(155: Grazie, Conte Minimo!)

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Una figura sgusciò d'improvviso da sotto la scrivania. Flor e Fede si girarono di scatto e videro la piccola Agostina, con la lavagnetta stretta nel pugno.
"Piccola... ma tu non eri andata a giocare con..." iniziò Flor, che l'aveva lasciata lì.
La piccola cominciò a disegnare qualcosa. Era la figura di Flor, in piccolo, e vicino c'era lei, Agostina. Senza che nessuno se ne accorgesse era sgattaiolata via dalla playroom, a sorpresa, e si era infilata nello studio. Vedeva che i suoi genitori avevano qualcosa, ma non sapeva cosa fosse... poi aveva sentito che si parlava del signor Fritzenwalden, il suo mancato nonno adottivo, e del suo "incidente" in elicottero. Aveva capito. Si mise a disegnare il profilo del velivolo, per far capire ai suoi che aveva sentito tutto.
"Piccolina... eri preoccupata, vero?" chiese Flor, prendendo in braccio la piccola.
"Mi dispiace, piccola" disse Fede, prendendo le mani della bambina e stringendogliele con forza. "Non avresti dovuto saperlo così..."
Agostina scosse energicamente la testa. Si portò una mano alla bocca e mimò il gesto del silenzio per poi puntarsi un dito sul petto.
"Amore... io... io non vorrei metterti fretta, dico sul serio, però..." iniziò Flor. Lui la fermò, capendo al volo.
"Invece hai ragione. Potrebbe sentirci qualcun altro... agli altri devo dirlo io... prima che lo faccia qualcun altro."
"Bene... allora... ehm... io... io riunirò tutti in soggiorno... così... così avremo più spazio" balbettò Flor. "Sirenetta, stai un po' qui, con papà... gli farà piacere, vedrai!"
Flor stampò un bacio sulla guancia di Fede e su quella della bambina, poi lasciò la stanza. Si diresse nella playroom, dove c'erano i ragazzi.
"Scusatemi" disse, con la voce che le tremava. "Ecco, vedete, il fatto è che io e Fede avremmo bisogno di... di parlarvi di una cosa."
"Flor, che faccia scura!" disse Roberta. "Che succede?"
"Oh... Robertina, ve lo diremo quando saremo tutti insieme, d'accordo?"
"Va bene" disse Thomas. "Ci vediamo in soggiorno, allora."
Lo stesso valeva per gli altri. I gemelli e le rispettive ragazze erano insieme, e a Flor dispiacque molto disturbarli, ma dovette farlo... chiamò i suoi due padri, Reina, Lorenzo, Sofia, Bata, Maya, Matias e così via. Quando tutti, biologicamente familiari e non, furono riuniti, Flor e Fede si misero l'uno accanto all'altra. Flor prese la mano del suo principe. Avrebbe voluto parlare lei, per aiutarlo, ma lui le aveva detto di no, che voleva farlo da solo.
"Fede, che è successo? È da stamattina che ti vedo assente, preoccupato" chiese Franco, guardando suo fratello dritto negli occhi.
"Sì... sì, adesso vi dico tutto" balbettò il giovane.
Per la prima volta in vita sua non parlava con voce tremante... quando riuniva tutti, nella sua vecchia vita, pur sentendosi insicuro non lo mostrava mai, a volte si poneva anche con troppa forza nei loro confronti, e Flor lo sapeva. Nella sua nuova vita, per contro, aveva sempre fatto di tutto per dimostrarsi sicuro, rassicurante... ma in quel momento non avrebbe potuto fare né l'una né l'altra cosa.
Flor gli tenne la mano stretta nella sua, per incoraggiarlo.
"Ecco... si tratta di qualcosa che ha segnato tutti noi... il modo in cui papà... è..."
Thomas, in un angolino, piangeva in silenzio. Non sapeva di cosa si trattasse, ma sentendo nominare suo padre e ricollegandolo all'incidente in elicottero, aveva sentito che il mondo stava per crollargli addosso per l'ennesima volta. Roberta si alzò dal suo posto senza far rumore e gli circondò le spalle con un braccio, come per consolarlo.
"L'incidente... che ce l'ha portato via... non... non è stato... un..." E qui il povero giovane si lasciò cadere in ginocchio, sciogliendosi in lacrime.
"L'incidente di vostro padre" intervenne Flor, capendo che lui non ce l'avrebbe fatta a concludere la frase, "non è stato... un incidente."
"Cosa?" chiesero, all'unisono, i presenti. Tutti tranne il piccolo Thomas, che non riusciva a parlare, e Martin, che sentiva avvicinarsi un attacco d'asma.
"Chi ve l'ha detto?" chiese Franco, scattando in piedi. Rimase raggelato nel vedere suo fratello, in genere così forte, coraggioso, imperturbabile, in ginocchio sul pavimento, con gli occhi pieni di lacrime e il corpo scosso dai brividi. Se nemmeno lui riusciva a sopportare quella verità, loro come avrebbero potuto farcela? "Fede... ehi... chi è stato?"
"Franco, non glielo chiedere, per favore!" supplicò Flor, straziata. Odiava vedere il suo Freezer così triste, scombussolato e fragile.
"S-s-strega!" riuscì a balbettare lui. "Ma... madrina..."
"È stata la strega!" esclamò Nicolas, raggiungendo il suo gemello e mettendosi di fronte a Fede. Afferrò un fazzoletto e gli tamponò gli occhi irritati.
Uno schianto proveniente da dietro un divano fece sussultare tutti: Martin era caduto a terra e annaspava, in preda al peggior attacco d'asma della sua vita. Pas lo raggiunse e gli tenne la testa sollevata. "Martin! Martin, tesoro, ti prego... non fare così, per favore!" supplicò, cercando di calmarlo.
In quel momento Fede si riprese: si alzò di scatto dal pavimento e corse verso di loro.
"Ehi... ehi, fratellino... respira... prendi dei piccoli respiri... bravo!" disse piano, prendendolo in braccio. I bambini scattarono in piedi, aprirono una finestra per permettergli di respirare meglio, ma non tanto da rischiare di farlo ammalare, e si tennero lontani, per non soffocarlo. Flor afferrò la bottiglietta con la medicina per Martin, poi raggiunse Fede, s'inginocchiò a terra e imboccò il povero ragazzo. Gli sussurrò all'orecchio qualche parola d'incoraggiamento e alla fine Martin disse: "È colpa mia... papà mi ha salutato, prima di andare via... dovevo fermarlo."
"Shh, non dire così." disse dolcemente Flor. "Non è colpa di nessuno. Non potevate saperlo... calmati, piccolo."
Mentre i due si occupavano di Martin, Maya sgusciò via, lentamente. Camminava a scatti, come in trance. I suoi occhi sembravano spenti, svuotati di qualsiasi cosa. Nessuno la vide salire le scale quasi senza toccar terra, si chiuse in camera sua e spalancò la finestra. Rimase lì, a guardare il nulla. Non sapeva perché, ma sentiva qualcosa che la spingeva in avanti, verso quel vuoto.
"Vieni a raggiungermi, piccola mia" disse una voce fin troppo somigliante a quella di suo padre.
Maya trattenne il respiro. Non doveva fidarsi: suo padre non avrebbe mai detto niente del genere.
"È facile. Sarà come per l'elicottero. Io non ho sentito alcun dolore quando è successo, sai?"
"Mio padre non mi direbbe mai di buttarmi dalla finestra."
Ma la voce insisteva... e mentre la voce insisteva, Massimo, che era sotto la finestra e aveva visto la ragazza, corse ad avvisare gli altri.
"Coraggio, piccola... salta giù! Smetterai di soffrire..."
"FRITZENWALDEN, CORRI! TUA SORELLA SI È CHIUSA DENTRO! Vuole BUTTARSI DI SOTTO!" urlò il Conte.
"Staremo insieme per sempre!" disse un'altra voce, rivolta a Maya... una voce simile a quella di Maria Fritzenwalden.
Un rumore proveniente dal pianterreno fece raggelare Maya.
"Ora! Prima che ti raggiungano!" disse la voce, simile a quella di Derick Fritzenwalden.
"Signor Conte, me recupera ragazza in camera!" disse Greta, scattando verso la scala, ma Massimo la fermò.
"No... no, Greta!" disse, spingendola dolcemente indietro e salendo la scala a pioli praticamente due "gradini" per volta. La finestra era aperta.
"NO, MAYA!" gridò da fuori Fede. "PICCOLA, TI PREGO! NON FARLO!"
Le voci nella mente della ragazza divennero più ovattate, coperte dalle grida degli altri, provenienti dall'esterno.
"Ragazzi..." sussurrò.
"Piccola, ti prego! Apri la porta!" supplicò Flor, riempiendo di pugni la porta.
"Maya... Maya, tesoro, sono io!" disse Matias, facendosi avanti e buttandosi sulla porta. Era stata abbattuta così spesso che ormai era diventato facile divellerla.
Qualcosa spinse in avanti la ragazza, che si ritrovò nel vuoto...
"NOOOOOOOOOO!" gridarono tutti, all'unisono.
Massimo tese le braccia e afferrò al volo la ragazza. In qualche modo l'albero di Flor, pur essendo distante, lanciò un cumulo di foglie per terra... e gli altri, dall'interno, si presero per mano e cercarono, mentalmente, di rallentare il più possibile la caduta.
Massimo, con Maya tra le braccia, atterrò delicatamente sul tappeto di foglie, senza un graffio. La ragazza ancora tremava, ma stava bene.
Tutti raggiunsero l'uscita e vedendo la ragazza in braccio al Conte compresero. Flor, per la prima volta, corse verso di lui, volontariamente, e lo abbracciò.
"Grazie, Conte Minimo!" disse tra i singhiozzi.
"Grazie, Massimo" si aggregò Fede, abbracciandolo a sua volta. "Grazie... per aver salvato mia sorella..."
"Tu mi hai salvato la vita, mi hai accolto in casa due volte, mi hai aiutato a capire quant'è bello amare davvero qualcuno... siamo pari, Fritzenwalden."
E anche il Capo sembrava d'accordo. "Ottimo lavoro, ragazzo. Avevi ragione: hai portato a termine il tuo compito anche senza entrare nel suo corpo... la felicità è vicina, e la vivrai lì, sulla Terra... sei molto coraggioso." Certo, Fede non poteva sentirlo, ma dopo quella giornata infernale, per un attimo, il suo corpo fu invaso da un senso di pace.
(Nota Autrice: per il destino della strega e del perfido Francisco deciderete voi. Scrivete nei commenti se volete farli morire, farli soffrire a lungo termine o farli diventare buoni.)

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora