IV~ Colibrì [pt. 4/5]

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Attenzione: Dopo aver letto il capitolo, guardate alla fine della pagina perché c'è un dettaglio interessante🤍

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"La paura è l'emozione più difficile da gestire. Il dolore si piange, la rabbia si urla, ma la paura si aggrappa silenziosamente al cuore."

-Gregory David Roberts

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[18 Aprile 1996]

NARRATORE ESTERNO

Ricordava che, quando era bambina, era solita possedere decine di diari segreti. Se ne faceva comprare di tutti i colori e grandezze, spesso neanche ne finiva uno che ne cominciava un altro e conservava ogni chiave con cura. Era un modo per evadere dalla realtà e viaggiare con l'immaginazione, confidare a un oggetto che non può giudicare i segreti più intimi, quelli che non riusciva a dire a nessuno, dai più insignificanti ai più seri. Poi, intorno ai dieci anni, aveva lentamente smesso di farlo... Quando in adolescenza se ne rese conto, quasi le dispiacque: quei diari erano diventati come degli amici d'infanzia, quelli che col tempo si perdono di vista ma che restano nel cuore. Eppure, non li aveva mai buttati. Di fatto dovevano stare sicuramente a casa della madre, riposti in chissà quale scatolone impolverato. Un giorno le sarebbe piaciuto rileggerli.

Ma ora, Diana, dopo tutto quel tempo, aveva acquistato un nuovo diario. Lo aveva fatto dopo esser andata via dal parco il giorno prima, dopo aver salutato la madre e essersi avviata col padre verso casa sua, proprio dove aveva incontrato Debbie.
L'oggetto non era troppo grande, presentava una copertina rigida e un lucchetto a forma di cuore; fu la prima cosa che le venne in mente per sfogarsi e per liberarsi di tutto ciò che le pesava dentro, nell'anima. Non aveva alcuna voglia di vedere uno psicologo, più di una persona gliel'aveva proposto ma a lei, semplicemente, ancora non andava di parlarne. Forse, chissà... Qualche mese più tardi avrebbe cambiato idea, ma non in quel momento.

Adesso voleva solo pensare a quel diario che, una volta chiuso, nessuno avrebbe potuto aprire.

Afferrò la piccola chiave e la girò nella serratura del lucchetto, poi lo aprì e ne sfiorò le pagine lisce. Prese una penna nera e fissò quelle righe per minuti che le parvero non avere fine.

𝐏𝐡𝐢𝐥𝐨𝐟𝐨𝐛𝐢𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora