I~ Come fiori di loto [pt. 1/5]

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"E se tu fossi qui, adesso, ti abbraccerei con tutte le mie forze fino a
spezzarci entrambi nell'impeto
di quel che provo per te."

-David Grossman

-David Grossman

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[3 Febbraio 1990]

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[3 Febbraio 1990]

"Grace, ma devo proprio andarci? Sai che mi sento a disagio..."
La ragazza si voltò verso di me stirandosi con le dita la maglietta rossa che indossava, poi lanciò nella mia direzione una giacca pesante che riuscii velocemente a prendere. Sbuffò.
"Fidati piccola Meyer, è una buona idea."
A quel punto iniziai ad agitarmi e a torturarmi inconsciamente le mani.
"No non è una buona idea, non è affatto una buona idea." A quel punto mi raggiunse.
"Tesoro ascoltami..." Iniziava adesso con tono più serio posandomi, come suo solito, le mani sulle spalle.
"Uscire e andare a pranzare per la prima volta io, te, tua madre e Jacob al ristorante è geniale. Abbiamo tutti quanti l'opportunità di conoscerci ancora meglio di quanto non ci conosciamo già."
"Lo so." Sospirai. "È che Jacob...Insomma, io-"
"Non devi sentirti fuori luogo."
"Sì invece." Constatai aggrottando le sopracciglia mentre lei si scansava da me.
"Allora io cosa dovrei dire che non faccio neanche parte della tua famiglia? I miei si sono trasferiti in Canada ed io per lavoro sono dovuta rimanere negli Stati Uniti, sono io che non c'entro nulla in tutto questo. È stata Elen che mi ha chiesto di venire Diana, altrimenti oggi sarei rimasta qui a vedere un film."
"Certo è ovvio che devi venire anche tu, perché è come se facessi parte della famiglia." A quel punto mi sorrise e mi strinse la mano.
"Dai una chance a quell'uomo, non essere rancorosa Diana. Sei anche andata a bere un tè a casa sua una volta no?"
"Sì...Ma-"
"Niente ma, ora usciamo da qui e andiamo a
'Le Grand Paris'!" Esclamò entusiasta enfatizzando le ultime parole con un accento francese assai ridicolo.
"Dove andiamo?" Domandai ancora io ridacchiando.
"È il nome del ristorante e non sono francese, non mi biasimare."
Protesi le mani avanti in segno di resa intanto che lei correva come una furia verso la porta d'ingresso.
"Ma almeno sai la strada per arrivarci?"
"Chiederemo a qualcuno."
"Quindi mi stai dicendo che mi obblighi ad andare in un luogo nel quale non voglio andare e per di più non sai che via prendere?" Quasi gridai per farmi sentire, poi lei tranquillamente si voltò e mi mostrò un sorriso accompagnato da una scrollata di spalle.
"Esattamente."

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