134: Che l'inferno abbia inizio!

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Il pianto della piccola Aurora, che sembrava decisamente isterico, riscosse Flor e Fede. Agostina era sfinita: era rimasta lì in ginocchio tutta la notte, a tenere le mani della sua sorellina per calmarla... i genitori le dissero di non preoccuparsi, di andare a dormire un po' su uno dei letti, che ci avrebbero pensato loro, ma quando la ragazzina si girò per andarsene, il suo sguardo per un attimo si fermò sulla carrozzina di Margarita e il suo esile corpicino ricadde all'indietro. Avrebbe voluto parlare, ma non ricordava più come si muovessero le labbra, la lingua, le corde vocali, per produrre suoni articolati, quindi si portò le mani agli occhi e rimase lì, raggelata... respirava a fatica e tutto il suo corpo era scosso da brividi. Non riuscendo a parlare, ad esprimersi con dei suoni, tutto il suo corpo aveva espresso quello che lei provava attraverso un malore.
"Ago! Piccola, che ti prende?"
Fede la prese in braccio e gli bastò avere il suo viso a pochi centimetri per sentire che scottava. La piccola, appena spostata la mano sinistra dal viso, prese ad indicare disperatamente la carrozzina vuota, per far capire ai suoi genitori di quello che stava accadendo. I tre gemellini rimasti nelle carrozzine gridavano all'unisono e Flor cercava di calmarli... ma Santiago, svegliatosi di soprassalto, seguendo il dito della sorella si diresse verso la carrozzina. "Margarita!" esclamò. "Papà! Mamma! Margarita non c'è più!"
Flor, che teneva tra le braccia Derick, cominciò a tremare. Dovette adagiarlo nuovamente nella carrozzina per non farlo cadere per terra e corse dal lato opposto., guardò nella carrozzina e con le mani tremanti afferrò un foglietto stropicciato.
"Ragazzi, vi prego, perdonatemi. Margarita è con me, sta bene... ma ho dovuto farlo... mia madre stava per fare del male a Sofia, e sarebbe venuta a prendere tutti i ragazzi, se non l'avessi fatto. La piccola è protetta... le ho creato uno scudo. Presto mi metterò in contatto con voi, vi farò parlare con lei. Reina."
"Non può essere! Non può essere!" singhiozzò disperata Flor.
Fede lesse il biglietto da sopra la sua spalla e trattenne il respiro per qualche istante.
"L'ha portata via... l'ha portata via, non posso crederci" sussurrò.
Agostina, con le poche forze che aveva, si lasciò scivolare via dalle sue braccia e spinse Flor verso di lui, perché potessero abbracciarsi. Poi si lasciò cadere per terra, con Santiago che correva qua e là per calmare i gemelli e frizionarle la fronte con un fazzoletto.
"L-la... la troveremo, amore mio" disse con dolcezza Fede. "E... e sono... sicuro che Reina non le farà del male... ha... ha scritto un biglietto, no?"
Ed era vero: Reina non aveva intenzione di fare del male alla bambina. La cullava dolcemente tra le braccia, mentre sua madre sbraitava, perché appena era entrata la bambina si era messa a gridare.
"Non succede niente, piccola. Shhh, buona... non piangere" le diceva con dolcezza la giovane, sentendosi mancare l'aria al pensiero di averla portata via ai genitori.
"Perché questa mocciosa non smette di piangere?" gridò la strega.
"Zitta, che la spaventi e poi non la smette più!" disse Reina, fingendosi arrabbiata. Ma aveva decisamente ragione: più la strega parlava, più Margarita si agitava. La giovane continuava a camminare avanti e indietro, tenendola tra le braccia. "Sai cosa fa zia Reina, ora? Ti prepara un po' di latte... eh?"
"Bene! Quando hai finito di fare la mammina premurosa, di' a quei due stupidi che voglio dieci milioni sul mio conto... ti lascio il biglietto sul tavolo! Devo andarmene, ora... mi ha fatto venire un gran mal di testa, questa stupida."
Reina strinse i denti: odiava che si parlasse in quel modo di sua nipote. Non era niente di quello che aveva detto sua madre. Al contrario: era un vero angelo. Ma sua madre era un mostro... come poteva saperlo? Come poteva sapere quanto le fosse costato prendere con sé quella creatura e quanto, in qualche modo, le due fossero unite da un legame speciale?
"Ah, e dov'è che vai?" chiese, cercando di coprire il rumore assordante dei suoi pensieri.
"Vado in carcere... dal mio Francisco."
"Un'altra carogna" pensò Reina, ma si astenne dal dirlo.
"Frequenti ancora quel pezzente?" disse apertamente, fingendo di scandalizzarsi per il fatto che quel tale fosse decisamente povero.
"È povero... ma così virile..."
"Per favore! Tu sei interessata ai soldi, come fa a piacerti quello?" domandò Reina.
"Questo non ti deve riguardare! Tu, piuttosto, occupati di quegli stupidi!"
"Oh, e va bene" sospirò Reina, fingendo noia. La strega uscì sbattendo la porta e Reina tirò un sospiro di sollievo. Attese ancora qualche minuto, per accertarsi che sua madre fosse andata via davvero, poi andò al fornello a scaldare un vecchio biberon che si era preoccupata di pulire, sperando che un po' di latte servisse a calmar la piccina, che aveva ripreso a piangere.
"Oh, eccoti qua..." disse, riprendendo tra le braccia quel corpicino morbido e caldo.
Avvicinò il biberon alla bocca della bimba, che però rimase lì, con le labbra serrate. Non aveva fame.
"Non ti va, piccolina?" chiese amorevole Reina. La piccola pianse più forte e Reina, per farla respirare, spostò il biberon.
"Amore, che cos'hai?" chiese dolcemente. La piccola piangeva a dirotto, disperata, e alla donna parve di capire qualcosa, in quei versi strazianti. Qualcosa che somigliava alla parola "Mamma."
"Oh... io lo so cos'hai, piccolina mia... l'ho capito" disse con le lacrime agli occhi Reina. "adesso ti faccio ascoltare la voce di mamma e papà, non preoccuparti..."
Con le dita tremanti, afferrò il cellulare e compose il numero di Fede.
Lui era insieme a Flor, in quel momento. La ragazza era ridotta uno straccio, non faceva che piangere, aveva un terribile mal di testa e sembrava che i suoi pensieri, precisamente i suoi timori, facessero a botte nella sua mente. Portandole via Margarita, magari senza volerlo, Reina le aveva strappato un pezzo di cuore... anzi: la strega le aveva strappato un pezzo di cuore tramite Reina... e non solo a lei: anche a Fede. Flor gli era grata, perché nonostante si sentisse a pezzi anche lui, con Margarita chissà dove, Agostina febbricitante, Santiago terrorizzato, gli altri ragazzi da tenere all'oscuro e i gemellini dal pianto implacabile e straziante, lui era lì ad occuparsi di lei, mentre Santiago badava alla sorellina, malata di sensi di colpa, e Greta, Titina e Beba badavano ai piccoli. Era davvero un principe azzurro coi fiocchi, il povero Fede: aveva portato lì un letto, non potendo farla entrare in casa, aveva chiesto ad Antonio di montare la cucina all'esterno e le aveva preparato una camomilla che le aveva fatto inghiottire facendo un po' di forza, perché Flor aveva partorito da pochissimo e una crisi del genere avrebbe potuto debilitarla ulteriormente.
"Amore, ti prego... non lasciarmi anche tu... sto già perdendo tutto!"
"No, Flor, no! Io non ti lascio... non di nuovo, te lo giuro! E non perderemo nostra figlia, vedrai. Ascolta: forse tuo padre può rintracciarla... l'ho avvertito. I ragazzi non sanno nulla, il tuo altro papà... ecco, Eduardo, è con loro... e c'è Amélie... ora stanno giocando. Ma tu devi calmarti, devi cercare di resistere... se Margarita sentisse comunque che stai male... ne soffrirebbe." E le baciò amorevolmente la fronte, tenendole la mano per farle sentire che era lì, presente, accanto a lei. Gli occhi gli bruciavano e la testa gli pulsava, ma lui era abituato a quella sensazione. Era cresciuto così presto che ormai sapeva far finta di niente, quando si sentiva così. I suoi fratellini erano diventati figli per lui, dopo la scomparsa dei suoi genitori, e quei mal di testa, quei pensieri che picchiavano contro la scatola cranica, quel vuoto nel petto, per un motivo o per l'altro, per lui erano all'ordine del giorno.
"Sì, lo farò... te lo prometto. Lei... lei sta bene..." singhiozzò disperata Flor, "ho bisogno di credere che lei stia bene... ne ho bisogno!"
Fede si sentì vibrare la tasca ed ebbe un sussulto. "Reina!" esclamò. Per fortuna il telefono era impostato sul VivaVoce quando Fede cliccò sul pulsante verde. Il pianto di una bimba scosse entrambi: "Margarita!" esclamarono all'unisono.
"Amore, è la nostra Margarita! È lei!" disse Flor, finendo per ridere e piangere contemporaneamente.
"Perdonatemi... vi giuro che io non volevo, non volevo... lei sta bene, avete sentito? È che... è che le mancate! Margarita, amore, saluta mamma e papà" disse Reina, sforzandosi di sorridere per suonare rassicurante alla bimba, che per un istante emise qualche versetto sottile... ma poi riprese a piangere.
"Perché?" sussurrò Flor, con il cuore che le batteva a mille.
"Perché Sofia era in pericolo e mia madre voleva portare via tutti e quattro i gemelli... e forse anche gli altri... ho creato uno scudo attorno a Margarita, mia madre non la può toccare... ve l'avevo detto che volevo proteggervi... ero sincera, stavolta... dico sul serio!"
Fede rimase lì, in silenzio: non sapeva cosa pensare. Non sapeva se ringraziare Reina per aver cercato di proteggere i suoi figli in tutti i modi o odiarla per aver portato via Margarita.
"Flor... ascolta: scrivi il numero di questo conto, va bene? Poi... per favore, passami Fede..."
"Sì... sì, ma poi fammi parlare con Margarita, ti prego!"
"Sì... sì, certo che ti farò parlare con la bambina!" disse dolcemente Reina. Fede mise tra le mani della sua compagna un foglietto e una penna, senza dire una parola.
Reprimendo le lacrime, Reina dettò alla sorella il numero del conto in banca di sua madre. Flor scrisse tutto, poi, co nle mani che tremavano, rese il foglietto a Fede. Quest'ultimo, vedendola tremare, le prese delicatamente anche il telefono.
"Tutto fatto" disse lui, infine. Il suo tono era gelido: non riusciva a perdonarle di aver portato via la bambina. Puntò il telefono verso Flor, e la giovane, con le lacrime agli occhi, intonò una ninna-nanna per la bambina, che fortunatamente si tranquillizzò.
"Cosa vuoi dirmi?" chiese, quando la piccola si fu calmata.
"Fa' in modo che Flor non mi senta... ti prego!" disse in un sussurro Reina, accarezzando la testolina della bimba per trovare il coraggio di dire quello che doveva dire. Fede tolse il VivaVoce e si portò il telefono all'orecchio per poi spostarsi un po' dal letto, rimanendo però in vista per non far agitare Flor. Il calore sprigionato dall'oggetto gli bruciava la pelle e gli provocava un forte mal di testa.
"Ascolta... quando depositerai i soldi... dovrai chiamare la polizia, capito?"
"Tua madre non è così stupida."
"Non troveranno mia madre, quando arriveranno... troveranno me con la piccola in braccio."
Il giovane ebbe un sussulto a quelle parole. Chiuse gli occhi, respirò a fondo e chiese: "Sei impazzita? Perché?"
Flor era abbastanza lontana da non poterli sentire in quel momento.
"Ascolta: è l'unico modo. Lei in carcere non ci rimarrà a lungo, capisci? Certo, lì non può usare i suoi poteri, ma è pur sempre una strega. Troverà un'altra strada per evadere. Il carcere comune a lei non basta. Ma se farete arrestare me, lei crederà che io sia sua complice e... e si concentrerà su questo piuttosto che su di voi... è l'unico modo in cui posso ridarvi vostra figlia... Fede, per favore..."
Fede, in quel momento, comprese quanto Reina fosse cambiata. Fino ad un paio d'anni prima avrebbe potuto fare del male ad un bambino, (e lo sapeva perché aveva visto dei segni sulle braccia di Thomas, quando se n'era andato), mentre ora era disposta persino a farsi arrestare per restituire una bambina itori.
"E va bene" disse. "Ora però chiudi, che tua madre sta tornando. Io farò come mi hai detto, ma tua sorella deve saperlo... hai capito? Sta gi àsoffrendo abbastanza."
"S-sì... le parlerò io... te lo prometto..."
E detto questo, Reina chiuse la comunicazione. Scoppiò in lacrime e, cercando una forza che in se stessa non trovava, prese a ricoprire di baci il viso della bambina che aveva in braccio. "Sei la mia forza, tesoro... sei la mia forza... presto tornerai con mamma e papà, che ti vogliono tanto bene, e quando ti vedranno ti daranno tanti baci... ti stringeranno forte, e... e... sarete felici!"
Anche Fede era crollato. Era troppo anche per lui.
"Amore... che è successo?" chiese Flor, tirandosi su a sedere sul letto e abbracciandolo forte. Il giovane si lasciò stringere. Naturalmente lei era distrutta, ma vedendo crollare lui, in qualche modo aveva voluto lasciarlo sfogare e farsi forte per lui, almeno per un po'. "Che succede? Hai sentito la strega?"
"No..." sussurrò il giovane. "Tua sorella... per... per ridarci la bambina... si rovinerà la vita per sempre."
Flor avrebbe voluto chiedergli perché, e lui avrebbe voluto spiegarglielo, ma nessuno dei due riusciva a parlare. Furono solo in grado di abbracciarsi, sotto il timido Sole di quel giorno, che sembrava volerli confortare. Lui aveva provato a dirlo a Flor, ma non ce l'aveva fatta... non ne aveva avuto la forza.

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora