.
"Ti amo" ripeté tra le lacrime.
"Anch'io ti amo... ma mi vuoi dire che ti prende, Maya?"
"N-no... di' a Fede che mi dispiace... ti prego... e di' ai ragazzi che li amo con tutta me stessa..."
Lui non capiva: la ragazza che aveva conquistato il suo cuore era strana, sembrava una condannata in attesa del boia, e questo non gli piaceva... ma almeno il suo abbraccio sembrò calmarla.
Lei si sentiva protetta, lì, tra le braccia del suo angioletto custode, come aveva preso a chiamarlo quando Fede lo aveva pregato di occuparsi di lei, ma sapeva che non sarebbe stato possibile.
(Nota Autrice: la canzone a cui mi riferisco è uno stralcio della canzone "Hay un cuento". Ebbene sì, per come lo immagino io anche Fede amava la musica e aveva composto qualcosa per i suoi "pestiferi" fratellini. A proposito: le sto traducendo in italiano perché sto immaginando come sarebbero Flor e Fede se cantassero in italiano.
Per Flor e Fede ho immaginato Elisa ed Ermal Meta o Francesca Michielin e Stash dei "The Kolors", e ho immaginato anche qualcuno per Franco e Maya, ovvero Ultimo e Giulia Molino, lei è stata una concorrente di amici ed ha una voce particolare. Che ne dite?)

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora