V~ Anime riflesse [pt. 5/5]

261 12 82
                                    

Capitolo particolarmente lungo.
Buona lettura.🤍

Quindi lascia il mio corpo O prendi la mia anima

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Quindi lascia il mio corpo
O prendi la mia anima...
Sii qualcuno oppure lasciami andare."

-Paris Jackson

[9 Settembre 1995]

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.





[9 Settembre 1995]




NARRATORE ESTERNO

"Grazie mille..." Sussurrò il moro non appena una donna piuttosto matura e dalla statura bassa ed esile si presentò dietro la parete della porta con un grande vassoio argenteo che quasi sembrava tremarle tra le mani. Le sorrise cordialmente e la privò del peso, muovendo di poco il capo in segno di gratitudine. Eppure ella non mosse un muscolo, non ricambiò il gesto, piuttosto rimase immobile con gli occhi fissi su di lui. Come se si fosse trattato di un miraggio, lo guardava con occhi sgranati tentando -invano- di sembrare il meno impacciata possibile per non arrecare disagio.
"Potrei-" Abbassò lo sguardo sulle pantofole ai piedi del cantante, un indumento così comune ma che pareva stonare se indossato da lui, famoso per l'eccentricità del personaggio che rivestiva dinnanzi al mondo intero. Invece ora era lì, ospite dell'albergo nel quale lavorava in veste di cameriera, e come un comune mortale aspettava silenzioso che continuasse a parlare.
Chissà cosa ella pensava di lui: che era un genio della musica? Una brava persona o forse un molestatore come ancora i media continuavano a sostenere? Di certo si trovava in soggezione.

"Potrei chiederle un autografo? M-mio figlio ha trent'anni, è suo fan ma non è mai riuscito a venire ad un concerto."
L'uomo sorrise, la guardò negli occhi e fece spallucce. "Certo..." Si guardò attorno per trovare un luogo dove posare il vassoio e, lasciandolo su un pensile, si voltò verso colei che in mano già teneva ben salde carta e penna, segno che avesse previsto la risposta accomodante e si fosse munita dell'occorrente. Jackson si grattò il naso per reprimere una lieve risata, le andò incontro e, premendosi contro la porta per stare più comodo, si rivolse nuovamente alla donna senza incrociare gli sguardi.
"Come si chiama suo figlio?"
"Nicolas."

𝐏𝐡𝐢𝐥𝐨𝐟𝐨𝐛𝐢𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora