V~ Scoprimi [pt. 5/5]

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"Il cuore è come il cielo: solo quando
si apre può essere sereno."

-Emanuela Breda

"Quello devi farlo più fino

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"Quello devi farlo più fino."
"Mh?" Aggrottò le sopracciglia, poi si abbassò sul tagliere e impugnò meglio il coltello per creare pezzi più sottili di guanciale.

Era agile, sapeva muoversi in cucina e, sinceramente, non me lo sarei aspettato.
Io intanto ero davanti al lavabo e stavo riempiendo la pentola con dell'acqua. Accesi la macchina del gas, ce la poggiai sopra e misi con le dita un pizzico di sale.
"Guarda! Ho finito." Entusiasta, Michael mi stava porgendo con aria soddisfatta il tagliere pieno di ciò che aveva appena preparato.
"Oh, grande!" Dissi sorridendo e pulendomi le mani sul grembiule.
"Ora prendo la padella, quando si è scaldata abbastanza tu ce lo versi dentro, d'accordo?"
Mi sorrise, intanto io avevo già fatto ciò che avevo spiegato.
"D'accordo."
Gli chiesi poi che formato di pasta preferisse mostrandogli diversi formati: tra spaghetti, fusilli, rigatoni, penne e bucatini, lui scelse gli ultimi.
"Scelta azzeccata, Jackson."
"Ti ringrazio, Meyer." Ne prese un po', mettendoli sulla bilancia da cucina e misurandone la giusta quantità.
Mi confessò poi di non aver mai mangiato quel tipo di pasta e fu per quel motivo che la scelse.
Non appena la padella fu abbastanza bollente buttammo la pietanza al suo interno facendola soffriggere un poco, poi fu la volta della pasta.
E, nell'attesa, ci ritrovammo a parlare sul tavolo appena apparecchiato.

"Ho imparato molte ricette di cucina italiana da una mia compagna di scuola, negli anni di liceo. Era venuta in America coi genitori da qualche mese, io le ho insegnato l'inglese e lei a cucinare la pasta..." Spiegavo incrociando gli avambracci e guardandolo con attenzione, sorridendo a quel ricordo.
Egli mi scrutava e mi ascoltava, e per me era palesemente impossibile sfuggire a quello sguardo quasi ipnotizzante.
"Ma anche la mia bisnonna materna era bravissima a cucinare. Era la nonna di mia madre, si chiamava Agatha. L'ho vissuta per i primi anni della mia vita." Sospirai al ricordo di quella risata e quella pelle morbida che le addolciva il viso. Era una brava persona, una bellissima donna.
Avvertii delle dita affusolate stringere la mia piccola mano, poi Michael se la portò alle labbra rimanendo con lo sguardo concatenato nel mio. Non disse nulla al riguardo.

"Ehy bella gente!" Grace arrivò come un portento in cucina, aveva i capelli completamente fradici. Indossava una lunga veste comoda e una coda bassa e trasandata, ma era di una simpatia travolgente.
"Buongiorno eh, sai che è ora di pranzo?"
Le dissi ridacchiando.
"Oh sì..." Si toccò una ciocca di capelli e se la mise come baffi. "Lo so e non me ne importa. Pensa, ne ero talmente interessata che mi sono fatta anche una doccia." Michael scoppiò a ridere mentre scuotevo il capo con rassegnazione.
"Che state preparando, cuochi?"
"Noi siamo chef." Puntualizzò Michael indicando le pentole in cottura con fare soddisfatto.
"Giusto." Constato l'altra.
"E comunque stiamo preparando una ricetta che prevede... Ehm..." Mi lanciò un'occhiata. "Pasta, uova... Poi-"
Si bloccò non ricordando più gli ingredienti, era così buffo. Posò un gomito sul tavolo, ci si impegnò sul serio mentre io e la mia amica, ridendo a crepapelle, non riuscivamo a frenarci. "Guanciale! Ecco, il guanciale!"
Quando gli applaudimmo ironicamente lui si alzò in piedi e si inchinò, poi parlò di nuovo.
"Stiamo preparando la cherbonera."
In quel momento quasi caddi dalla sedia a causa delle risate, nel frattempo Grace dovette andare a prendersi un bicchiere di succo per riprendersi dalla gola ormai secca. Il povero ragazzo si guardava intorno spaesato ma con un sorriso divertito sul volto.
"Che c'è?" Domandava confuso.
"Come l'hai chiamata?" Domandò nuovamente la ragazza cercando di riprendere fiato e appoggiandosi ad uno scaffale.
"Cherbonera." Scoppiò di nuovo in una risata incontrollabile. Le cadde il bicchiere di spremuta d'ananas dalle mani, si sporcò anche gli abiti e non potemmo fare a meno che continuare a divertirci nel guardarla. Le dissi di non preoccuparsi e di andarsi a cambiare. Mi diede ascolto e, appena lo fece, la situazione tornò più calma.
Si susseguirono minuti di silenzio.

𝐏𝐡𝐢𝐥𝐨𝐟𝐨𝐛𝐢𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora