(27: Sulle note dell'Amore)

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Flor si stringeva a Fede e piangeva. I suoi occhi erano gonfi e rossi e lei non poteva e non voleva nasconderlo.
"Se sei vivo perché non torni da noi?"
"Vorrei, tesoro mio, te lo giuro, ma la strega con quel coso che mi ha sparato addosso mi ha bloccato qui e ora mi tocca fare il fantasma... ma cercherò di farmi vedere, promesso!"
"Ti prego, non andartene di nuovo! Non lasciarmi sola! Ti prego, amore mio!"
"Tranquilla, tranquilla, io sono qui, non ti lascerò mai più sola, piccolina!"
Non era la prima volta che lui la chiamava in quel modo, ma in quel momento più che mai, stringendola a sé la vedeva così piccola, fragile, delicata... aveva addirittura paura di farle male.
"Non posso vederti così, tesoro!" disse senza staccarsi da lei, si avvicinò al suo viso, piano piano, e la baciò sulle labbra, quelle labbra che gli erano mancate nonostante quella cosa fosse accaduta da appena un giorno. Fede amava Flor così come lei amava lui e i loro cuori erano indissolubilmente uniti.
Lui sentì che i battiti del cuore della poverina erano più veloci, il suo cuore era agitato, e la strinse più forte a sé nel tentativo di calmarla.
"Che ti succede, piccola mia? Non sai come batte forte il tuo cuore!" disse.
"Ho tanta paura." sussurrò la ragazza.
"Cos'è che ti fa paura, tesoro mio?"
"Tutto Fede, tutto! So che la strega farà qualcosa, qualcosa di orribile e io non voglio che accada, non lo voglio!"
"Lei farà comunque qualcosa, ma noi staremo in guardia e quando lei agirà ci comporteremo di conseguenza."
Lui la strinse ancora più forte a sé e Flor si tranquillizzò leggermente. Forse erano state le sue parole, o l'idea di potergli ancora parlare, o persino il semplice fatto di poter udire quella voce che, quando lui non gridava, era così calda, profonda, rassicurante... avrebbe tanto voluto che lui le dicesse qualcosa, sedersi vicino al suo albero e chiudere gli occhi per poterlo ascoltare... lo immaginava raccontare fiabe ai loro bambini.
"Chiamami come mi chiamavi al ballo..."
Lui rimase un attimo sorpreso, ma gli venne da ridere ricordando che le aveva chiesto esattamente la stessa cosa quando si era svegliato dal coma.
"Principessa..." le disse piano, e quella parola, unita alla risata che gli era sfuggita, era un balsamo per l'anima della ragazza, che parve riaversi.
"Grazie" gli disse semplicemente.
"Ahi... questa parola non promette bene!" le disse lui, scherzando. Ora ricordava perfettamente cos'era successo quando aveva avuto la febbre, e quello che ricordava meglio era che le aveva detto diverse volte: "Grazie." "Mi raccomando: cerca di non ammalarti di nuovo, che se mi crolli anche tu poi chi ci pensa ai ragazzi?"
I ragazzi entrarono nella stanza in quel preciso momento e videro i due giovani che si stringevano. Non ci potevano credere e si unirono al loro abbraccio, erano davvero contenti.
"Sei qui, sei qui!" continuavano a dire sempre più increduli, ma contentissimi.
Per l'ennesima volta, ad interrompere quel momento di pace fu lo squillo del telefono. Flor rispose con voce tremante e rivolgendosi ai ragazzi disse: "Siamo di nuovo al punto di partenza!"
"Al punto di partenza? Che vuoi dire, che dovrebbe succedere, Flor?" chiese Martin.
"La strega ha soggiogato il giudice che ci aveva affidato la vostra tutela... i documenti sono spariti e ora lei risulta essere la tutrice ufficiale!"
I ragazzi guardarono Flor, sconcertati come mai prima. La strega di nuovo lì, in quella casa, come tutrice?
"Flor, dimmi che non è vero, ti prego!"
Roberta si rannicchiò tra le braccia della ragazza, stringendosi forte a lei.
"Vorrei che fosse così, tesoro mio, ma evidentemente la strega ha fatto in modo che le misure preventive che abbiamo preso risultassero fragili... non so se io, Greta e Matias risulteremo tutori ugualmente, ma so che la strega ha saputo convincere quell'uomo. Perdonatemi, vi prego!" E detto questo si accasciò sul pavimento, ma non versò una lacrima, perché probabilmente le aveva finite tutte.
"Per cosa, Flor? Tu non hai colpa." le disse Thomas.
"Invece sì, è tutta colpa mia se adesso siamo nelle mani di quella strega, è tutta colpa mia!"
"Flor, ti prego, non devi condannarti!"
Reina corse verso sua sorella e sedette accanto a lei, posandole una mano sulla spalla.
"Tu non hai fatto niente Flor, niente! Ti prego, ascoltami, tu non c'entri!"
"Ora i ragazzi sono in pericolo e sono io la causa di tutta questa storia!"
"Non dirlo nemmeno per scherzo, Flor!"
Reina ricordava come si sentiva Flor quando le era stato detto della perdita di quel finto bambino "per colpa sua."
Ora vedeva che sua sorella era ridotta nello stesso identico modo, si sentiva uno straccio da spolvero. Flor era una guerriera, ma questo era troppo anche per lei e Reina lo sapeva.
Ma per quanto si sforzasse non ottenne alcun risultato, e a far crollare le ultime barriere che Flor si era costruita fu una fragorosa e familiare risata che fece sussultare tutti. Davanti a loro c'era la strega sospesa nell'aria.
"Eccoci qui di nuovo insieme, ragazzi!"
"Di nuovo insieme? Perché dici così?"
"L'hai detto tu ai tuoi bambini, Flor" disse la strega osservando la giovane. "E purtroppo la colpa è tua!"
Reina stava per saltarle addosso, ma fu trattenuta da Fede, che le disse: "Lasciala dire! Non ne vale la pena!" Per fortuna lui poteva scegliere da chi farsi vedere e si era reso invisibile alla strega.
"Se proprio devi rimani qua, ma ti prego, per favore, lascia stare i miei ragazzi!" la supplicò Flor.
"Come sei dolce, piccola Cenerentola!"
Fede dovette serrare la mascella, perché detto da lei il nomignolo "Piccola Cenerentola" suonava come il verso di un elefante con la raucedine o come lo stridio di una porta tipica dei film horror. Piuttosto quello che fece fu andare da Flor e stringere la sua mano che si era letteralmente congelata, per poi dirle sottovoce: "Andrà tutto bene."
"Vorrei che il tuo principe ti vedesse" disse la strega, guardandola malevola, "sei dolcissima quando sei sottomessa! Non avrei mai creduto di trovarti così, a supplicarmi."
Lei stava per dire qualcosa, perché lui era il suo punto dolente, ma fu proprio lui a trattenerla, dicendole, sempre sottovoce: "Shhh... io ti vedo e sono orgoglioso di te, principessa!"
"Però... sai... se vuoi possiamo fare un patto, mia cara" disse la strega.
"Quello che vuoi, ma non fare del male ai ragazzi, ti prego!" ripeté lei.
"Molto bene. Greta e Matias potranno restare i tutori dei ragazzi, ma tu... tu dovrai lasciare la casa immediatamente e non dovrai più tornare!"
"Cosa?" saltarono su tutti insieme.
"Shhh... adesso sono io che comando..."
"Ragazzi... va bene" disse Flor, "purché non vi venga fatto del male, accetterò qualunque cosa!"
Avrebbe voluto scoppiare in lacrime, ma un improvviso orgoglio la fermò e, anzi, rivolse addirittura un sorriso alla strega. "Ma ricorda di non fare del male ai miei ragazzi!"
E detto questo si alzò, preparò tutte le sue cose e uscì da quella casa a testa bassa, pensierosa. Sapeva che la strega avrebbe fatto qualcosa di molto brutto ai suoi bambini, ma voleva credere che il patto venisse rispettato.
Inoltre sapeva che Fede era rimasto con i ragazzi proprio perché la strega non poteva vederlo e questo lo metteva in una posizione di notevole vantaggio rispetto a lei. Fede sapeva che lei aveva mandato via Flor per un motivo... forse per tenerla lontana dai bambini, cosa che l'avrebbe fatta soffrire e anche loro ne avrebbero sofferto. Per questo, quando furono tutti riuniti nella playroom si rivolse a loro.
"Bambini, non dovete avere paura! La strega non può vedermi, quindi posso proteggervi più facilmente o spiarla per anticipare le sue mosse!"
"Fede, la strega ci farà del male, ne sono sicuro, e Flor è sola in mezzo alla strada... sta anche piovendo."
Infatti sembrava che sull'intero quartiere fosse caduta una maledizione, in particolare su casa Fritzenwalden: il cielo si era fatto scuro e la pioggia cadeva a dirotto.
"Thomas... fratellino, guardami: se quel mostro vi torce un capello io giuro che la faccio volare dalla finestra. Non vi farà niente. E per Flor, vi prometto che troveremo una soluzione!"
Pensando a lei, sola, chissà dove, per qualche strada della città, i bambini scoppiarono in lacrime.
"Avete ragione, ma vi prego, non fate così! Non dobbiamo farci vedere spaventati da quell'arpia!"
Tutti si asciugarono le lacrime, pur avendo il cuore gonfio di tristezza.
Intanto Flor era sotto la pioggia e la sua disperazione era giunta al culmine, ma continuava a ripetersi che sarebbe andato tutto bene e che lui, Fede, era orgoglioso di lei. Quelle parole le si ripetevano costantemente in testa e lei, data la situazione, vi si era aggrappata con tutte le sue forze.
Stava per dirigersi verso un posto qualunque in cui passare la notte, ma di colpo sentì che le forze le venivano a mancare. La pioggia l'aveva bagnata completamente e sentiva le guance bruciare nonostante il freddo le penetrasse fin nelle ossa. La febbre che le era salita fu l'unica cosa che la scaldava in quella giornata fredda. Non riuscendo più a trovare la forza per proseguire il cammino, la ragazza si lasciò cadere per terra e perse i sensi.
Fede aveva capito che cosa voleva fare quella strega e aveva un orribile presentimento. Non riuscendo a darsi pace, decise di andare a cercarla durante la notte dato che la strega stava dormendo profondamente.
"Dove vai, Fede?" gli domandò Reina.
"Ho paura che sia successo qualcosa di grave a Flor. Devo andare a cercarla."
"Hai ragione. Tu vai, io penserò ai bambini."
"Grazie Reina" sussurrò Fede, per poi uscire, sperando che la sua sensazione fosse dovuta alla tensione della giornata. Quella speranza, però, svanì quando vide la ragazza sdraiata sul lastrico della strada. Le si avvicinò e la vide rigida, immobile e intirizzita.
"Flor! Che ti è successo, amore mio?"
S'inginocchiò e la sollavò da terra, le diede un bacio sulle labbra e gli prese un colpo quando percepì il calore eccessivo di quel corpicino fradicio. Piano piano spostò la mano sul suo viso e le sfiorò la fronte.
"Oh santo cielo, ci risiamo!" disse. Estrasse dalla veste di fantasma il mantello che si era procurato dal suo stesso armadio, (l'aveva nascosto perché la visione di un mantello svolazzante sarebbe risultata sospetta), e la coprì.
Lei, intanto, aveva ripreso conoscenza.
"Non mi lasciare... non mi lasciare..."
"Non ti lascio, tranquilla." le disse a bassa voce.
"La macchina... attento alla macchina!"
"Sono qui, è tutto finito!"
"Non lo portate via, vi prego!"
"Riposati... sono io!" le disse Fede, premendo dolcemente le labbra su quelle di lei. Sapeva che era l'unico modo per calmarla, e infatti lei parve più tranquilla.
Intanto a casa i ragazzi erano rinchiusi in soffitta. Reina andò su in soffitta e portò loro qualcosa perché si riprendessero. Purtroppo la strega si era svegliata e li aveva trovati fuori dal letto, per questo l'aveva fatto.
"Bambini, bevete un po' di latte" disse con dolcezza, offrendo ai bambini cinque tazze di latte fumante. "Flor non vorrebbe che voi vi trovaste in questa situazione."
Reina si avvicinò alla piccola Roberta che era la più silenziosa e triste e le accarezzò dolcemente le guance.
"Non piangere, piccolina!" le sussurrò.
Roberta si strinse forte alla ragazza, senza smettere di piangere, e disse: "L-lei ci vuole bene, ma adesso non può fare più nulla!"
Reina la strinse a sé e le fece posare la testa sulla sua spalla per confortarla.
"Bambini, io so come fare a farvi uscire da qui! Aggrappatevi a me, adesso vi aiuto a scendere. D'accordo?"
I ragazzi annuirono, si aggrapparono a Reina e scesero attraverso la botola.
Nel frattempo Fede era arrivato a casa attraverso la cantina, mise qualcosa di morbido lì in terra e vi posò dolcemente la ragazza.
"Mi dispiace, ma non posso portarti su" le disse con dolcezza. "Però ti prometto che renderò questa cantina un posto accogliente."
E mentre lui prendeva dallo zaino degli abiti asciutti per Flor, la porta si aprì con un colpo secco e Reina e Sofia fecero il loro ingresso.
"Che cosa le è successo, Fede?" chiese Reina, vedendo la sorella ridotta ad un fagottino bagnato e bollente.
"Quella strega l'ha fatta ammalare!"
La ragazza era immobile, troppo stanca per fare qualunque cosa, e la sua temperatura corporea aumentava drasticamente di minuto in minuto. Sembrava assopita, ma il suo non era un torpore piacevole.
Fede le aveva tolto di dosso i vestiti bagnati e, con l'aiuto di Reina e Sofia, li aveva sostituiti con quelli che aveva estratto dallo zaino, le frizionava la fronte con uno straccio bagnato con acqua fredda e aveva chiesto a Reina e Sofia di togliere dal suo letto il materasso ed il cuscino e di portarli giù. Aveva cercato di pulire la zona in cui il materasso sarebbe stato posto, e quando Reina era arrivata, vi aveva deposto la ragazza, coprendola con un lenzuolo.
Erano le due di notte quando la ragazza fece un movimento. Fede, Reina e Sofia erano vicino a lei.
"Che succede, perché sono qui?" chiese.
"Tranquilla piccolina, va tutto bene!" Reina abbracciò sua sorella. Le dava spesso dei nomignoli e lo faceva perché voleva sentirla vicina il più possibile.
"R-Reina... e i piccoli.. come stanno?"
"Tranquilla, non ti agitare, va tutto bene!"
Reina strinse più forte sua sorella, le baciò la fronte e la guardò con dolcezza. Flor era sofferente. Si distese e non ebbe più la forza di dire niente o di muoversi. Ricadde in quel torpore dal quale si svegliava solo per bere, come Beth di Piccole Donne, con la sola differenza che lei non riusciva neanche a chiederlo. Fu Fede a capire i suoi gesti.
Sofia si fece avanti e prese una mano a sua sorella, dolcemente.
"Flor, mi dispiace! Tu mi hai dato un mucchio di consigli! Sei... un angelo!"
"Ragazze" disse Fede, "potreste rimanere qui per un po'? Vorrei prepararle qualcosa... sapete, per la febbre!"
"D'accordo, vai tranquillo." le disse Sofia, continuando ad accarezzare il volto della sorella.
Fede salì silenziosamente, raggiunse la cucina e cercò una pentola e gli ingredienti per una tisana contro la febbre, ma non si accorse che c'era qualcuno.
"Chi è là?" chiese una voce.
"Maya, per l'amor del cielo, metti giù quella padella! Sono io" disse Fede, visto che la sorella gli puntava contro una padella. Non avrebbe potuto fargli male, poiché era un mezzo fantasma, ma il frastuono avrebbe svegliato la strega.
"Oh mio Dio, Fede... che ci fai lì?"
"Vedi... Flor è in cantina. L'ho nascosta lì perché ha la febbre alta."
"Oh santo cielo!" esclamò la ragazza.
"Non so più che pensare, Maya! Ogni giorno ce n'è una!"
Era la prima volta in assoluto che lui si apriva tanto con sua sorella.
"Però... hai sempre saputo gestirti. Te lo ricordi Facha, vero?"
"Sì, me lo ricordo, ma che c'entra?"
"Vedi... quando ti sei ammalato... cioè, io non ne sapevo nulla, ed ero per strada, ma sono tornata poco dopo ed ho saputo che ti eri ammalato. Ero arrabbiata con lui, che mi teneva lontana, e gli ho chiesto se tu l'avessi costretto... lui quella volta mi ha detto una cosa che adesso mi sembra quasi un avvertimento. "Tuo fratello ha le idee più chiare di tutti noi messi insieme. Dovresti essere orgogliosa di lui." E io ti ho sempre messo i bastoni tra le ruote!"
"Oh, non credere! Magari se anch'io ti avessi presa in modo diverso ci saremmo risparmiati molti litigi, ma ora possiamo ricominciare. Non devi sentirti in colpa per quello che è successo in passato, diavoletto!"
Il volto di Maya s'illuminò in un sorriso bellissimo, che Fede non vedeva da tanto tempo.
"Era da un sacco di tempo che non mi chiamavi diavoletto!"
"E ti dispiace?"
"No. Mi sei mancato tanto, sai?"
Lui le sorrise.
"Anche tu mi sei mancata, diavoletto!"
"Posso chiederti dove hai imparato a fare tutte queste cose?"
"Se te lo dicessi non mi crederesti!"
"Dopo averti visto tornare dall'altro mondo e dopo aver trascorso un periodo di convivenza con una strega psicopatica non mi sorprendo più di niente!"
"Me l'ha insegnato Margarita, la madre di Flor!"
"Davvero? Quando?"
"Quando sono arrivato. Era impossibile convincere il Capo, ma quando l'ho incontrata siamo diventati subito amici e lei mi ha detto: "Se vuoi posso insegnarti a cucinare, perché la mia piccola è tanto cara, ma ha sempre fatto fatica in questo campo." "Vorrei, ma lei che c'entra? Tanto non me la faranno più vedere!" "Non credo! Io ti aiuterò a tornare, fosse l'ultima cosa che faccio... scusa, lascia stare, a volte mi dimentico che per me l'ultima cosa da fare è passata da un pezzo"..."
"Tale madre tale figlia, eh?"
"Così sembra! Che ne dici, ti va di darmi una mano?"
La ragazza sorrise e si avvicinò a lui.
"Però mi dovresti aiutare, perché io di questa roba non so niente!"
E insieme prepararono la "medicina artigianale" per Flor.
"Fede... posso farti una domanda?"
"Tutte quelle che vuoi, tesoro!"
"Tu... tu ricordi... ecco... quando ti sei ammalato e io sono venuta a saperlo? Voglio dire: dopo che l'ho saputo... quando sono venuta a trovarti?"
"Sì che me lo ricordo! Sei entrata terrorizzata, perché ti era stato detto in modo non esattamente delicato, che mi era salita la febbre e... mi ricordo di averti chiesto... anzi: di averti fatto capire, che mi sarebbe piaciuto rivederti al pianoforte... non so neanche come hai capito, perché avevo il cervello annebbiato e non avevo la forza per dire una frase di senso compiuto!"
"Lo sai? Ho ripreso! Lo faccio di nascosto, però... e non è esattamente repertorio classico!"
"Lo so. Dimmi: ti fa star bene?" chiese lui gentilmente.
"Sì... mi sento bene quando mi metto lì e... ed è come se ci fosse la mamma!"
"Se ti fa star bene, puoi fare quello che vuoi" le disse lui. "A proposito... ti andrebbe di venire giù con me? Vorrei che facessi una cosa... se ti va,, è chiaro... credo che a Flor farà bene."
"Ma certo!" rispose lei. "Se credi che possa servire a me fa piacere."
Scesero giù in cantina e Flor era ancora lì, avvolta in quel torpore che non concedeva riposo.
"Ehi, tesoro... guarda chi ti ho portato!" le disse Fede. Lei girò lo sguardo smarrito, poi riconobbe la ragazza e le disse: "Che bello... vederti..." Tra loro c'era sempre stato un rapporto speciale.
"Bevi un po' di questa, coraggio!" le disse la ragazza. Quando le labbra di Flor sfiorarono il contenuto della tazza, un sorriso si aprì sul suo volto.
"Questo... lo faceva... lei..." disse arrancando.
"Chi?" chiese Reina.
"M-mam-ma..." biascicò Flor.
"Me l'ha insegnato lei" le disse Fede.
"Wow..."
"Ehi sorellina, che ne dici di fare quella sorpresa a Flor?" chiese Fede.
Maya non aveva ben capito di cosa si trattasse, ma lui glielo fece intendere indicando il piccolo pianoforte.
Scelsero: "Y La Vida": la canzone che Flor e Fede avevano interpretato proprio il giorno del compleanno di Maya. Lui, a sorpresa, era andato a mettersi accanto a Flor e si era unito a lei, dimenticando tutti i problemi che lo tormentavano. Era tornato il ragazzo di cui parlava Franco: quello che sorrideva alla vita, che apprezzava le piccole cose, che suonava la chitarra sulla spiaggia... era tornato a volare dopo anni che il suo cuore era rimasto ancorato a terra.
Visto che Flor non poteva certo fare la sua parte in quel momento, i due fratelli si esibirono insieme, naturalmente sottovoce, come per una ninnananna, e Flor rimase lì, incantata a guardarli. Era mezza stordita, ma quelle parole le capiva.
Rivolse un sorriso a Fede e pronunciò solo due parole: "Angelo custode." E stavolta, nonostante le parole che lei aveva detto potessero voler dire qualsiasi cosa, fu lui a capire.

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora