84: Allenamenti

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Nilda Santillan varcò la soglia di casa Fritzenwalden proprio quel pomeriggio. Era più arzilla che mai e a dirla tutta, nonostante fisicamente fosse sempre uguale, mentalmente sembrava persino più giovane di quando era partita. Reina l'aveva mandata a chiamare perché l'aiutasse a controllare la sua mente anche quando a cercare di entrarvi era una strega... era stata messa al corrente di tutto: della terza nipote, del fatto che Fede era andato e tornato dall'altro mondo e del fatto che, in casa Fritzenwalden, si stavano verificando molti eventi che avevano dell'incredibile, quindi sapeva di poter manifestare la sua natura "soprannaturale", per fare un gioco di parole.
Furono Flor e Fede ad accoglierla.
"Oh, ragazzi... che belli che siete!" esclamò, al settimo cielo, la donna.
"Sai tutto, vero?" chiese Flor.
"Sì, cara nipotina! Vieni qui... oh, peccato che ancora non si veda bene che aspetti quattro figli, cara!" rispose la signora Santillan, coprendo di baci il viso della ragazza. "Oh, alla fine sarai ugualmente mio nipote, caro Fede!"
"Così sembra! Prego, venga!" disse lui offrendole il braccio e dandole un bacio sulla guancia.
"Oh, hai visto, nonna( È un vero gentiluomo, il mio principe!" esclamò Flor, raggiante. Sperava davvero che il piano di Reina andasse a buon fine.
"Oh, ma io lo sapevo già, amore mio!" fece notare la donna, mentre i bambini le correvano incontro per abbracciarla. Aveva conquistato la loro stima quando aveva trascorso un periodo in casa Fritzenwalden.
"Oh, guarda quanto sono cresciuti questi diavoletti!" esclamò la donna. "So che mia nipote non ha più problemi con i gatti... guardate chi vi ho portato?"
Due gatti piuttosto cresciuti saltarono fuori da una cesta e si stesero a terra, iniziando a fare le fusa.
Il maschietto, Tecito, si guardò intorno, come se cercasse qualcuno, e il suo sguardo si posò sui fratelli Fritzenwalden.
"Fede, si è ricordato, si è ricordato!"
Thomas era al settimo cielo, mentre Fede guardava il micetto come se potesse capire quello che voleva dire.
"Ehi... ciao, Tecito!" disse Flor, chinandosi sul gatto. "Che c'è? Ti ricordi di lui?"
E indicò Fede.
Il gatto emise un miagolio che, però, al giovane giunse come una frase: "Come potrei non ricordarmi? Sono qui per ricambiare il favore!"
Fede girò lo sguardo intorno, per cercare la fonte della voce, e Nilda, che sembrava sapere il fatto suo, sorrise: "Non lo sapevi? Puoi anche capire quello che dicono gli animali che hai incontrato nella tua vita precedente!"
"E lei come fa a saperlo?" chiese lui.
"Ci sono passata anch'io" rispose lei. "Quando ho avuto quel calo di pressione, ho fatto anch'io avanti e indietro. È per questo che ho dimenticato tutto quello che ha detto la mia cara nuora..." E sulle ultime parole Nilda storse la bocca: si vedeva che non la poteva proprio soffrire.
"Che forza, Fede!" esclamò Thomas. "Lo vorrei fare anch'io..."
"Sì, però... non vorrai mica farti investire anche tu!" disse Fede, leggermente preoccupato. "Guarda che non è detto che poi ti facciano scendere!"
"No, questo no, grazie" rispose il piccolo Fritzenwalden.
"Questo posso fartelo fare." disse Nilda. "Vieni, siediti tra Agata e Tecito e chiudi gli occhi." E Thomas lo fece, poi Nilda tirò fuori un ciondolo, che doveva essere la sua "bacchetta" magica, e da esso vennero fuori tre fili, che andarono a toccare la fronte di Thomas e dei due gattini. "Molto bene! Apri gli occhi, Thomas!"
"Ehi Tecito: ti ricordi anche di me?"
"È ovvio! Mi hai raccolto dalla strada e mi hai fatto innamorare!" rispose il gatto, facendo gli occhi dolci ad Agata.
Thomas e Fede si scambiarono un'occhiata e si misero a ridere.
"Ehi, non vale, però!" disse Flor. "Volete dirci che ha detto Tecito?"
"Che si ricorda di Thomas e che è innamorato perso di Agata" rispose Fede con semplicità.
Sofia e Reina li raggiunsero e abbracciarono Nilda, per poi chinarsi sui gatti e accarezzarli. A Reina non uscì neanche una bolla: evidentemente era la cattiveria a cui era stata assoggettata per anni ad averle provocato tutte quelle allergie.
"Reina, tesoro, credo che dovremmo andare, adesso..." disse Nilda, poi si soffermò su Amélie, che era lì vicino. "Forse dovresti venire anche tu con noi, cara."
"Io?" domandò Amélie, stupita.
"Sì, tesoro. Ho la sensazione che ci servirà il tuo aiuto... hai un'aura speciale."
Amélie diventò tutta rossa e si affrettò a seguire le due nell'ex camera della strega maggiore.
Quando entrò, Amélie si strinse nelle spalle: sentiva un'energia negativa tremenda in quella stanza... anche lei era stata coinvolta nella trasformazione dei Fritzenwalden e aveva scoperto di avere dei poteri, fino ad allora silenti o comunque controllati.
"Bene... Amélie, adesso io e te ci dovremo connettere... ma al tempo stesso tu dovrai cercare di resistere alla mia influenza." disse Nilda, sorridendo. Nel passato di Amélie, infatti, come in quello di Reina, c'era stata la ricerca ossessiva di denaro, ma si era pentita subito dopo il matrimonio con Otto Fritzenwalden, e in ogni caso l'aveva fatto per suo figlio, non per se stessa, quindi la sua anima era solo graffiata, non lacerata.
Gli occhi di Nilda incrociarono quelli di Amélie e la sua voce prese a rimbombare nella mente della giovane: "Desidero che tu ti metta a saltellare per la stanza." La giovane sentiva le gambe tremare, come se volessero spingere verso l'alto... una gamba si sollevò leggermente, ma Amélie, cercando di concentrarsi sull'immagine di Gonzalo e Ramiro che giocavano insieme o su quella di Otto che insegnava qualcosa a Ramiro, riuscì a frenare il suo impulso.
Le due donne finirono per lasciarsi scivolare per terra, stremate.
"Molto bene, Amélie... vedo che è stato difficile... ora lasciate che mi riprenda un attimo, per ottenere un risultato soddisfacente... ora, sii gentile, mia cara: di' a Reina come hai fatto a chiudere il contatto mentale."
"Mi sono focalizzata su mio figlio e sui compagni che gli hanno fatto da padri... mio marito e Gonzalo, ognuno a modo suo."
"Benissimo, mia cara! Pensare ai propri cari e cercare di visualizzarli è un buon modo per interrompere un contatto mentale non voluto... naturalmente l'intensità varia a seconda dell'insistenza con cui l'estraneo cerca di entrare nella nostra testa... e più la forza è intensa, più ci si deve sforzare per respingerla e non farci dominare."
"Mi può credere se glielo dico: il suo contatto è stato decisamente forte" disse Amélie.
"Ottimo! Reina, ora tocca a te. Sei pronta?" le chiese Nilda, appoggiandole una mano sulla spalla per incoraggiarla poiché la vedeva piuttosto tesa.
"Ho paura" rispose Reina.
"Non sempre riesce al primo tentativo."
"Lo credo... mia madre mi ha incastrata per non so quante volte!"
"Quella non era magia. In quel modo tua madre ti ha incastrata una sola volta" disse Nilda. "Su, fatti coraggio e proviamo... poi cercheremo di perfezionare il metodo con il tempo..."
Reina accennò un sì, poi lei e Nilda incrociarono i loro sguardi.
"Ho bisogno che tu ti distenda a terra e faccia una capriola." sussurrò Nilda.
Reina sentiva la sua testa galleggiare nell'aria. Cercò di opporsi, ma sembrava che il suo corpo venisse trascinato verso il pavimento. Cercò di visualizzare il momento in cui Flor e Fede l'avevano perdonata, i baci di Lorenzo, gli abbracci dei bambini, ma le immagini erano decisamente sbiadite. Continuò a insistere, ancora e ancora, ma a un certo punto, allo stremo delle forze, si lasciò cadere per terra e fece l'atto di fare una capriola.
"Bene, basta!" disse Nilda, interrompendo il contatto prima che la nipote si cimentasse in quell'acrobazia.
Reina si alzò a fatica, con gli occhi lucidi di lacrime.
"Sono un disastro... non ce la farò mai!"
"Ma sì, bambina mia... sì che ce la farai!" disse dolcemente la donna, accarezzando il viso di Reina. "È solo il primo tentativo, con il tempo ti abituerai... e poi hai resistito due minuti prima di cedere, e la ressstenza, credimi, è già un fattore importante... significa che tu ci vuoi riuscire, e il fatto che tu lo faccia per Flor magari potrà curare le ferite della tua anima... su, cerca di stare tranquilla."
"Tua madre ci ha provato anche con me."
Amélie prese la mano di Reina, stringendola forte nelle sue.
"E com'è andata?" domandò Reina.
"È riuscita a colpirmi... è così che ha scoperto dov'erano i bambini... e quando mi sono svegliata non mi ricordavo nulla... me l'ha detto Ramiro!"
"Allora cos'hai fatto?" domandò Reina.
"Beh... ecco... ho chiesto consiglio ad una mia amica gitana... anche lei è una strega, a livello di poteri, diciamo... e mi ha consigliato lei come difendermi dalle interferenze di tua madre."
Amélie sorrise: era la prima volta che parlava così con Reina. La ragazza ricambiò il sorriso e, per la prima volta in assoluto, le due si unirono in un abbraccio sincero.
Nel frattempo, Flor e Fede cercavano disperatamente un pretesto per litigare, o meglio: per fingere di litigare, e fu proprio il Conte a fornirglielo. Non gli avevano detto nulla, perché sembrava ancora preso dal giogo della strega.
"Ehi, princ@pessa... che faccia seria!"
"Oggi ho voglia di essere seria!" disse Flor, continuando a camminare per il giardino con lo sguardo perso nel vuoto.
"Ho saputo della rottura tra te e Fritzenwalden."
"Bene, l'hai saputo, e allora?" chiese, scostante, la ragazza.
"Vedi... da quando ti conosco qualcosa dentro di me è cambiato." iniziò lui, in tono tranquillo.
Flor continuò a camminare: le sembrava che quel discorso l'avesse fatto spesso.
"Davvero? Che numero sono?" chiese.
"Di che numero parli, principessina?"
"Chissà a quante altre l'hai detto! Che sono io: il tuo premio speciale?" domandò Flor, più scostante che mai.
"Nessun numero, principessa!" disse lui secco.
"Beh, il mio cuore è ad accesso limitato!" esclamò Flor, e fece per andarsene, ma il Conte le prese delicatamente il braccio.
"Dai, ti prego! Concedimi un'opportunità!"
"Conte Minimo, lasciami!" esclamò Flor, provando a staccarsi, ma lui rafforzò la stretta. A volte le donne erano ossi duri, ma con i suoi baci rubati lui le faceva crollare tutte. Lei non sarebbe stata diversa. La fece girare verso di sé e si posizionò a due centimetri dalle sue labbra, in modo che lei sentisse il suo respiro sul viso e dopo pochi istanti fece per avvicinarsi... Flor chiuse gli occhi e davanti al suo viso comparve quello del suo Freezer... non dovette nemmeno sforzarsi. L'uomo di fronte a lei, però, si avvicinava sempre di più...

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora