III~ Arma a doppio taglio [pt. 3/5]

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"Mentre cercavo il corridoio giusto
per la fuga avevo già adocchiato la finestra
dalla quale sarei rientrato."

-Anonimo

"Anche se uno riesce a fuggire da una gabbia, non finirà col ritrovarsi in un'altra, solo piú grande?"

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"Anche se uno riesce a fuggire da una gabbia, non finirà col ritrovarsi in un'altra,
solo piú grande?"

-Haruki Murakami

[15 Dicembre 1995]

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[15 Dicembre 1995]


NARRATORE ESTERNO

Fu una scia di brividi di freddo che partirono dal collo per arrivare alle gambe che lo svegliarono dal sonno. O meglio, che lo svegliarono dal tentativo di prendere sonno.
Aprì gli occhi: tutto era buio attorno a lui, non riusciva a vedere neanche a un palmo dal suo naso, neanche attraverso le persiane: erano completamente abbassate. L'unica luce che riusciva a scorgere era quella della sveglia posata accanto al comodino, segnava fosse a malapena mezzanotte.
E stava scomodo. Stranamente, sul materasso sul quale si stendeva da anni, ora la sua schiena non trovava pace. Al caldo arrivava il freddo, dal freddo il caldo. Sudava e rabbrividiva, mentre nella mente i continui schiamazzi dei giornalisti e gli accecanti flash delle loro macchine fotografiche sembravano essere rimasti impressi nei suoi occhi da qualche ora prima quando, tornando da casa dopo un evento al quale era stato invitato da un amico, essi si appostarono ai cancelli della sua casa, attaccarono l'obbiettivo delle fotocamere ai vetri scuri della macchina, urlando e tentando di scattare qualche foto che sarebbe stata utilizzata -molto probabilmente- da chissà quale giornale scandalistico.
Sbuffò, portò le mani sulle tempie come se fosse stato l'unico modo per far sì che quelle fastidiose voci e sensazioni cessassero.

Desiderò avere Diana accanto a sé, ma lei non c'era. Era a casa sua, probabilmente stava dormendo. L'impulso di afferrare il telefono era forte, ma lasciò perdere. Era stanco dalla giornata precedente, così si girò sul fianco destro tentando di richiudere gli occhi, poi sul sinistro, supino e prono.
Niente da fare.
Il nervosismo gli ribollì nelle vene. Sbatté un pugno sul materasso e si alzò in tutta fretta, ritrovandosi presto in piedi ma dovendosi reggere all'armadio a causa del giramento di testa. Poi iniziò a camminare: aveva sonno, voleva dormire. Ma non ci riusciva, Dio se non ci riusciva.

𝐏𝐡𝐢𝐥𝐨𝐟𝐨𝐛𝐢𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora