(152: Le premure del Freezer)

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Era stata una giornata decisamente lunga, specialmente per Flor. La ragazza era crollata addormentata sul pavimento, per quanto era stremata, senza neanche accorgersene. Agostina e Santiago avevano risistemato il letto e chiuso la finestra, perché non entrasse il freddo.
Thomas, Roberta, Dominick e Martin avevano adagiato i gemellini nelle culle, in modo che Fede potesse prendere in braccio Flor. Uscirono silenziosamente per evitare di svegliarla. Ramiro rimase indietro, sollevò la coperta e aspettò che Fede sollevasse da terra Flor e l'adagiasse delicatamente sul letto.
"Grazie" disse piano Fede. "A te e agli altri ragazzi... ora va' pure con loro. È stata una giornata intensa anche per tutti voi... mi dispiace..."
"Ci siamo presi cura di qualcuno che lo merita. Va bene così" disse piano Ramiro, raggiungendo la porta in punta di piedi.
Lui si mise a sedere sul pavimento e rimase lì a guardare la sua Flor... aveva la faccia stanca, ma era comunque bellissima... e i bambini nelle cullette lì accanto, poi, erano altrettanto belli... allungavano il collo verso l'alto e puntarono i loro occhi dolci verso i loro genitori.
Si lasciarono ricadere all'indietro e misero i pollici in bocca. Al giovane venne da ridere, ma si morse le labbra, perché non voleva svegliare la sua Flor. Lei, però, si riscosse lo stesso.
"Mmmm... amore, i bambini! Devo controllare se respirano, devo... oh, no..." ma lui la fermò.
"Shh, sta' tranquilla... sei stata tutto il giorno dietro alla mia "influenza", Flor. Stai lì, ci penso io." le disse, rassicurante. Si avvicinò alle culle e rimase in ascolto... poi tese la mano e i piccoli, che erano svegli, a turno tesero le braccia per prendergli la mano. "Stanno bene, tranquilla... stanno benissimo" aggiunse tornando indietro. "E tu riposati... ora è il mio turno."
La ragazza, cullata dal tocco leggero delle sue dita e dalla sua voce calda e dolce, si lasciò ricadere sul letto e chiuse gli occhi. Non si addormentò subito... voleva rimanere vigile ancora un po', stringergli la mano, sentire che lui c'era... l'anniversario dell'incidente aveva riportato a galla il dolore che la giovane provava pensando che quella stretta non l'avrebbe sentita mai più.
Solo quando fu veramente sicura di sentire le dita del giovane strette attorno alle sue, si lasciò andare ad un sonno ristoratore.
Qualcosa urtò leggermente contro la porta.
La piccola Emma entrò nella stanza. Sembrava spaventata, stringeva il manico del suo ombrellino fino a far diventare le nocche delle dita bianche.
"Piccola... che succede? Cosa fai lì?" le chiese piano Fede.
"Oh... scusami, io... io non lo so chi cercavo, però... non riuscivo a dormire... avevo bisogno di camminare, e..."
"No, tranquilla! Non devi mica andartene, non ti preoccupare!"
"Sicuro che non disturbo?" chiese la ragazzina.
"Perché dovresti disturbare? All'angolo vicino alla porta c'è una sedia... se tu vieni un attimo a metterti qua, vado a prenderla, così puoi sederti."
"Ma tu... tu resterai senza?"
"Io ci sto bene qui. Anche sul pavimento. E poi, se devo fare il cavaliere, devo farlo bene." le disse piano lui.
La ragazza prese il posto del giovane vicino a Flor... giusto il tempo di fargli prendere la sedia, che le mise alle spalle. "Spostati di poco verso destra... pochissimo... ecco, ci sei!" Dopo che l'ebbe fatta accomodare, il giovane tornò al suo posto e riprese la mano della sua amata.
Quando si furono seduti entrambi, il giovane le chiese: "Che ti succede?"
"Vorrei dei genitori, Fede. Cioè... mia sorella è stata padre e madre per me... come te per i ragazzi. Però... vedi, il fatto è che... vorrei qualcuno da chiamare "mamma" e "papà": qualcuno che non mi metta le mani addosso, che non mi dica ogni secondo che i miei avrebbero dovuto abortire... che sono una specie di strega." La ragazza non versò neanche una lacrima, mentre lo diceva. Era una consapevolezza, un'amara consapevolezza e nient'altro, ma il fatto che non versasse più lacrime non voleva dire che non le importasse. Magari le aveva finite tutte.
Il giovane rimase in silenzio. Non sapeva che dire.
"Scusa, non volevo turbarti" disse la ragazza. "Ritiro tutto."
"Ma no, che dici?" le disse, affettuoso, il giovane. "Piccola, ascolta: non è questo... è che non so come posso aiutarti."
"L'hai già fatto" lo rassicurò lei. "Ascoltandomi."
"Sì, ma non mi basta... e poi, io so che sei anche turbata da quello che tuo padre ha fatto a me... ma non è colpa tua... né tua, né di tua sorella."
"Sì... però non è giusto, Fede! Poteva avercela con me, ma questo è troppo, troppo!"
La ragazza si trattenne... continuò a parlare sottovoce, perché sapeva che Fede non voleva allontanarsi da Flor, e al tempo stesso non sapeva a chi altro dirlo, quello che le passava per la testa. Forse a sua sorella... ma lei l'aveva cresciuta, aveva già fatto tanto perché potesse avere qualcuno pronto a rassicurarla, a farle capire che non era sola. La piccola ricordava benissimo che quando suo padre se la prendeva con sua madre e la lei piangeva, spaventata, Bella le diceva: "Vieni, andiamo nel nostro nascondiglio segreto!" Si ficcavano sotto la coperta, messa a mo' di tenda, e Bella raccontava alla sua sorellina tutte le fiabe che conosceva.
Raccontò tutta la storia a Fede, che sorrise pensando a quanto lui e Bella avessero in comune, poi gli rivelò il suo ennesimo dubbio.
"Sai, ho paura che Franco mi allontani, un giorno. Scusami se ti dico questo, davvero. Ma se lo facesse, avrebbe ragione... sono figlia di un mostro che ti ha fatto del male, che ha minacciato Greta e i piccoli, che ha messo le mani addosso a tua sorella, a Matias... allo stesso Franco."
"Piccola, lo so che è difficile, ma lascia che ti dia un consiglio... da amico, da fratello... da quello che vuoi. Parlane con lui. In una coppia si guasta tutto quando non si parla, lo sai? Io e Flor ci siamo scontrati spesso per questo. Io le ho messo dei paletti e lei è stata costretta a nascondermi delle cose, e... e io stesso ho tenuto nascoste delle cose a lei, prima. Noi abbiamo sbagliato a non parlare di tutto, ma ora che abbiamo imparato, anche se ci fa male... parliamo. Dopo si sta meglio."
"Ma io... io mi vergogno tanto" sussurrò la ragazza.
Una lacrima le scese lungo la guancia. Fede tese l'altra mano e le asciugò il viso.
"Ma no, tesoro! Non hai niente di cui vergognarti! Tu sei bella, buona... e hai molto coraggio."
"Come fate? Tu e Bella, intendo."
Lui non ebbe bisogno di farsi spiegare cosa intendesse. Bella, come lui, aveva sempre vestito i panni della "sorella maggiore", quella a cui affidarsi, quella che non piangeva mai, che non si mostrava debole.
"L'amore ti dà tanta forza... per amore smetti di piangere, o ti metti una parete di ghiaccio intorno al cuore, come ho fatto io... come ha fatto tua sorella... per lei senza il ghiaccio, però. E ha fatto molto bene. Non ti ha mai urlato contro, e guarda come sei venuta su." le disse teneramente il Freezer, ovviamente, solo di soprannome.
"È vero, non mi ha mai sgridata. Si è sempre posta con dolcezza, sempre."
Il giovane sorrise.
Quanto avrebbe voluto incontrarle prima, quelle due ragazze! Magari Bella l'avrebbe aiutato ad agire meglio, a porsi meglio come fratello, e non come comandante.
"Io... io vado. Perdonami, e... spero di non aver infastidito Flor." disse a bassa voce la ragazza, prima di recuperare il suo ombrellino.
"Tu non disturbi mai, piccolo angelo" la rassicurò Fede.
Raggiunse la porta e, facendo meno rumore che poteva, la chiuse alle sue spalle. Flor dormiva tranquilla, con la mano stretta in quella del suo principe. Lui ormai quella mano ce l'aveva addormentata. Improvvisamente dalla culla del piccolo Eduardo vennero dei lamenti che si mutarono ben presto in urla.
Flor ebbe un sussulto. "Stai giù, piccola" disse il giovane, "vado a prenderlo io."
"M-ma..." disse a mezza voce Flor, ma Fede era già scattato verso la culla.
"Eduardo... che hai, angioletto?" gli chiese dolcemente, tornando accanto al letto di Flor.
"Magari sta male! Magari ha la febbre!" esclamò Flor, agitata.
"No, tranquilla. Non ha la febbre" la rassicurò il giovane, avvicinandosi al viso del bambino con le labbra. "Ora per sicurezza gliela controllo, la febbre, ma non lo sento accaldato."
"Lascialo a me, amore..." supplicò Flor, ma lui scosse la testa. Si mise a sedere sulla sedia che prima era occupata da Emma. Afferrò un termometro specifico per i bambini, a misurazione rapida, e controllò la temperatura del bambino. "Ecco. Sta bene, vedi? 36." disse il giovane. "Cos'è successo, piccolino? Ti sei spaventato?"
Il piccolo guardò prima suo padre, poi sua madre, come per dire che si era spaventato.
"Vuole stare con mamma e papà." disse Flor, scoppiando in lacrime.
"Piccola, non piangere. Ecco qua, ora risolviamo." Prese dalle cullette anche gli altri bambini, avvicinò il letto che un tempo era di Robertina e si mise lì.
"Oh, piccolini! Eccoci, siamo qui! Siamo qui, con voi!" disse Flor, cullando i bambini e singhiozzando.
In quel momento entrarono nella stanza anche Agostina e Santiago.
"Mamma... papà... state bene?" chiese Santiago, preoccupato.
"Tiago! Agostina! Cos'è successo?" chiese Flor, preoccupata.
"Abbiamo avuto lo stesso incubo, mamma" rispose Tiago. Agostina era aggrappata a lui, pallida e tremante.
"Venite qui anche voi, bambini" disse Fede. Si fece il più piccolo possibile, prendendo tra le braccia i due bambini e uno dei gemellini.
Finalmente, un quarto d'ora buono di tensione dei bambini, tutti crollarono addormentati.
Il Freezer fu il primo a svegliarsi. Accomodò meglio le coperte dei suoi sette angeli e uscì lentamente dalla stanza.
"Herr Federica! Mein Kind, come stare lei?"
"Buongiorno, Greta!" disse piano il giovane. "Sto bene, tranquilla. Per la mia Flor e i bambini non è stata esattamente una bella notte. Mi faresti un piccolo favore?"
"Oh, yah... naturalmenta!"
"Mi aiuteresti a preparare la colazione per Flor, Agostina e Santiago? I gemelli sono ancora un po' piccoli per il latte artificiale, quindi potrò farlo solo per loro, per adesso... vorrei portare loro... la... ehi! Che ti prende, Greta?"
La governante era incredibilmente commossa.
"Lei puona persona davvero, Mein Kind! Me tanto emozionata qvando vede come lei prentersi cura di Floricienta e di piccolini, e me felice, perché lei amare Floricienta... me non ha mai visto lei fare qveste cose... così contento... lei ama sua Floricienta, vero?"
"Sì che la amo. Ci ho messo parecchio a dirlo ,ma dentro di me lo sapevo da... da quando l'ho tirata fuori dalla schiuma." Il giovane rise, al ricordo.
"Lei... come figlio per Greta. Qvando lei... avuto incidenta, Greta si sentire morire come se... afere perso figlio suo. Lei sapere, vero?"
In quel momento il giovane ebbe paura che lei lo stesse dicendo così spesso perché si sentiva ancora una domestica e nient'altro, oltre ai ricordi smossi dall'influenza del giorno precedente.
"Dai, vieni con me" le disse, prendendola sottobraccio.
"Dove lei me portare, Mein Herr?"
"E smettila di darmi del lei, ti prego!"
Entrarono piano piano nella stanza in cui Flor e i bambini dormivano pacificamente.
"Questo è un miracolo, Greta... il mio miracolo! Il NOSTRO miracolo!" disse scompigliandole i capelli. "Questa è una piccola parte della mia enorme, scombinata e fantastica famiglia! Scombinata, come dice Flor. E se i miei demonietti pestiferi stanno bene, se la donna che amo sta bene, è anche grazie a te! Noi siamo un miracolo... tutti quanti..."
"Me te folere tanto bene, Herr..."
"Freezer!" la fermò lui. "Se non vuoi smettere di darmi del lei, se proprio non ce la fai, da oggi ti chiedo di chiamarmi Herr Freezer, altrimenti dovrai darmi del tu."
«Al massimo «Ex Freezer"!" intervenne Flor, che in realtà li ascoltava da parecchio e vegliava sui bambini da quando il suo Fede era uscito. «E non devi sentirci  distanti, Greta... né me, né il mio Fede... anche se su carta siete sotto contratto, sia tu che gli altri, noi vi vogliamo bene come familiari e non sapremmo stare senza di voi... davvero."
«Anche te, Floricienta! Me te fuole tanto, tanto bene!" esclamò la governante. La ragazza scese piano dal letto, raggiunse la governante e l'abbracciò stretta, come pure faceva Fede, che aveva la maglietta impregnata di lacrime, ma poco gl'importava, in quel momento.
"Foi... crandi signori Fritzenwalden."
Il grande Capo sorrise da dove si trovava. Aveva fatto bene a scegliere il ragazzo, per quello che doveva fare... e presto gli avrebbe permesso di vivere in pace, insieme alla sua Flor e ai suoi ragazzi.

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora