III~ Tra petali e spine [pt. 3/5]

192 9 88
                                    

"Poi ci sono quelli che fanno senza dire, mantengono senza promettere,
ci sono senza esserci.
Perché sono senza bisogno
di sembrare."

-Anonimo

"                                                    -Anonimo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.




[18 Luglio 1995]


NARRATORE ESTERNO

Udendo la porta d'ingresso chiudersi -segno che Brandon fosse appena uscito per andare a lavorare- Diana continuò a rigirarsi più volte nel letto finché, stufa e ormai del tutto sveglia, notò che le lancette dell'orologio a muro segnavano le undici del mattino.
Si alzò sbuffando.
Raggiunse il bagno, si sciacquò il viso e ripensò al sogno che fece quella notte: era un ricordo.
Ed era anche molto recente:

Sorridendogli di rimando per un istante, quando chiuse le mani a coppa poté avvertire qualcosa caderle tra i palmi.
Jackson la fissò e aspettò che lei, prontamente, facesse finta di niente e riponesse il piccolo oggetto nella tasca del pantalone. Quando lo fece le sorrise e si spostò dalla sua figura, oltrepassandola e raggiungendo l'uscita della struttura. Approfittando del caos venutosi a creare e assicurandosi che nessuno la stesse osservando, ella scrutò ciò che il cantante le aveva donato: un minuscolo pezzo di carta stropicciato.
Lo aprì e lo rigirò con frenesia.
'Chiamami', c'era scritto sopra.

Poggiò le mani sul lavabo e prese un grande respiro, rimanendo fissa su un punto indistinto per qualche istante: rifletté sul fatto che, di quell'accaduto, non ne avesse ancora parlato con nessuno -tantomeno con Brandon- e, a dirla tutta, neanche le andava di farlo.
Uscì dal bagno a passi svelti e scalzi, raggiungendo una poltroncina dove era posata la sua borsa e aprendola con non troppa cura. Tastando casualmente all'interno di in un taschino interno, alla fine trovò ciò che cercava: quello stesso foglietto che due giorni prima Michael le ripose tra le mani mentre, davanti a tutti, ella recitava la più completa indifferenza nel salutarlo.

Raggiunse lentamente il materasso e si sedette sopra di esso a gambe incrociate, stirando la carta con le dita e leggendo ripetutamente ogni singola lettera che, disordinata, testimoniava appartenere alla calligrafia del cantante.
Da quando egli lasciò il Children's Hospital, Diana non seppe cosa pensare riguardo a quel messaggio lasciatole in un momento di confusione, ma la sua curiosità non le diede pace. Ripensò per un istante a quell'incontro per lui così inaspettato, a come si comportò quando la vide e anche a come lei stessa si atteggiò nei riguardi di lui, che si accorse del suo forzato distacco per poi rinfacciarglielo con ironia.
"Sei stata brava oggi."
"A fare cosa?"
"A fare finta che io non fossi qui."
Rimembrò ogni parola, ogni sguardo, ogni sorriso. Era così surreale che quasi credette si trattasse di un gioco, sorrise e scosse la testa indecisa, poi portò una mano davanti la bocca.

𝐏𝐡𝐢𝐥𝐨𝐟𝐨𝐛𝐢𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora