La situazione per Flor e i ragazzi era critica da quando c'erano le streghe... da quando Fede non aveva più la possibilità d'interagire con loro, e nonostante le tentasse tutte per spiegare a chi di dovere che quella sensazione d'impotenza per lui rappresentava un inferno nonostante si trovasse in Paradiso, il Capo Supremo era irremovibile.
"Non possiamo sovvertire gli equilibri della natura, signor Fri... come ti chiami, insomma" gli diceva ogni volta che, seppur timidamente, Fede faceva un accenno alla questione, mentre vedeva i suoi fratelli patire sempre di più e la donna che amava restare aggrappata alle sue convinzioni per rimanere vigile a sufficienza da proteggerli, nei limiti delle sue possibilità.
Ma ci fu un giorno in cui quelle parole non gli furono più sufficienti.
Guardava quel maledetto schermo da quando era arrivato, con un'espressione totalmente assente. Ora rispondeva con gentilezza agli angeli che lo esortavano a fare un giro per il Paradiso, ma rispondeva sempre di no. Non gl'importava di conoscere quel posto: non gl'importava più di niente. L'unica in grado di aiutarlo fu Margarita, che gli dava la speranza di tornare... in fondo lui era finito lì per errore, per bontà d'animo, e nonostante il Capo si ostinasse a non prestare ascolto a questi dettagli, la donna sapeva come lavorarselo e aveva promesso di aiutare l'ex Freezer, tanto da convincerlo a imparare a cucinare e ricordare i lavori che faceva anche lui prima che i suoi genitori ascendessero economicamente.
Fede, rinfrancato dalla speranza che gli dava Margarita, s'impegnava a fondo e imparava molto rapidamente.
Il giorno in cui non resse più fu quando vide sua sorella Maya in cantina, seduta davanti al pianoforte, che aveva preso a suonare "Te siento": una canzone che Flor aveva scritto per lui.
"Perché, fratellino? Perché te ne sei andato? Vorrei tanto che tornassi qui a sgridarmi, a dirmi: "Perché non sei andata a scuola?", o: "Stai lontana da questo o quello!" Quella brutta strega ha mandato via anche Matias perché stesse con me e ora lui vive nascosto in garage... per continuare con la causa."
"Lo so, piccola mia, lo so!" le diceva lui, pur sapendo che sua sorella non poteva sentirlo.
"Vorrei un tuo abbraccio, fratellino!" sussurrò ancora Maya.
Lui provò a sbilanciarsi in avanti, ma una mano invisibile lo trattenne.
Poi vide la strega minore che lo derideva, ma questo non lo colpiva più di tanto. Quello che gli fece male fu vedere Thomas che le urlava contro... e ovviamente, nonostante Flor le dicesse di lasciarlo stare, la donna lo prese con violenza per il mento, gli strinse il volto tra le mani e disse: "Fanne un'altra e prima ti picchio con la catena, poi ti sbatto in orfanotrofio."
Fede ricordò che Thomas, per impressionare Flor, aveva detto una cosa simile di lui. Come poteva, quella viscida serpe, sfruttare le fantasie di un bambino?
"No... Thomas, no..." si lasciò sfuggire. "La mia piccola peste in orfanotrofio no, non lo sopporterebbe!"
Era tendenzialmente per questo motivo che Fede si era lasciato alle spalle l'infanzia spensierata: non poteva importargliene di meno di scartoffie e uomini in doppio petto, ma dei suoi fratelli sì che gl'importava!
Flor si scagliò contro la strega, prese in braccio il piccolo e lo portò via, cercando di calmarlo... ma le due streghe finirono per rinchiudere i ragazzi in soffitta, come al solito.
E tra loro c'era Martin, che respirava affannosamente.
Flor e Franco cercarono d'intervenire, volevano soccorrerlo, ma la strega non concesse loro di avvicinarsi.
Franco, più furioso che mai, si recò al cimitero.
"Perché quel maledetto idiota del Conte non è andato a cercarsi un'altra? Perché hai dovuto salvarlo? Perché te ne sei andato?" diceva tra le lacrime. Prese a colpire con violenza le vetrate e in pochi istanti le sue mani si ricoprirono di sangue. Fu Greta ad andare a recuperarlo, insieme a Nico.
"Piccolo Franco..." gli disse con dolcezza, "tuo fratello non folere tu fare questo..."
"Dobbiamo occuparci dei bambini, Franco... come avrebbe fatto lui!" disse Nico, abbracciandolo. Si sentiva in colpa per tutte le volte che avevano litigato.
E poi ci fu il colpo di grazia: vide Flor, inginocchiata a terra, accanto a quello che un tempo era il suo letto, con il volto tra le mani. A volte dormiva lì, perché quando lo faceva sognava le sue mani che le accarezzavano il viso... e in effetti lui cercava di farlo davvero.
"Aiutami, signor Freezer! Aiutami, ti prego! Non ce la faccio più!" sussurrò tra le lacrime, e questo lo distrusse completamente.
"NOOOOO!" gridò con tutta la forza che aveva, tirando un pugno allo schermo, che però non si scheggiò neppure.
"Tesoro! Fede! Su, calmati." Margarita, la madre di Flor, gli posò le mani sulle spalle. Non era facile, ma lui riuscì addirittura a piangere.
"Se quella strega fa del male ai miei ragazzi io... io..." balbettò.
"Vieni, tesoro. Facciamo un altro tentativo con il Capo. E se tu non riuscirai a convincerlo, stavolta mi sentirà, quant'è vero che mi chiamo Margarita Valente!"
E così si ritrovarono a chiedere udienza al Capo ancora una volta. A Margarita piaceva molto Fede: sapeva che, oltre ad essere un uomo responsabile, sapeva essere romantico, e Flor meritava questo, non che lui occupasse il corpo di un idiota per dargli lezioni sull'amore, (perché sapeva che il Capo poteva uscirsene con questo: l'aveva già fatto in passato).
"Oh, accidenti! Che faccia scura che hai, ragazzo!" disse il Capo. Fede prese un respiro profondo e non perse tempo: andò subito al sodo.
"Capo, per favore! Non so più che fare, non riesco a non guardarli, ma quando li guardo mi sento come se la mia vita si stesse spegnendo per la seconda volta."
"E allora smettila di guardare, no?" lo rimproverò il Capo.
"Ma se le ho appena detto che non ci riesco!"
"Oh, Io mio, Io mio! Non so più che fare con te, Fritzchen... qualcosa..."
"Con il dovuto rispetto, Capo, ma io potrei dire lo stesso."
"Ehi! Ma come ti permetti, ragazzo? Potrei sbatterti fuori per questo, sai?"
A quel punto, il Fede che lottava per quello in cui credeva, quello antecedente alla scomparsa dei genitori, tornò in azione, accompagnato da quella voce tonante che più e più volte l'aveva reso insopportabile agli occhi di chi lo amava.
"E LO FACCIA, MALEDIZIONE!" urlò con tutta la forza che l'ossigeno presente nei polmoni gli consentiva. "Ma non lo capisce? Mi perdoni, ma così mi sento come se fossi all'Inferno. Lei... lei è il Capo, è buono, ama i suoi figli uno per uno, anche i codardi come me... e so che non vorrebbe farci soffrire... per questo ci permette di entrare in questo posto così magico... in questo posto dove sembra che i problemi volino via... ma io non posso continuare così, cerchi di capirmi... lei è stato uomo, ha vissuto da uomo, ha sofferto da uomo... la prego."
"Che succede ai tuoi fratelli?"
"Martin sta male. La sua asma patologica è degenerata, perché quelle due gliene combinano di tutti i colori e se non le faccio smettere lui non sarà l'unica vittima di questa storia. Maya è tornata a casa da Londra, per stare con gli altri, sostenerli... è tornata, nonostante fosse malata anche lei, Capo Supremo... e quella stre... e quella donna... non le permette più di andarsene, di vivere il suo sogno... so che ha scelto di studiare pianoforte, ma musica pop, non classica... e quella mege... quella donna che non voglio nemmene nominare non le permette di studiare, perché dice che non vuole spendere un mucchio di soldi per permetterle di "strimpellare quelle note strappalacrime". Io la guardo praticamente sempre, la mia piccola, e... e vedo che quando si siede sullo sgabello e si mette a suonare, lei mi parla... mi dice tutto, e io non posso dirle che lo so già, che ci sono, che la vedo, non posso fare niente per farla smettere di piangere... e poi lo deve fare di nascosto, perché la mia ex vuole portarle via il pianoforte di nostra madre. Franco dev'essere sorvegliato di continuo, perché non ce la fa più e rischia di esplodere in ogni momento, si figuri che nemmeno Amélie è riuscita a farlo stare meglio. Una volta l'ho visto entrare al cimitero, dove mi trovo adesso, e ha riempito di pugni le vetrate. Poi... c'è Greta, che per tanti anni per noi è stata come una mamma... e che insieme a Flor cerca di fare da scudo ai bambini. Nico, che era già turbato dal suo aspetto, si sente in colpa per i litigi che ha avuto con me, con Franco... lo sa, stava per perdere anche lui... Roberta cerca di stare accanto a loro e consolarli come può, ma le stre... le due signore puntualmente le fanno a pezzi ogni tentativo e quando lo fanno Thomas diventa aggressivo, e allora lo chiudono in cantina e lo minacciano di far diventare vere alcune sue fantasie... solo che il carceriere non sono io, ma loro."
"Vedo che hai studiato, ragazzo." disse il Capo con un sorriso sornione. "Ma hai dimenticato qualcuno, non ti sembra? La donna che dici di amare."
"Capo, lascialo stare, per favore!" intervenne la madre di Flor. "Posso dirtelo io, questo..."
"Margarita, da brava! Deve dirmelo il ragazzo! È il minimo che si merita..."
"Per cosa, Capo?" chiese Margarita, tentando di contenere la rabbia. Nutriva grande rispetto per il Capo, ma quell'atteggiamento menefreghista non le era mai andato giù. "Per aver detto che stava male? Per aver detto che non ne poteva più di veder soffrire i suoi familiari e non poter interagire in alcun modo con loro? Per aver salvato la vita a un donnaiolo imbecille e maschilista?"
"Margarita Valente!" la rimproverò lui.
"Capo Supremo!" lo scimmiottò lei. "Tu sei buono e sappiamo che non puoi soddisfare le richieste di tutti... ma lui ha messo la vita di un altro uomo davanti alla sua, e questo dovrebbe voler dire che ha superato le sue paure. Si è dichiarato alla mia bambina per la strada, infischiandosene di essere visto dagli estranei. Non si vergognava di se stesso. Non si vergognava di lei. E soprattutto: mia figlia sta peggio di tutti, perché deve aspettare di rimanere sola per poter piangere. Si sta ammalando. Lo sogna tutte le notti e il suo albero si sta seccando con lei... ti prego, Capo... ti scongiuro!"
"Beh, potrei... potrei farlo entrare nel corpo di qualcun altro... di quel Conte, ad esempio." disse tra sé il Capo, e un moto di panico scosse il povero giovane.
"Ma... ma così dovrò ricominciare da zero!" disse con un filo di voce e questo fece arrabbiare molto qualcuno.
"No, no e no!" urlò Margarita, stizzita come non mai. "Mia figlia e la sua famiglia hanno bisogno di lui... ma di lui come signor Freezer... scusami, tesoro. Di lui come Fede... non che a fare da tramite sia quell'imbecille: eh no, lasciami finire, metti giù la manina... quell'imbecille che l'ha portato qua! La mia Flor ha sofferto tantissimo ed ha bisogno del suo Fede, non che lui vada nel corpo di quel tale a fare il Fantasmino carino carino che ridesta il cuoricino!"
Il Capo si lasciò ricadere sulla sedia con un sospiro così profondo da far tremare tutto.
"Perdonami, Capo... ma ti prego: se il destino vuole che quei poveri ragazzi debbano soffrire, almeno lascia che abbiano accanto lui... ti scongiuro... loro hanno bisogno del loro fratello e la mia Flor ha bisogno del suo principe azzurro... non permettere che la storia si ripeta... quello sì che è un codardo perché se ne frega dei sentimenti altrui... e magari il caro Fede riuscirà a risvegliarlo lo stesso il cuore di pietra che quel tipo si ritrova senza doversi assoggettare a quello che fa lui... tu sei così buono, Capo..."
Negli occhi del Capo Supremo parve accendersi una scintilla. Lui era quello che soffriva più di tutti per la situazione che si era venuta a creare.
Quello che lo fece cedere, però, fu una schiera di angeli che continuava a ripetere: "Per favore, Capo..." "Guarda come sta, poverino..." "Non può restare qui o vivere nel corpo di un altro se la sua anima è così tormentata..." "Lascia che si rigeneri!" "È così buono e gentile, se lo merita!" "È così giovane: si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato!"
"Non so come hai fatto, ragazzo mio, ma ti sei conquistato la simpatia di tutta la Corporazione Celeste!" esclamò il Capo, e sul suo volto etereo comparve un sorriso paterno.
Fede capì che era il momento d'insistere: voleva bene al Capo, ma non voleva stare lì, o almeno non ancora.
"Capo, io... io lo so che ho sbagliato tutto, che non me lo merito... ma non ce la faccio a stare qui, per quanto si possa star bene... non ce la faccio a stare senza la donna che amo, senza i miei ragazzi... e sapendo che una... una... persona... può far loro del male in qualsiasi momento e io non posso fare nulla in proposito! Mi dia un'altra opportunità, la prego! Le giuro che sarò in grado di meritarmela!"
"E sia!" disse il Capo, che sapeva perfettamente che Fede quell'opportunità se la meritava eccome.
"Sul serio?" chiese Fede, sorpreso. Provò a pizzicarsi il braccio, poi ricordò che il suo corpo, identico a quello terrestre, a differenza di esso non avvertiva alcun dolore.
"Sì, ragazzo... ma dovrai superare alcune prove. Se ci riuscirai potrai rigenerare il tuo corpo. E tu farai da supervisore, Margarita... ma tua figlia non potrà vederti."
"Grazie, Capo! Sarò contenta di vederla io!" disse dolcemente Margarita.
"Grazie, Capo, grazie!" esclamò Fede.
Gli gettò le braccia al collo e il Capo, abbandonando le difese, ricambiò.
"Su, su, andate prima che cambi idea!" disse sciogliendo l'abbraccio.
Nel frattempo, a casa Fritzenwalden, Flor era in camera sua, e accanto a lei era seduta Maya, la sorella di Fede. I suoi occhi erano gonfi e rossi di lacrime e il suo volto era stremato.
"Flor... non ne posso più. Non sopporto che quelle due streghe parlino male di lui, non lo sopporto, le odio!"
"Piccola, vieni qui!" le disse la ragazza, facendole posare la testa sul suo petto. "Credimi: lui non vorrebbe che tu te la prendessi. Lasciale dire."
"Non posso. Dopo tutto quello che io e lui abbiamo passato detesto che si parli di lui come fosse un idiota."
"E lui lo sa... ma se tu lasci che queste cose ti colpiscano, loro non faranno che insistere su questo, capito? Pensa piuttosto a quelle volte in cui avete fatto pace dopo aver litigato, a quando, al tuo compleanno, lui ha voluto cantare per... per te... a quando ha dato il benservito alla strega sull'altare... anzi: sai che facciamo? Quando le due megere non ci sono, tu ti metti a suonare la marcia nuziale e facciamo l'imitazione della strega minore che viene abbandonata sull'altare dal principe più buono di questo mondo. Che te ne pare?"
Maya scoppiò a ridere al ricordo e Flor fu soddisfatta.
"Su, ora va' a letto che si è fatto un po' tardi, e se la strega si accorge del fatto che siamo ancora qui a parlare ci cuoce sul forno per qualche intruglio."
"Va bene. Buonanotte, Flor."
"Buonanotte, tesoro mio!"
Rimasta sola, Flor aprì la finestra e si soffermò a guardare i rami del suo albero che a poco a poco si stavano spezzando e si riempivano di foglie secche.
"Ti ricordi, amore mio? Ti ricordi che una volta l'albero è fiorito quando ci siamo baciati? Tu dicevi che era un segno! Dicevi che dovevamo stare insieme! Perché non ti ho dato retta?"
Poi qualcosa la riscosse: una voce che aveva scoperto essere splendida le cantava sottovoce una canzone che solo loro due conoscevano.
"Sarà così, uniti, infine..."
"Fatine, guardate che se è uno scherzo non è divertente!" esclamò Flor.
"Sarà così, per me e per te..."
"Sapete quanto mi manca il mio Freezer... non mi fate questo, vi prego."
"Sarà così... un grande amore... sarà così..."
"Sto impazzendo... ma non posso... come farò con i ragazzi, se impazzisco? Amore, aiutami: che mi prende?"
"E sarà così... sarà un grande amore fino alla fine... e oltre..."
Uno degli amuleti di Flor parve fluttuare nell'aria, e allora lei si convinse e sussurrò: "Fede..."
"Sì, amore mio! Lo sai perché quel giorno non mi hai dato retta? Perché io ti ho insegnato a farti troppi scrupoli per la persona sbagliata e non mi perdonerò mai per questo!" disse una voce che Flor non avrebbe mai creduto di poter sentire ancora. "Quella brutta strega..."
"Ehm ehm... bada a come parli, ragazzo!"
La voce tonante del Capo fece vibrare i vetri, ma Flor non poteva sentirla.
In compenso udì la risposta di Fede: "Mi scusi, Capo, ma quando ci vuole ci vuole! Guardi come ha ridotto la mia principessa!" Una mano grande e calda le accarezzò la guancia e subito dopo due calde labbra si posarono dolcemente sulle sue. Il suo cuore prese a battere furiosamente.
Flor non poteva ancora vederlo, ma non ne ebbe bisogno. Il vento spalancò del tutto la finestra e l'albero magico si ricoprì di fiori. I rami ripresero vigore ed ondeggiarono nel vento come in un valzer.
"Tornato... tornato!" disse Flor tra i singhiozzi.
"È la prima volta che non riesci a formulare una frase di senso compiuto!" le disse lui, circondandole il corpo con le braccia. "Non indosserai mai più questa divisa... a te sta bene tutto, ma questa non mi piace... fa troppo schiava della strega cattiva!"
"Aiutami, ti prego! I ragazzi!" disse Flor, sempre singhiozzando.
A quel punto Fede abbandonò l'atteggiamento scherzoso e la strinse a sé, coccolandole la testa.
"Non fare così, piccola! Ti prego, cerca di resistere ancora un po'. Devi prendere i ragazzi e dovete scappare!"
"Li metteranno in un collegio, in un orfanotrofio, li separeranno!" diceva Flor, disperata.
"No, non succederà, tesoro mio! Non piangere, ti prego! Ora dovete solo fuggire, è diventato troppo pericoloso rimanere qui!"
Il rombo di un tuono scosse la stanza.
"Oh, accidenti! Va bene, va bene, ho capito" sospirò Fede.
"Devi già andare via?" chiese Flor.
"Sì, purtroppo devo andare, ma ti prometto che presto ci ritroveremo e non avremo limiti di tempo."
"Ci ritroveremo..." ripeté Flor.
"Saremo felici! Vedrai che sarà così!"
Chiunque avrebbe detto che era impossibile, perché lui non era più sulla Terra, ma lei l'aveva visto, lui l'aveva abbracciata e le aveva parlato. E poi era impossibile contraddire un angelo!
Flor gli credette. Infatti disse: "Sì, amore mio! Sarà così!"
"Aspetta" disse Fede. "Questa dovresti averla tu..."
E mise tra le sue mani la noce di Margarita. Appena Flor la toccò, questa parve illuminarsi e le provocò brividi in tutto il corpo. Le parve persino di percepire il tocco delicato di sua madre sul viso. Strinse più forte la noce: non voleva che quell'incanto finisse, e quella sensazione crebbe, perché Margarita la stava abbracciando per davvero. Flor non poteva vederla, ma sapeva che era lei. Ogni volta che stringeva quell'oggetto così speciale tra le dita, questo pareva infonderle un senso di pace... ma stavolta era stato diverso.
"La mia noce... allora è vero!"
Ma Fede non ebbe il tempo di risponderle, perché scomparve.
Flor, nonostante il fisico affaticato da una febbre che la tormentava da qualche giorno, si riebbe dalla sorpresa e ragionò in fretta. Fede aveva ragione. Dovevano andarsene.
Doveva agire in fretta, prima che le streghe, sprofondate nel loro "sonno di bellezza", si risvegliassero. Strinse tra le dita la noce di sua madre, prese un profondo respiro e uscì dalla stanza.
"Mamma, ti prego... non abbandonarmi adesso" sussurrò stringendosi l'oggetto al cuore.
"Sarò sempre con te, piccola" sussurrò Margarita, pur sapendo che Flor non poteva sentirla.
In punta di piedi, pregando le sue fatine e i suoi angeli che le due donne non la sentissero, Flor si mosse per la casa, stanza per stanza, andò a chiamare i ragazzi e li svegliò dolcemente, chiedendo loro di radunarsi in soffitta.
Una volta riuniti lì, sedettero tutti a terra, in cerchio.
"Dobbiamo andarcene" disse Flor. "È troppo pericoloso restare qui! Ho visto Fede, me l'ha detto lui, è un segno!"
"Come "hai visto Fede"?" chiese Franco, scettico.
"Ora non c'è tempo per spiegarvi. Abbiamo solo poche ore, salvo imprevisti, prima che le arpie si sveglino. Andiamo a preparare le nostre cose. Io prenderò coperte e lenzuola dalla mia stanza e le useremo come tende."
"Sì, ma... come facciamo?" domandò Roberta. "Le porte sono tutte sprangate, le streghe non ci lasceranno andare, non dopo l'ultimo tentativo che abbiamo fatto!"
L'agitazione si fece sentire e un brusio, che seppur lieve poteva destare qualche sospetto, si alzò nella stanza.
"Shhh... non tutte le porte sono chiuse. Quella della cantina che dà sulla strada è aperta. Usciremo da lì." disse Flor. "E ora via, tutti fuori!"
Detto fatto: prepararono tutti le loro cose ad una velocità incredibile, forse elettrizzati dalla strana notizia che Flor aveva dato loro, scesero in cantina silenziosi come ombre, stretti gli uni agli altri, e uscirono da quella Villa degli Orrori.
Per quella notte erano accampati in un posto in cui Flor era stata quando era fuggita insieme a Roberta. Erano tutti ammassati gli uni sugli altri e si stringevano gli uni agli altri per scaldarsi. Il freddo pungente penetrava nelle loro ossa e, nonostante le coperte che Flor aveva preso dalla sua stanza, il vento sferzava la loro pelle, ma i coraggiosi si abbracciavano e si coprivano con quel poco che avevano. Il fisico già provato di Martin non era certo aiutato da quel clima e dalla polvere, ma non si lamentò mai, nonostante sentisse di avere la febbre.
Il giorno dopo si alzarono presto. Le streghe dovevano essersi accorte della loro assenza, motivo per cui non potevano stare troppo a lungo nello stesso posto, soprattutto se troppo vicino alla casa.
Mentre camminavano, però, forse a causa dell'eccessivo e prolungato stress, Flor perse i sensi. I ragazzi erano agitati. Circondarono la ragazza e cercarono in tutti i modi di rianimarla.
Flor si ritrovò in un giardino.
"Dove... dove sono?" chiese, confusa.
"Sei in Paradiso, bellezza!" rispose una voce alle spalle della ragazza.
Flor si voltò di scatto e lo riconobbe.
"Tu sei l'angelo che ha accolto Fede?"
"Hai buona memoria, vedo! Tranquilla, tu sei viva, ma il tuo principe ti deve parlare. Vieni di qua, alla fila dei colloqui con le anime. Ma purtroppo dovrai aspettare molto!"
"Aspetterò quanto sarà necessario!"
"Ma guarda! Tutto l'opposto di lui!"
Flor non sapeva dei litigi tra Fede e gli altri che attendevano per entrare al Supremo Ufficio Reclami.
Si mise in fila e dovette aspettare molto prima che arrivasse il suo turno.
Quando vide il suo principe gli corse incontro e lo abbracciò, emozionata.
"Amore mio! Amore mio!" ripeteva.
"Flor, ho una bella notizia da darti!"
"Una bella notizia? Di che si tratta?"
"Posso tornare, Flor! Posso tornare!"
"Mi prendi in giro?"
"Ma no... il Capo prima era restio a concedermelo, ma adesso si è convinto!"
Fede non poté dire altro, perché l'angelo intervenne: "Ragazzi, ora dovete tornare a terra!"
Flor e Fede, tenendosi per mano, entrarono in un passaggio.
"Vi consiglio di chiudere gli occhi" disse Margarita. "C'è un vortice che vi riporterà sulla Terra e potreste avere dei problemi nel guardare!"
"Grazie mamma!" disse Flor. Poi lei e Fede entrarono nel passaggio, si presero le mani e chiusero gli occhi. Un vortice li risucchiò e i due innamorati iniziarono a girare su se stessi, stringendosi le mani a fatica perché quel vento fortissimo rischiava di separarli. Un colpo di vento li gettò fuori dal passaggio e i due furono costretti a lasciarsi le mani per andare ognuno nel proprio corpo.
Quello di Fede era stato appena riformato, uguale a quello che aveva prima, ma naturalmente non quello dato che la materia non era più utilizzabile.
Flor si riscosse e i suoi "compagni di viaggio" tirarono un sospiro di sollievo.
"Mi... mi gira tutto" balbettò.
Cercò di alzarsi, ma le vertigini provocate dal passaggio nel vortice le permettevano a stento di muoversi. Ci volle un po' prima che quella sensazione si placasse. Si alzò molto lentamente e disse ai ragazzi: "C'è una sorpresa per voi!"
Anche Fede, appena tornato nel suo corpo, aveva la testa che girava come una trottola e non aveva la forza di muoversi. Il vento l'aveva scosso molto. La sensazione era forte, ma a poco a poco iniziò a svanire.
Proprio in quel momento arrivarono Flor e i ragazzi. Fede non resistette alla voglia di andare ad abbracciarli, in particolar modo Thomas. Gli sfiorò i capelli e gli sussurrò: "Ciao, piccola peste!"
Thomas tese le mani tremanti e disse soltanto: "Fede!", troppo stupito per parlare. Lo abbracciò forte. Non poteva ancora vederlo perché Fede avrebbe dovuto superare tre prove per tornare visibile, ma non gli serviva: il corpo scolpito al quale si stringeva era senz'altro quello di suo fratello. Il suo cuoricino glielo diceva.
I ragazzi raggiunsero Thomas.
"Come hai fatto a tornare?" chiedevano.
"Ve lo spiegherò con calma, ragaz... oh mio Dio, Flor, no!" disse Fede, notando che la ragazza si era appoggiata a un muro. Le si avvicinò e le toccò la fronte. "Povera piccola! Stai bruciando di febbre!" disse sorreggendola.
Tornarono a casa e Fede rimase accanto a Flor.
"Perdonami se ti sto dando dei problemi, amore mio" sussurrò Flor. "Non dovevamo tornare."
"Sì, invece! Questa è casa nostra! Presto tornerà ad esserlo." disse lui.
"Ne sei sicuro?"
"Sì. E quanto ai problemi, non voglio più sentirtelo dire nemmeno per scherzo, tesoro! Quando ero io ad avere la febbre tu c'eri e adesso tocca a me. Ehi! Saremo felici come quando ci siamo sposati in segreto e forse anche di più."
"Sì! Sarà così" diceva la ragazza, e in quel momento, stretta tra le braccia di lui, ci credette.
(Un ringraziamento speciale va a @
GirlMCho
per la splendida copertina, con la quale vorrei lasciar intendere che il filo dell'Amore terrà legati per sempre coloro che si sono amati.)
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Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||
FanfictionA Fede viene concesso di tornare sulla Terra, ma dovrà superare alcune prove. La prima ad incontrarlo sarà Flor, attraverso una visione. Infatti l'incontro con Fede della prima serie non sarà l'ultimo. Dopo il ritorno, poiché le leggi della natura s...