V~ Cuore e Psiche [pt. 5/5]

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"Ogni verità che scopriamo, altrettanti enigmi in più da risolvere.
Ogni scoperta migliaia di problemi.
Ogni scoperta, superiore ignoranza."

-Giuseppe Prezzolini

-Giuseppe Prezzolini

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[24 Dicembre 1989]


NARRATORE ESTERNO

"Benvenuto Signor Jackson."
Da dietro quelle lenti scure poteva ben scorgere il viso di un uomo maturo, sulla sessantina, che con un delicato accenno della testa ed uno smagliante sorriso lo accoglieva in quell'albergo di Los Angeles. Ed egli in realtà avrebbe voluto tornare alla sua Neverland, ma pochi giorni dopo avrebbe dovuto prestarsi ad una lunga, meticolosa e noiosa intervista, perciò non ebbe molte opportunità di scelta.
Intanto sorrideva al signore di fronte a sé che, con una mano, si protendeva verso quella del cantante.
"L'accompagnerò nella sua stanza. Prego, dia pure a me il suo bagaglio." Il moro guardò quest'ultimo.
"Ehm...Va bene, la ringrazio molto." L'uomo si bloccò di colpo, sorridendo lievemente quando udì l'affermazione della popstar. A dire il vero non si aspettava una risposta tanto garbata, faceva da ben trent'anni quel lavoro e tutte le altre star che nel tempo alloggiarono in quel lussuosissimo albergo non dissero quasi mai, ad un uomo il cui compito era solo quello di portare bagagli dalla hall alle rispettive stanze, un grazie. E di certo, con tutto ciò che si udiva sul conto Re del Pop, non se lo sarebbe di certo aspettato da Michael Jackson.
Invece dovette ricredersi.

Il moro si voltò verso le due guardie del corpo, facendo intendere loro che non ci sarebbe stato bisogno di accompagnarlo fin su alla camera, ma che anche loro avrebbero potuto rilassarsi nelle rispettive stanze. Avrebbe raggiunto la sua con colui che teneva in mano il suo bagaglio, e nonostante Gregor e John facessero un buon lavoro complesso e impegnativo, era ormai diventato soffocante non poter andare da nessuna parte senza la scorta. Era straziante ed invadente ma suo malgrado, a causa della nomea, ne necessitava ogni giorno di più. 
Ora si ritrovava in ascensore con quel lavoratore dalla bassa statura, ed osservandolo notò il suo fisico fin troppo esile e la sua schiena leggermente ricurva verso il basso, aveva l'aria molto stanca ed affaticata, così decise di allungare la mano per riafferrare la pesante valigia.
"Ma Signor Jackson-"
"Non fa niente, la porto io." Rispose con voce pacata, sorridendo lievemente all'uomo che ricambiò con garbo. Gli sembrò strano che quest'ultimo non avesse mostrato alcun tipo di esaltazione nel vederlo, non che ne aveva bisogno, anzi gli fece piacere. Si sentì più normale, più umano.
"Sono venute molte altre persone...Come me, qui?" Domandò poi con titubanza.
"Oh, be' sì. Persone come Kevin Costner, Sylvester Stallone, Meryl Streep...Persino Madonna e Prince hanno alloggiato qui, ma non per molto tempo. Sono abituato ormai a parlare con persone che passeggiano quotidianamente sul red carpet."
Il ragazzo si accigliò.
"Prince?"
"Ehm...Sì, qualcosa non va?"
Jackson ridacchiò mentre ora, l'ascensore, aveva  terminato il suo corso e loro stavano camminando per i raffinati ed eleganti corridoi dell'albergo.
"Diciamo che professionalmente c'è sempre stata un po' di competizione tra di noi."
"Se posso chiedere Signor Jackson...Per aggiudicarsi il titolo di 'Re del Pop'? Sulle riviste c'era scritto questo, me lo conferma?"
"Oh sì, anche per quello."
"Ma se non erro l'ha vinto lei, giusto?" Domandò poi con leggero imbarazzo l'uomo dai capelli brizzolati, osservando la celebrità dal basso.
"Già."
"Allora non c'è competizione." Iniziò l'altro mentre raggiungevano una porta dallo spesso legno in mogano e rivestita di un elegante color chiaro. "Questa è la sua stanza..." Si inchinò leggermente col busto "Buona permanenza." Fece per andarsene ma Michael lo bloccò, e sotto lo sguardo dell'uomo prese il suo portafogli afferrando casualmente una manciata di banconote. Saranno stati forse cento, centocinquanta o duecento dollari, neanche li contò e, a dire il vero, non ne aveva affatto bisogno. Li allungò al signore in divisa che li guardò come accigliato, confuso.
"Per un qualsiasi anticipo dovrebbe rivolgersi al personale dell'albergo, non a me."
Jackson sorrise lievemente, allungando ancor più la mano.
"Nessun anticipo, la consideri come una mancia." Prese la mano dell'uomo e mise nel suo palmo quelle banconote, poi abbassando il capo infilò la chiave nella serratura, entrò nella stanza e rimase sulla soglia.
"Arrivederci." Si rivolse all'uomo sussurrando.
"Arrivederci, e grazie tante Signor Jackson."
"Non c'è di che, grazie a lei."

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