(64: La sindrome dei fratelli-pilastro)

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Come Fede si stava occupando di Franco, anche altre sorelle avevano qualcosa in sospeso... quando finalmente il dottore le diede il permesso di entrare, infatti, Bella si avvicinò alla sorella in punta di piedi. Come la famiglia Fritzenwalden, anche la sua era composta solo da lei e da sua sorella, con la differenza che per un po' i signori Fritzenwalden c'erano stati... i suoi, forse, se non ci fossero stati sarebbe stato molto meglio sia per lei che per la sorella.
Era orribile da dire, ma vero!
"Ehi! Piccola, posso entrare?"
"No! Non mi guardare, io non ti posso ricambiare e forse questa roba mi brucia tutta la faccia!"
"Ehi! Piccola, sono tua sorella, non un'estranea" le disse piano Bella. La piccola, dal letto, continuava a protestare, ma la ragazza le si avvicinò e le afferrò le mani.
"Tesoro... dai, adesso calmati" disse piano alla sorellina. "Sei il mio piccolo koala, e con o senza occhi lo sarai sempre... eh?"
"Ma io mi vergogno! Papà ha ragione: sono una fattucchiera e me lo merito..."
Bella si raggelò. C'era una sola cosa che la faceva arrabbiare: che quella bestia di suo padre esercitasse tanto potere sulla sua piccola.
"No! No, tesoro, non mi fare questo... ti prego!" le disse, perché se fosse stato suo "padre" gli avrebbe urlato contro o, fregandosene della sua reazione, gli avrebbe mollato uno schiaffo, ma non poteva urlare contro la sua piccola. L'aveva cresciuta lei ed era venuta su dolcissima... incantevole.
Intanto a casa, non potendo andare in ospedale perché l'aveva promesso al suo Freezer, Flor cercò di parlare con Sofia.
"Eddai, tesoro, dimmi qualcosa" le disse teneramente, posandole un braccio sulle spalle.
"Che cosa vuoi che ti dica, Flor? La colpa è mia... lei voleva salvare me..."
"Ehi! Il fatto che lei ti abbia spinta per coprirti non fa di te la colpevole! Ti prego, guardami! Non l'hai fatto cadere tu, quel maledetto lampadario..."
"Lei... lei è diversa, adesso, e quando la stavo recuperando è successo questo! Non è giusto!"
"No, non lo è."
Flor cinse la vita della sorella con un braccio e le fece posare la testa sul suo petto. Sofia cercò di respirare lentamente, ma così, di punto in bianco, calde lacrime le scesero lungo le guance.
"No, tesoro, ti prego... ascoltami: anch'io ho perso troppo tempo... tutti siamo stati lenti... io, tu, Reina, tutti!"
In quel momento Flor cominciò a capire come si sentiva Fede: aveva due sorelle, una in ospedale, l'altra sconvolta... quella che sembrava reggere un po' di più in quel momento era lei.
Nonostante gli ormoni impazziti della gravidanza, nonostante avesse il cuore a pezzi e l'ansia alle stelle perché non sapeva più da che parte girarsi, lei era l'unica che era rimasta in piedi e mai come allora avrebbe voluto chiedere consiglio al suo principe... lui c'era stato per anni, in quella situazione, e di fratelli ne aveva ben cinque.
"Piccola, perché non andiamo a trovarla in ospedale, eh? Sono sicura che a lei farebbe piacere vederti."
"Lei non mi può vedere!" singhiozzò Sofia.
"Ma sì, tesoro, sì che può vederti!" le rispose Flor. "Su, sciacquati un po' il viso. Ci sono io con te!"
Sofia si alzò a fatica dal letto e andò a sciacquarsi il viso con acqua fredda.
Poco dopo le due ragazze si diressero in ospedale e Sofia si avvicinò  ad una stanza.
"Ra-ragazze..."
Franco alzò gli occhi e vide Flor e Sofia: la prima sorreggeva la seconda, che sembrava terribilmente disorientata.
"Me la faranno vedere?" chiese Sofia.
"Ma certo... sono passati tre giorni dalla trasfusione... hanno tenuto qui anche me, per sicurezza!" rispose Fede.
Prese per mano la ragazza, ma i suoi occhi erano fissi in quelli di Flor.
Lui aveva capito... aveva capito che un cruccio non le dava pace: un peso più grande del dovuto le si era abbattuto addosso.
Dopo aver accompagnato Sofia da Reina tornò indietro.
"Che ne dici di uscire di qui?"
Non disse altro e Flor, dal canto suo, si limitò ad annuire, troppo stanca per rispondere a voce.
"Non ti dispiace, Franco?"
"No, no... vai pure tranquillo" rispose il ragazzo accennando un sorriso. "Prenditi cura di lei... vedrai che ci guadagneremo tutti!"
Fede prese per mano Flor e la condusse all'esterno. Quando furono fuori dalla portata di tutti, Flor cedette alle lacrime. Lui non perse tempo: prese ad asciugarle il viso, ma più lo faceva, più lacrime vi scorrevano.
"Ehi, ehi... tesoro, che hai(" chiese lui con dolcezza, stringendole forte le mani.
"Come hai fatto a tirare avanti così... per otto anni?"
"Che intendi, piccola?" le chiese lui. "Dai, non fare così... va tutto bene... va tutto bene."
"Ho una sorella in ospedale, l'altra è in crisi, non so da chi andare, non so a chi rivolgermi per prima, non riesco ad essere utile a me stessa, figurati a loro! Dimmi come hai fatto a tirare avanti così per tanto tempo, ti prego... perché io non sono in questa storia da molto e non riesco quasi a respirare..."
Lui cominciò a capire. La sindrome del "fratello-pilastro", così aveva iniziato a chiamarla lui, si era fatta viva con lei, questa volta.
"È normale... eh? È normale sentirsi spaesati, piccola!" le disse lui. "Io a momenti mi facevo rinchiudere pel esaurimento nervoso, all'inizio. Poi si manifesta... sai, l'istinto di sopravvivenza... a volte si sbaglia per seguirlo... io sono diventato un Freezer, lo sai. Però il fatto che tu, in una situazione come questa, te ne preoccupi, è già molto importante."
"Tu hai salvato una delle mie sorelle e hai tirato su una famiglia stupenda! Io ho paura di non farcela, e le... le mie sorelle sono solo due... solo due!"
Lui le prese delicatamente il braccio e le rivolse un sorriso.
"Shhh, tranquilla... questo non significa niente, Flor... la sindrome del fratello-pilastro non perdona, sai?"
"Fratello-pilastro?" ripeté lei stupita dal fatto che stavolta fosse lui a scherzarci sopra.
"Me l'hai insegnato tu, piccola, e all'epoca non pensavi nemmeno di averne una, di sorella! Ti svelo un segreto... ti ricordi quando ci siamo conosciuti?"
"Io... sì... ma che c'entra?"
"Per coprire le spalle ai ragazzi... io cercavo di fare il duro, lo sai... e non riuscivo a capire i miei fratelli... sai, ero troppo impegnato ad assicurarmi che avessero un futuro per preoccuparmi di cosa questo comportasse... e chi mi parlava di meno era il mio diavoletto ribel... cioè, mia sorella. E dire che quando era più piccola mi diceva tutto!"
"La chiamavi così, Fede?"
"Sì che la chiamavo così, e ora ho ripreso! A lei piace!"
"Scusami, ti sto facendo perdere... dimmi il resto, ti prego!"
Lui sorrise: "Dai, non ci badare. Comunque, non so nemmeno io che fare per proteggerli, e questo mi dispiace... ma non mi metto più a girare per casa gridando come un pazzo e per consolarci facciamo a turno. Abbiamo imparato che se uno di noi cade, gli altri devono aiutarlo a tirarsi su, e così la bilancia non pende pericolosamente da un lato. Ora riesco a parlare ai ragazzi tranquillamente... e loro non hanno paura di dirmi se hanno un problema... credimi, ora sto meglio, e tutto grazie a te. Pensa che mi sono ammalato solo per colpa di quella strega della mia madrina!"
"Davvero te l'ho insegnato io?"
"Credi che sarei qui, a quest'ora, se non fosse per te?"
"Wow... però io sono sola... le mie due sorelle sono al tappeto e tra poco finirò a terra anch'io!"
"Sei l'unica sorella, ma non l'unica e basta" ribatté lui. "Io sono il futuro marito rompiscatole, il cognato-donatore o quello che vuoi tu... se non ti tieni tutto dentro, e te lo dice uno che ha passato una vita a fare così, ti risulterà più facile guarire."
"Guarire dalla sindrome del... com'era? "Fratello-pilastro..."?" chiese Flor.
"Sì!" rispose lui, e le alzò il mento con un dito. "E preferisco vedere quel bel sorriso che hai a queste lacrime..."
"Mi dici perché lo fai? Quasi non ti riconosco!"
"Perché tu sei il mio miracolo. Sai... te l'ho detto: in Paradiso per sentire qualcosa ti devi impegnare, parole a parte... però... a me bastava chiudere gli occhi e potevo tenerti stretta, come ora... ma quando tornavo alla realtà era come ricevere dell'acqua gelata dritta in testa, e ti assicuro che dopo il processo di scongelamento l'acqua fredda è un pochino fastidiosa da sopportare!"
Le riprese la mano e quel continuo bum-bum che a lei era mancato, il battito veloce del cuore dell'uomo che aveva di fronte, riuscì a calmarla.
"Sto scoprendo un sacco di cose di te."
"Davvero? Meno male, perché io non mi riconosco più... ma non mi dispiace!"
"Sei un bravo confidente, lo sai? Io lo so che non sarà facile, che forse anche quando Reina si sveglierà ci sarà dell'altro, lo so, ma quando mi hai detto quelle cose... sembrava tutto così semplice..."
"Semplice non lo sarà affatto, però ci si convive... e quando s'impara non fa più male come all'inizio." E premette le labbra sulla fronte della giovane, facendola ridere. "Che ne dici? Torniamo dalla nostra famiglia?"
Lei gli sorrise e quando entrarono provarono entrambi sollievo: sia Franco che Sofia si erano calmati. Quest'ultima corse incontro a Flor e la strinse in un forte abbraccio.
"Mi dispiace, Flor... non volevo che ti sentissi sola... ma sola non lo sarai mai..." disse indicando i due fratelli.

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora