141: Mamma prigioniera

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"Reina! Reina, ti prego! Eddai, tesoro... riprenditi, cavolo!" esclamò Camilla. "AIUTO! AIUTATECI, VI PREGO!"
Una guardia, decisamente più disponibile delle precedenti, spalancò la porta. "Che succede?" chiese, poi vide Reina sdraiata a terra, con gli occhi chiusi e una mano all'altezza del ventr. "In infermeria! SUBITO!" urlò, in direzione dei suoi superiori.
Camilla non provò a seguirli: aveva paura che si potesse pensare che loro si erano messe d'accordo per tentare una fuga. Si stringeva le mani, agitata al massimo.
Reina venne portata d'urgenza in infermeria e un medico fece una scoperta inattesa.
"Chissà se per la ragazza sarà una gioia o un disastro." disse il medico, mentre le frizionava la fronte con un fazzoletto.
La ragazza aprì lentamente gli occhi. Fu scossa da un accesso di tosse, poi si tirò su a sedere lentamente.
"Oh... dove sono? Cos'è successo?" chiese agitata.
"Ascolta una cosa, cara" le disse il medico, "tu per caso hai un compagno, fuori di qui?"
Reina era stordita, confusa... poi mise in ordine le parole della domanda del medico e rispose: "Sì... sì, io ce l'ho un compagno fuori di qua..."
"E dimmi: abita nella casa... della bambina che hai preso?"
"Non volevo farle del male!"
Il medico sorrise, conciliante: in un certo senso aveva capito che l'affetto che quella famiglia nutriva per lei non era tipico di chi ha rischiato di perdere una figlia per colpa di una persona.
"Ascoltami... credo sia il caso che tu ti metta in contatto con questa persona."
"Perché?" chiese Reina, sempre più cosciente e, per questo motivo, sempre più tesa.
"Vedi, il fatto è che... aspetti un bambino." disse il medico.
Reina sentì che il mondo le stava crollando addosso. Se davvero aspettava un figlio, non voleva che nascesse tra quelle mura... aveva sette mesi di tempo per trovare un modo di portarlo fuori da quelle mura.
"Fede! Fede!" esclamò, agitata. Aveva l'impressione che soltanto lui potesse aiutarla.
"Chi?" chiese il medico.
"La prego... chiami il signor Fritzenwalden. È importante."
"Va bene, stai tranquilla. Il suo numero è registrato sull'elenco del telefono, lo reperiremo facilmente."
Detto questo, il dottore mandò due guardie a recuperare la giovane, non tanto per impedire che scappasse, ma perché praticamente non riusciva a reggersi in piedi. Nel frattempo, si mise in contatto con il signor Fritzenwalden, dicendogli che la signorina Reina aveva richiesto un colloquio urgente con lui.
Fortunatamente, avendo notato che nel rapporto tra la madre della bambina sequestrata e la sequestratrice c'era qualcosa di anomalo, la polizia si stava concentrando di più su quel caso, che non poteva considerarsi chiuso.
Nel frattempo, a casa Fritzenwalden, sembrava che le cose si fossero stabilizzate. Sofia non si era ancora risvegliata, ma dopo quella temporanea fuoriuscita della sua anima dal corpo non era accaduto più niente, eccetto la telefonata dal carcere.
"Che ti prende, amico?" chiese Matias, notando il volto pallido e stanco del suo amico. Anche i gemellini dovevano essersene accorti, perché da ore non emettevano neanche un lamento... ma non erano certo loro a ridurlo a quel modo. Non l'avrebbe detto ad alta voce a dei bambini così piccoli, ma loro, anche con le loro richieste di attenzioni, gli miglioravano anche la più brutta giornata.
"Mi hanno chiamato dal carcere. Reina vuole vedermi" rispose, sistemando la mantellina di Margarita, che freddo. "Spero non sia successo niente di grave." E prese in braccio Eduardo, che allungava il collo, come per voler vedere qualcosa. Lo tenne in braccio per un po', poi, sentendo il suo respiro regolarizzarsi, lo rimise nella carrozzina adiacente e coprì a dovere anche lui. Derick si guardava intorno con una faccia cupa alla Fritzenwalden Senior, tanto che Fede prese tra le braccia anche lui e, guardando il cielo disse: "Papà, così non vale! Non ha preso neanche da me, ma direttamente da te: solo tu sai fare quella faccia!" Matias soffocò a stento una risatina, sentendogli dire quella frase, (sottovoce, per non svegliare gli altri bambini.) Lo rimise nella carrozzina, ripetendo la stessa pratica fatta per gli altri, e prese a muovere le carrozzine agganciate tra loro avanti e indietro, per cullarli. Flor era in giardino con Sofia, in quel momento, e poiché Maya si era tranquillizzata, Fede era tornato al piano superiore, dove Matias e Agostina facevano la guardia. La bambina era ancora là, con lo sguardo fisso sui gemelli. Aveva il terrore che quello che era accaduto due giorni prima potesse ripetersi.
"Quando hai il colloquio con Reina?" chiese Matias.
"Tra un'ora" rispose il giovane.
"Allora ti conviene andare" disse Matias tranquillamente.
"Mi raccomando: per qualunque cosa chiamami... e quando vedi Titina e Nilda, di' loro di rafforzare la barricata magica qui intorno, se ci riescono..."
"Va bene, non preoccuparti. Andrà tutto bene, tedesco" gli disse l'avvocato, battendogli una mano sulla spalla.
"Ciao, meraviglie!" disse piano il giovane, dando un bacio leggerissimo ai quattro gemellini. "E ciao anche alla mia meravigliosa sirenetta!" aggiunse, stampando un bacio sulla guancia alla piccola Agostina, che si sentì rinfrancata da quel gesto. Il suo papà le voleva ancora bene, dopotutto.
Quando stava per uscire, Santiago gli corse incontro, preoccupato.
"Papà, papà!" esclamò, saltandogli in braccio. "La stanza della signora cattiva dobbiamo chiuderla, vero?"
"Tiago... sì, campione... non preoccuparti: io tornerò tra poco. La chiuderemo così bene che nessuno avrà più la tentazione di entrarci."
"Zia Sofia sta male e sembra non voler tornare... io ho paura che le succeda qualcosa... che tu, la mamma o qualcun altro entri là dentro. Ho tanta paura, davvero!"
"Sei davvero un ometto, lo sai? Vedrai: non succederà niente a zia Sofia, e nessun altro entrerà lì dentro... e poi io parte ci sono stato e prima di tornarci spero di avere un bel po' di tempo... la mamma ora piange perché è preoccupata, ma è forte e per lei non devi temere... a proposito: stalle tanto vicino, che ne ha bisogno... e, a proposito, stai molto vicino anche a tua sorella Ago. Quello che è successo a Margarita non è colpa sua, ma di una persona molto più grande e molto meno buona... faglielo capire. Me lo prometti?"
"Parola di scout" disse Santiago.
"Bravo! Su, dammi il cinque" disse Fede, e i due batterono il cinque, al settimo cielo... non perché fosse accaduto qualche miracolo... non ancora, almeno... ma Fede era felice che il suo primo figlio fosse un bambino con un cuore tanto grande e Santiago, dal canto suo, era felice di aver trovato un padre che teneva tanto sia a lui che ad Agostina.
Quando i due si furono salutati, Fede si diresse al carcere.
Reina, nel frattempo, si era confidata con Camilla. La giovane l'aveva rassicurata, dicendole che qualcuno della sua famiglia l'avrebbe senz'altro aiutata, ma la ragazza era terribilmente nervosa.
"Fazarino ,in parlatorio!" disse una guardia. La ragazza si alzò, trepidante. "Camaleòn, accompagnala."
Sembrò strano ad entrambe che venisse chiesto a Camilla di accompagnare Reina, ma nessuna delle due protestò.
Fede era lì, in attesa. L'avevano fatto sedere ad un tavolo e Reina e Camilla erano sedute dalla parte opposta, dietro una grata.
"Reina! Allora? Cos'è successo?" chiese Fede, notando che Reina aveva un'espressione più che nervosa.
"Fede... ho bisogno di aiuto... e che Lorenzo non sappia quello che sto per dirti!"
"Va bene, ma di che si tratta?"
"Vedi... ieri notte mi sono sentita male anch'io, dopo Sofia, e... e i medici dell'infermeria... hanno scoperto che... che sono... io sono incinta..."
Il giovane rimase in silenzio. Era la seconda volta che gli faceva quella rivelazione, ma stavolta aveva la certezza che fosse vero, perché quel figlio non era suo. Non voleva che accadesse, ma i ricordi tornarono a galla, in quantità industriale.
"Ma... ma voi... quando... quando avete... cioè..."
"La sera del compleanno di Flor... io l'ho trasformato in te, per essere certa che... che la mamma non ci scoprisse... anche noi soffrivamo all'idea di fingerci lontani, e allora, ecco..."
"Sì... sì, capisco... ma io come posso aiutarti? Dovrai pur dirlo a Lorenzo, prima o poi."
"Sì... lo saprà, naturalmente, ma quello che ti chiedo è... è che... quando nascerà, tu e Flor lo teniate con voi, che aiutiate Lorenzo a crescerlo... per favore!" supplicò la ragazza, mentre i suoi occhi diventavano lucidi. La ragazza respinse le lacrime, coraggiosamente, e guardò Fede.
"Mi aiuterai?" chiese titubante.
"Sì... sì che ti aiuterò... ma non così." rispose il giovane. "Ti prometto che molto presto tu sarai fuori di qua... tu e Lorenzo crescerete insieme vostro figlio."
Reina avrebbe voluto scavalcare la grata per abbracciarlo, ma si rese conto che era inutile.

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora