VII~ Estensione di te [pt. 7/7]

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"Le chiamo sorprese
eppure non aspettavo altro."

-Anonimo

[15 Novembre 1995]

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[15 Novembre 1995]

NARRATORE ESTERNO

"Aiutami a fare un test del dna", questa era stata la richiesta che Barbara aveva fatto a Michael pochi giorni prima, quando egli si era precipitato a casa sua dopo che ella per quasi una settimana non si era fatta né vedere né sentire, scatenando in lui una preoccupazione che da tutto poteva immaginare derivasse tranne che quello.
Una possibile familiarità tra l'amica e quella bambina tanto speciale che emanava leggiadria ovunque andasse. Azmera.
E assieme a quella promessa, Foster gli aveva fatto giurare di non farne parole con nessuno.
Neanche con Diana.

E fino ad allora, seppur contro ogni volontà e un peso sul cuore che gravava sempre di più ogni qualvolta incrociasse lo sguardo ignaro della giovane, Michael aveva tenuto fede al suo giuramento.

Aveva chiesto a Gregor di fermarsi appena fuori la porta di casa dell'infermiera e a Bruce di scendere assieme a lui. Ora percorreva il viale che l'avrebbe condotto a suonare il campanello, o meglio, correva verso di esso con respiro affannoso e coperto in volto, indossando qualsiasi cosa potesse nascondergli i connotati in modo tale che nessuno avesse il tempo di riconoscerlo e infastidirlo più del necessario.

"Va bene. Troverò il modo di fare una cosa del genere, anche se non so neanche da dove partire o tantomeno a chi chiedere."
Colui al quale chiese aiuto fu l'unico che avrebbe potuto aiutarlo, secondo lui, a tener tutto nascosto.

Norman Beck.

Non seppe perché lo chiese a lui, forse perché si fidava ciecamente di quell'uomo che l'aveva visto crescere, che sapeva quanto egli fosse buono e rispettabile e che ora, divenendo suo manager, era parte fondamentale della sua carriera.
E, soprattutto, egli era un uomo che sapeva come procurarsi tutto ciò di cui aveva bisogno senza che nessuno domandasse nulla.
Il modo? Michael preferiva non saperlo. Probabilmente corrompendo e ammaliando con quello charme che lo contraddistingueva nonostante l'età, ma francamente al cantante non gliene importò più di tanto: sapeva lo avrebbe aiutato e se tutto ciò sarebbe bastato a far sì che Barbara avesse il riscontro di quell'esame, allora andava bene così.

Era un tardo mercoledì sera e tutto era quieto. La verità è che fino a poche ore prima il moro si trovava a Neverland, sommerso dalle pesanti coperte del suo letto quando il telefono gli squillò: era Norman.
Gli disse di aver ottenuto i risultati del test e che era in viaggio verso il ranch per consegnargli la busta ancora sigillata.

𝐏𝐡𝐢𝐥𝐨𝐟𝐨𝐛𝐢𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora