III~ Dietro la maschera [pt. 3/9]

76 3 27
                                    

"Non fidarti della momentanea bonaccia:
fa presto il mare ad agitarsi."

-Lucio Anneo Seneca

-Lucio Anneo Seneca

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


[14 Marzo 1996]

NARRATORE ESTERNO

"Grazie Diana, mi sento molto meglio ora."
Una donna anziana, dai capelli bianchi e la statura esile, guardava la giovane con un sorriso gentile, massaggiandosi di tanto in tanto la spalla sinistra.
"Non c'è di che, Margaret." Rispose Talìka educatamente, aggiustandole il cappotto e i relativi bottoni. "Sei davvero molto brava, sai? Sei delicata ma decisa, e io ne ho frequentati molti di fisioterapisti." Ridacchiò rocamente. "Ma tu sei migliore. Si vede che svolgi il tuo lavoro con passione."
Meyer ridacchiò. "Grazie mille, davvero."
Le aprì la porta e le lasciò libero il passaggio. "Ci vediamo lunedì?"
"Va bene cara, buona serata."
"Anche a te." Terminò la giovane chiudendosi la porta alle spalle. Sospirò, portò una mano sul ventre e si guardò allo specchio. Sollevò la maglia che indossava e sgranò gli occhi.
Il suo ventre era più gonfio, sarebbe potuto essere tranquillamente confuso con quello di chi ha appena terminato un pranzo abbondante.
Ma lei aveva fame, era a digiuno da ore e, nel suo grembo, il bambino iniziava ad acquistare centimetri. Sorrise mordendosi il labbro inferiore con euforia, poi sistemò lo studio, lo pulì e infine raggiunse la giacca. Controllò che tutto fosse in ordine e infine spense la luce, varcò la soglia e chiuse a chiave.

Il freddo vento invernale l'accolse come una doccia fredda, si strinse nelle spalle e si coprì la gola con una sciarpa, attenta a non inciampare sul marciapiede ormai poco illuminato.
Erano quasi le otto di sera e la strada era pressoché deserta, di fatto allungò il passo intenta a sbrigarsi per tornare a casa.
Afferrò il piccolo e rudimentale cellulare e ne lèsse il display: tre chiamate perse da Michael, segnava.
Lo richiamò, con sua sorpresa rispose subito.

<Amore.> Disse l'uomo con una nota sorpresa, la sua voce era impastata. <Finalmente.> Concluse con sollievo. <Quasi mi stavo preoccupando.>
<Scusami, ho lavorato molto oggi.> Affermò Talìka.
<Mh... E sei stata bene?>
<Sì, qualche nausea qua e là ma niente di ingestibile.>
<Fa beme> Rispose lui poi, scaturendo una risatina nella giovane.
<Stai mangiando?> Gli chiese.
<.> Ingoiò il boccone e rise. <Ma non vuoi sapere cosa.>
<Invece lo voglio sapere.>
Si avvertì un silenzio. <Ciambelle. Ciambelle glassate.>
Una rauca nota di disgusto uscì dalla gola di Diana. <Alle otto di sera?> Terminò ridendo.
<Potrei mangiarle anche nel pieno della notte, piccola. E infatti lo faccio.>
<Solo tu potresti, amore.>
<Modestamente.> Bevve un sorso d'acqua. <Sei per strada?>
<Sì sto tornando a casa.>
<D'accordo. Resto al telefono con te finché non sei arrivata.>

𝐏𝐡𝐢𝐥𝐨𝐟𝐨𝐛𝐢𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora