La pioggia non smetteva, ma Maya sapeva di doversene andare prima che gli altri scendessero per far colazione. Annodò alcune lenzuola e con cautela si calò giù dalla finestra, con uno zainetto che conteneva solo l'essenziale per qualche giorno.
Le lacrime le scorrevano sulle guance, mischiandosi con l'acqua piovana che le bagnava la pelle candida, tanto da impregnarla. Pensava a tutti i suoi fratelli che avevano un posto importante nel suo cuore: a Flor, che aveva portato una ventata d'aria fresca nella sua vita, a Reina, che si era redenta, ai bambini e alle due nuove arrivate, alla sua Greta che l'aveva praticamente cresciuta, agli altri domestici solo sulla carta, perché la sua famiglia accoglieva chiunque avesse buon cuore... e soprattutto pensava a Matias, che la conosceva da sempre, ma era riuscito a conquistare il suo cuore in breve tempo.
Quando si era finalmente fatto giorno, tutti scesero per far colazione, ma non tardarono ad accorgersi del fatto che Maya non c'era.
Flor, Fede, Nico e Franco andarono a vedere come stava.
"Ieri l'hai vista strana anche tu, non è vero?" chiese Flor.
"Era agitata... era come se avesse visto un fantasma..." Il poveretto venne fulminato da un ricordo e con mani tremanti batté qualche colpo alla porta come aveva fatto la prima volta, ma con delicatezza, al contrario di quel giorno. "Tesoro, ti prego, apri!" disse a mezza voce. "Ehi... cosa ti prende?"
Premette l'orecchio contro la porta, ma si ritrasse, dopo meno di cinque secondi, e corse al pianterreno.
"Che gli è preso?" chiese Flor.
"Credo stia cercando la famosa chiave."
"Certo, Franco, perché quell'incosciente si è chiusa dentro di nuovo!" esclamò Nicolas. "Maya, apri!"
"Ma la vuoi smettere? Lui non ha detto niente e adesso ti metti tu a fare queste ridicole scenate?" lo sgridò Flor. "Togliti, ci penso io!" E, come in passato, provò a convincere la ragazza con le buone. "Tesoro mio, sono Flor... su, da brava, vieni fuori. Se ci sono problemi ne parliamo e li risolviamo insieme... dai, ti sei sempre confidata con me!"
"Andiamo, sorellina, apri" supplicò Franco, con tono alto, ma solo per farsi sentire. Tra i gemelli lui era da sempre quello più indulgente.
"Accidenti!" esclamò Flor. Voltandosi vide Fede, pallido come non mai. "Ehi tesoro, hai trovato la chiave?"
"No... non c'è la chiave... vado a vedere se ha lasciato un biglietto... ma spero che non sia quello che penso!" le rispose lui, più nervoso che mai.
"Ehi! Andrà tutto bene, tranquillo" lo rassicurò Flor, appoggiandogli una mano sulla spalla, con delicatezza. "Io e i ragazzi intanto proviamo ad entrare... ti dispiace se abbattiamo la porta?"
"Una porta si ricostruisce, ma mia sorella non ce la ridarà nessuno se non la cerchiamo" disse teso, tornando al pianterreno.
"Franco, non ti dispiace, vero?" chiese Flor.
Franco, che aveva già capito tutto, si passò le mani sulla fronte.
"Nella peggiore delle ipotesi mi farò un altro bernoccolo." rispose.
"Bene... al mio tre..." disse Flor. "Uno... due..."
Franco prese un respiro profondo, poi Flor gridò: "TRE!", e lui si buttò contro la porta con tutte le sue forze. Riuscì a buttarla giù, ma cadde a terra e sollevò leggermente la testa.
"Oh santo cielo, Franco!"
Flor si chinò su Franco e lo aiutò ad alzarsi da terra.
"Che è successo, Franco? Stai bene?"
"Ah... accidenti!"
"Maya... tesoro, ci sei?" chiamò Flor.
Si guardò intorno, ma vide soltanto una gran confusione.
"Non c'è!" esclamò, tesa.
Intanto, al pianterreno, Thomas corse incontro a Fede.
"Ehi, fratellino! Leggi questa!" gli disse, agitato come non mai.
"Ma che...?" disse lui tra sé, poi si portò la lettera al volto e riconobbe la grafia di sua sorella.
"Ragazzi, perdonatemi. La strega vuole sequestrarmi per incastrare Flor e Fede e io non posso permetterlo, quindi ho scelto di andarmene via. Voi mi avete protetta, quindi questa volta è il mio turno. Vi voglio tanto bene."
"Non può essere..." disse con un filo di voce.
"Cosa? Che è successo?" chiese Matias prendendogli di mano la lettera.
"Non ci credo!"
"Ma che diavolo...?" disse a mezza voce l'avvocato.
"Cosa succede?"
Reina entrò in quel momento e vide la lettera.
"È scappata!" esclamò Flor dal piano superiore.
I gemelli la sostennero, perché lei era quasi svenuta.
"Franco, aiutami! Mettiamola sul letto" intervenne Nicolas, e Franco si avvicinò e fece sdraiare Flor.
Fede, Matias e Reina corsero al piano superiore.
"Oh mio Dio, ci mancava solo questa!" esclamò Fede. "Reina, ti prego: chiama Mercedes... è meglio che la visiti!"
"No... non è nulla, non farla venire da lì per niente, ti prego" disse. "Va' a cercare tua sorella, poverina... avrà bisogno di te!"
"Io Mercedes la chiamo lo stesso: sei incinta, Flor!"
E, senza darle il tempo di replicare, corse al pianterreno, al telefono fisso.
Fede, dal canto suo, da un lato voleva correre al terminal degli autobus, perché se il passato si stava ripetendo, forse sapeva dove sarebbe andata Maya, ma dall'altra parte temeva che vedendolo da solo la piccola si sarebbe spaventata, avrebbe creduto che lui fosse tornato un Freezer e che la volesse rimproverare.
"Ti prego, Matias..." disse rivolto al suo migliore amico, "vieni con me. Se vede anche te, forse non avrà paura di essere rimproverata, povera piccola!"
"Ma certo, amico!" gli rispose Matias.
I due si diressero fuori e stavano per prendere l'auto, poi si resero conto del fatto che quella era inchiodata al terreno, per qualche strano motivo.
"Maledizione, non si muove!" sospirò Matias.
"Allora cerchiamo un taxi, andiamo a piedi, non fa niente..." disse teso il capofamiglia.
"Ehi! Ehi, calmati... con questo tempo non può essere andata lontano!"
In quel momento sopraggiunse il Conte che, sentendo che avevano un problema, intervenne: "Vi accompagno io."
"Come? Tu?" chiese Matias.
"Sì... dove dovete arrivare, ragazzi?" chiese il Conte.
"Massimo, sei sicuro?" domandò Fede.
"Ma sì... dove dovete andare?" ripeté il Conte.
"Alla stazione degli autobus!" rispose, infine, il poveretto. "Grazie Massimo, grazie!"
Salirono tutti in auto, con il maggiordomo alla guida. Non ci fu bisogno di arrivare al terminal, perché, forse per qualche strano richiamo, Fede e Matias videro la ragazza avvolta da un cumulo di stracci fradici.
"Evaristo, fermati!" lo supplicò Fede.
Il maggiordomo frenò e Fede e Matias scesero rapidamente. L'avvocato si tenne un po' in disparte, pronto a intervenire in caso di necessità.
Fede, fregandosene di non avere né un ombrello né altro che lo proteggesse dalla pioggia, corse verso la ragazza e, chinandosi su di lei, le posò le mani sulle spalle. Maya era completamente fradicia e si era coperta il viso con il cappuccio della felpa.
"Piccola... ehi!" disse, girandole intorno e prendendo le sue mani per scaldarle.
"Non sgridarmi, ti prego!" supplicò lei con gli occhi gonfi di pianto.
"No, non voglio fare niente di simile!"
"Dici davvero?"
"Davvero... sarei venuto da solo se così fosse, Maya, e avrei un'altra espressione. Guardami: ti sembro arrabbiato(" Lei scosse la testa. "E guarda chi c'è lì!" aggiunse indicando l'uomo sotto la pioggia. Come per un segnale, Matias corse loro incontro.
"Piccola, guardami! Nessuno ti sgriderà, te lo prometto." le disse, aiutandola ad alzarsi e sorreggendola.
"Ti volevo proteggere... VI volevo proteggere, per una volta!" disse Maya.
"Ma no, tesoro mio, no... vieni qui, va tutto bene." le disse Fede, stringendo a sé entrambi e stampando un bacio sulla guancia fradicia di sua sorella. "Amore mio, non devi preoccuparti di proteggerci, d'accordo? E poi la strega potrebbe avere dei complici fuori città, forse proprio dove hai deciso di andare tu... dai, torniamo a casa, adesso..."
La ragazza non si reggeva quasi in piedi.
"Ci penso io a portarla." disse l'avvocato, aiutando la ragazza a raggiungere la macchina.
Quando entrarono, però, fu il Conte ad arrabbiarsi.
A quale titolo non saprei dirlo, ma sembrava che la ragazzina spaventata fosse sua figlia, e non la piccola Fritzenwalden.
"Cercavate quella ragazzina? È tua sorella, Fritzenwalden?"
Fede non gradì molto che il Conte apostrofasse sua sorella in quel modo, ma cercò di mantenere la calma, perché aveva promesso di non alzare la voce e perché Massimo l'aveva aiutato a trovarla... ma la natura del Freezer spingeva sempre di più per riemergere, in questo caso non contro Maya, ma contro Massimo.
"Sì.. è mia sorella!" rispose, per poi mettersi sui sedili posteriori e prendere in braccio la sorella, che rabbrividiva dalla testa ai piedi.
"È scappata di casa con questo tempo e tu non le dici niente?"
"Massimo, non sai di cosa parli!" si scaldò Matias. Poteva sopportare tutto purché non si mancasse di rispetto alle persone che amava, e lui ne stava non troppo velatamente toccando due.
"Va tutto bene, Matias." cercò di rassicurarlo Fede.
"Dovresti metterle un limite!" esclamò Massimo, e Fede alzò gli occhi al cielo. Quante volte aveva pronunciato quella stupida frase!
"Fortuna che tu non ce l'hai, una sorellina... la faresti impazzire!" intervenne nuovamente Matias, mentre il viso di Maya diventava livido di rabbia. Fede, dal canto suo, confidò nella sua pazienza angelica, quella che aveva avuto dalla sua esperienza ultraterrena.
"E tu, piccola incosciente! Come ti è venuto in mente di..." iniziò il Conte.
Era troppo! Decisamente troppo! Come si permetteva quell'irresponsabile di darle dell'incosciente? Lui, che sulla coscienza avrebbe potuto avere una vita?
Maya non resse più: si strinse nelle spalle e lo fulminò con lo sguardo. Che quel rimprovero glielo facessero Fede o Matias in quel momento l'avrebbe potuto anche accettare, ma quel tizio che per poco non le toglieva suo fratello no... il Conte Minimo, come diceva Flor, era l'ultima persona che poteva alzare la voce con lei!
Quel tizio era un egoista, egocentrico, donnaiolo a cui non importava di nessuno e se poteva ancora sputare veleno con la sua lingua lunga lo doveva solo a suo fratello che aveva avuto il coraggio di spingerlo via e salvargli la vita, dando in cambio la sua. In quel momento capiva Franco, che ce l'aveva a morte con lui, che si era distrutto le mani al cimitero maledicendo il cielo ed implorando a gran voce che qualcuno gli ridesse indietro suo fratello, che si era privato di tutti i suoi sogni, della sua vita e della dolcezza che lo caratterizzava da bambino per prendersi cura della sua famiglia... e quel pensiero l'aveva accompagnato anche dall'altra parte e non l'aveva lasciato in pace neanche per un secondo.
Mister Occhiblu, invece, non aveva dovuto certo rimboccarsi le maniche per portare avanti una casa!
"Tu non ti mettere in mezzo!" disse annaspando a causa di una probabile febbre. "Se mio fratello per poco non ci lasciava le penne, la colpa è..."
"Ehi... sorellina, tranquilla" le disse Fede.
"Mi dispiace, ma io non lo reggo e..."
"Shh... non ti caricare di cose che non ti servono... e il risentimento non ti serve." le disse lui, rassicurante. L'abbracciò stretta e la sua aura angelica la calmò. Poi lui si rivolse al Conte. "Grazie per l'aiuto, Massimo, ma questo non te lo permetto!"
"Mi stai prendendo in giro?" gli chiese il Conte.
"Con queste tattiche ci ho già provato, non serve a niente, e non permetto a nessuno di trattare così mia sorella!" continuò Fede. "L'ho già maltrattata io a sufficienza per tutta la vita!"
E, coprendola con la sua giacca, scese dall'auto.
"Ehi... per l'amor del Cielo, tedesco, aspetta!" gli disse Matias scendendo dall'auto e raggiungendolo. "Andiamo, presto... e tu pensa prima di parlare!" aggiunse, fulminando Massimo con lo sguardo.
"Scusa... scusa..." continuava a ripetere la ragazza.
"Calmati, non è niente, tesoro" cercò di rassicurarla lui. "Solo il vecchio Freezer poteva dare dell'incosciente a mia sorella e lui è rimasto a fare la frittella sotto quell'auto, hai capito?"
"Mi sembra che stia male, però" gli fece notare Matias.
Arrivarono vicino alla porta, e mentre l'avvocato suonava il campanello, Fede scoprì il volto della sorella e le sentì la fronte.
"Ti sei beccata un raffreddore coi fiocchi, tesoro mio." disse mentre entravano.
"Ragazzi! Ragazzi, finalmente!" esclamò Flor, raggiungendoli. "Oh, amore mio! Come stai? Va tutto bene?" E l'abbracciò. "Oh, sei tutta bagnata, hai la febbre..."
"Tu come ti senti, Flor?" chiese Fede preoccupato.
"Sto bene, tranquillo. Mercedes l'ha confermato" gli rispose Flor tranquilla per poi aiutare i due a sistemare il letto. Tirò fuori degli abiti asciutti, aiutò Maya a cambiarsi e la fece sdraiare sul letto.
"Riposati, tesoro" le disse Fede, rimboccandole le coperte e lasciandole un leggerissimo bacio sulla fronte. "Quando te la sentirai, chiamami, così ti potrai confidare..."
"Mi dispiace!" singhiozzò Maya.
"Non è successo niente, tesoro. Stai bene e questo è l'importante... capito?"
Uscì lentamente dalla stanza e chiuse la porta.
"Cos'è successo?" chiese Flor, andandogli incontro. "Oh... scusami: devi cambiarti anche tu o ti verrà un accidente!"
"Massimo le ha urlato contro... capisco tutto e magari prima avrei fatto lo stesso, Flor... ma ora no. Ho capito che è inutile e non sopporto che qualcuno alzi la voce con mia sorella!" esclamò risentito.
"Ah... il conte Minimo, l'irresponsabile per eccellenza, si mette... a dare lezioni di morale alla nostra Maya? Io giuro che gli cancello quel sorrisetto ridicolo da imbecille!"
Anche Flor ce l'aveva con lui.
"Flor, calmati" le disse Fede.
Posò dolcemente le mani sul suo viso e, con dolcezza, le accarezzò le guance.
"Grazie... per tutto quello che fai, ma è inutile discutere... è testardo, ma è una brava persona, in fondo in fondo."
"Oh, signor Freezer..." sussurrò Flor. "Ti stai rivelando per l'uomo meraviglioso che sei! Sono certa che quando finalmente se la sentirà, Maya non avrà problemi a confidarsi con te."
"E se non volesse? Non l'hai vista: si è spaventata un sacco quando mi sono avvicinato a lei... credeva che volessi sgridarla, come ai vecchi tempi. Ti giuro: se non ci fosse stato Matias, che mi ha aiutato, non avrei resistito."
"Si è spaventata perché tutto era come quando è scappata per la prima volta, ma in fondo al suo cuore sa che non le faresti mai del male, soprattutto perché ha voluto proteggerci..."
Flor, sorridendo, gli strinse le mani.
"Togliti questa roba bagnata di dosso e va' da lei. Sarà contenta di vederti."
E lui le diede ascolto: si cambiò per non prendere un raffreddore ed entrò silenziosamente in camera di Maya. La ragazza era ancora addormentata, per cui lui si mise a sedere vicino al letto, afferrò la mano di sua sorella e la strinse forte tra le sue.
Lei si svegliò mezz'ora dopo e sembrò contenta di vederlo lì, al suo fianco.
"Fede..." disse piano.
"Ben svegliata, diavoletto!" le disse lui. "Come ti senti?"
"Come se mi avessero fatto bere del latte bollente."
Lui tese la mano e le sfiorò la fronte.
"Lo credo bene! Ti toccherà stare a letto per qualche giorno per far scendere questa febbre!" le disse. "Ti sei calmata un pochino, adesso?"
"Sì... scusa... anche per come ho agito con il Conte, ma questo rimprovero non lo posso accettare da lui, perché per i suoi intrighi stavo per perderti..."
"Non essere così dura con lui, Maya." le disse con tenerezza il fratello. "Lo sai: rimproveriamo agli altri quello che non riconosciamo in noi stessi. Lui ti ha detto "incosciente" perché si è dimenticato in quale dei tanti cassetti ha ficcato la sua coscienza... e non hai motivo di essere arrabbiata con lui, non la portava lui la macchina, e poi quel rompiscatole di tuo fratello è qui. Ti va di parlare di quello che è successo?"
Prese ad accarezzarle il dorso della mano bollente. Maya rimase in silenzio.
"Hai ancora paura di me, tesoro?" le chiese. Ricordava che una volta, dopo che lui aveva scatenato un putiferio per la storia tra Maya e Matias, lei gli aveva detto che il suo atteggiamento le faceva paura.
"No... ho paura PER te!" rispose lei.
"Per me?" le chiese lui.
"Sì! La strega vuole farti del male ed io volevo aiutarti, per questo sono andata via..."
"Oh... perdonami, tesoro, perdonami! Non ho saputo proteggere te... né gli altri... altro che scuola: questi sono problemi!"
"No! Perdonami tu... il fatto è che a volte mi prende il panico: vorrei fare qualcosa, vorrei aiutarti, e non so come fare! Non ci riesco e sento un'oppressione qui, sul petto!"
"Non fare così, piccola mia, ti prego!"
Come quando erano bambini, Fede si sdraiò sul letto, vicino a lei, e le prese il viso tra le mani.
"Tu non ti devi far carico di queste cose! Non devi crescere così in fretta, non devi finire come il signor Freezer che hai davanti! Ti devi godere la tua età, i tuoi sogni da adolescente, e non devi pensare a quella brutta strega!"
"Oh, fratellino... ti voglio bene!"
"Anch'io ti voglio bene!"
"Sarò sempre il tuo diavoletto, vero? Non ce l'avrai con me?"
"Tu sei il mio diavoletto proprio perché sei una piccola peste... ribelle... impulsiva... e dolcissima..."
E tra una parola e l'altra si scambiavano un bacio sulla fronte.
"Era questo che cercavo... quando ti arrabbiavi, nei tuoi occhi io cercavo il mio Fede... il mio fratellino affettuoso, quello che mi faceva ridere... e anche se non te lo dimostravo l'ho sempre trovato... anche quando mi mettevi in punizione, io ti ritrovavo sempre!"
"Allora non era esattamente fissa, la maschera da Freezer, sorellina, vero?"
"No... tu sei buono, molto buono, Fede. E a me faceva rabbia che non ti permettessi di mostrare quel lato di te" confidò Maya.
"Allora ti faccio una promessa. Il vecchio Freezer non c'è più e il Fede che conosci non ti abbandonerà mai. Ma solo se tu mi prometti che qualunque dubbio ti assalga, verrai a dirmelo. Ci stai, tesoro?"
"Ci sto!" rispose Maya. "Sono un po' grande... ma sigilliamo il patto con il dito?"
"Se proprio vuoi" le rispose lui, e le sue guance si colorarono di rosso. I due fratelli fecero incontrare i mignoli e sigillarono il patto.
"Mettiti giù, tesoro. Con questo raffreddore devi fare la brava e riposarti molto."
"Va bene." gli disse lei. "Grazie per avermi difesa, con il Conte."
"Nessuno tocca la mia sorellina, e nessuno, oltre alla mia maschera, si deve azzardare a trattarla come ha fatto Massimo!"
Sciolsero l'abbraccio e lui si allontanò.
Era turbato... terribilmente turbato, e quella sensazione si protrasse fino a sera.
Non sapendo che altro fare, il capofamiglia si recò nella camera dei suoi genitori e crollò in ginocchio.
"Mamma, papà... ditemi che devo fare... i ragazzi non devono pagare per quello che ha fatto quella strega..."
E, come per un segnale, Flor lo raggiunse.
"Cosa ti succede, mio principe? Che cos'hai?" chiese avvicinandosi a lui e abbracciandolo da dietro. "Dimmi: ti posso aiutare?"
"Mi stai già aiutando" rispose lui, "per il problema di per sé non puoi fare nulla, Flor... ma mi stai chiedendo di confidarmi... e questo è sufficiente."
"Allora parlami di quello che ti affligge, tesoro" disse stringendogli la vita con le braccia. "Non mi piace vederti così triste..."
"Ho visto mia sorella distrutta... mi ha detto che aveva paura per me." disse, più atterrito che mai, il povero giovane. "E quello che mi fa più male è che non ho saputo proteggerla... non ho saputo proteggere nessuno di voi!"
"Cosa? No, non è vero! Sei stato capace di tirare su e proteggere una famiglia intera" gli disse Flor posando le mani ai lati del suo viso pallido e stravolto.
"E da cosa? Da un brutto voto, un'assenza da scuola, un amore proibito... una band musicale."
"Dall'orfanotrofio!" lo interruppe lei.
A quella parola lui ebbe un sussulto: aveva sentito Reina e la sua madrina minacciare Thomas di spedirlo lì, quando non poteva fare niente, e gli si era spezzato il cuore... aveva sentito il giudice del tribunale minorile mettere i suoi fratelli di fronte a quell'eventualità, e aveva sentito la sua vita andare in pezzi.
La sua vita era finita, ma lui aveva sentito frantumarsi anche quella eterna.
"Ti rendi conto di cosa sarebbe successo, se tu non ti fossi rimboccato le maniche per proteggere i ragazzi? In orfanotrofio Martin avrebbe avuto altri problemi, non solo la sua asma: il piccolo Thomas detesta solo l'idea di quel posto, i gemelli sono impulsivi e hanno una quantità di complessi da Oscar, soprattutto Nicolas... e Maya, poverina, sarebbe stata più chiusa che mai... tu sei una gran bella persona, e il Grande Capo ti ha mandato indietro perché sapeva che il mondo ha bisogno di persone come te... non credo fosse un caso."
"Non so cosa fare... non voglio più vedere nessuno di loro come ho visto Maya, non lo sopporterei" le disse lui.
Flor gli prese la mano e se la portò sul cuore.
"Senti?" gli chiese. "Io sto sempre così. Ogni volta che succede qualcosa ai ragazzi io sto così... ho le palpitazioni. Loro sono anche la mia famiglia e anch'io ho questi dubbi, sempre... ma sai da dove prendo la forza? Da te, amore mio... ogni volta che mi abbracci, io sento che andrà tutto bene... quell'aura speciale che hai mi entra fin nelle ossa, ascoltare il tuo cuore mi permette di non avere più paura, e il tuo calore, altro che Freezer, a proposito, mi rassicura... e poi quando mi tocchi sento che stai imprimendo un po' di te sul mio corpo... come il più bello dei tatuaggi."
Rimasero in silenzio per qualche istante, immobili, a guardarsi negli occhi... quegli occhi che dicevano tanto senza che le labbra dovessero muoversi.
"Vogliamo provare?"
"Provare cosa?"
"Ieri mi hai detto che sono la tua carica, come io l'ho detto a te adesso."
"Sì... ricordo di averlo detto, ma..."
"Allora abbracciami!" gli disse lei. "Se questo ti fa stare meglio, fallo!"
Lui, leggermente esitante, tese le braccia e la strinse forte a sé. Lei prese ad accarezzargli il busto scolpito e lui fu subito avvolto da una piacevole sensazione di sollievo. Il tocco leggero di quelle dita fresche sembrò imprimersi sulla sua pelle e attraversare ogni tessuto del suo nuovo, ma anche vecchio, corpo, fino allo strato più profondo. Lei gli fece posare la testa sulla sua spalla: il suo battito si era calmato e quel suono riuscì a calmare anche lui, che chiuse gli occhi... percepiva il respiro leggero della ragazza sulla pelle, il suo calore che sembrava volerlo proteggere, e il profumo fresco e dolce della sua pelle, che lui non sapeva associare a niente in particolare, ma che sapeva riconoscere anche quando lei non c'era, entrargli nei polmoni con delicatezza per poi farsi strada in lui, fin dentro le ossa... anche quello lo faceva star bene.
"Tu non sei solo... quando senti che il buio ti sta avvolgendo e cerchi conforto... cerca i miei occhi e ti giuro, ti giuro che mi troverai... qualunque cosa accada!"
(Nota Autrice: la parte dell'abbraccio ho fatto un pochino fatica a descriverla perché è vero, sono una romantica, ma un po' m'imbarazza. Riguardo i pensieri di Maya, che le fan del Conte non me ne vogliano, ma mi sono lasciata andare, perché sono anche i miei per molti versi. Quel poco che ho visto del vero Flor 2, specie se Massimo sgridava i ragazzi mi sentivo come se stesse occupando un posto che non gli spettava, perché il lavoro sporco nel crescerli l'aveva fatto Fede, e quella stupidaggine secondo la quale il Conte "ha il coraggio che lui non ha mai avuto", detta dal Grande Capo, mi è rimasta sullo stomaco, perché un donnaiolo è il primo vigliacco, soprattutto se illude le donne che seduce, quindi praticamente si può dire che ce l'ho a morte con il personaggio del Conte, anche se molte cose non sono accadute a causa sua... tipo l'incidente non è colpa sua, questo glielo devo concedere.)
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Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||
FanfictionA Fede viene concesso di tornare sulla Terra, ma dovrà superare alcune prove. La prima ad incontrarlo sarà Flor, attraverso una visione. Infatti l'incontro con Fede della prima serie non sarà l'ultimo. Dopo il ritorno, poiché le leggi della natura s...