II~ Come fiori di loto [pt. 2/5]

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"Lunghe corse affannate incontro a stelle cadute e mani sempre più
ansiose di cose proibite..."

-Claudio Baglioni

[4 Febbraio 1990]

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[4 Febbraio 1990]

La punta della mia matita scorreva leggera e lineare sulla superficie bianca del foglio. Disegnavo i contorni, le ombre e ogni minima sfocatura che, nella mia mente, ci sarebbe dovuta essere sul fiore che avevo deciso di ricreare servendomi solo dell'immaginazione. Per stare più comoda aderii meglio con il gomito sul tavolo, in quel momento sentii ridacchiare. Alzai lo sguardo: Michael, seduto accanto a me, smorzava un sorriso e scuoteva delicatamente la testa, poi iniziò a girare in senso orario il cucchiaio all'interno della sua tazza di latte. Da una busta trasparente prese una manciata di cereali e li immerse all'interno della bevanda, poi spostò lo sguardo sul mio foglio e aggrottò le sopracciglia.

"Che cos'è?"
"Non l'ho ancora finito..." Risposi flebilmente.
"Lo vedo." Disse mostrandomi un sorriso che non ricambiai abbassando lo sguardo.
"Ehi..." Esordì ad un tratto afferrandomi la mano e incastrando le sue dita tra le mie. Notai che cercava repentinamente il mio sguardo che, rapido, voleva fuggire dal suo così indagatore.
"Qualcosa non va?"
"No, tutto okay." Dissi a quel punto fingendo un sorriso e riabbassando repentinamente il capo. Rimase in silenzio per qualche secondo.
"No non è vero."
"Sì invece." Insistetti portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio e cercando di essere il più credibile possibile, provai a far finta di niente assaggiando anche un cucchiaio della marmellata che mi era accanto, ma egli sospirò portando due dita sotto al mio mento e incontrando il mio sguardo. Increspò le labbra.
"Non mi devi mentire..."
Ora anche lui aveva abbassato gli occhi.
"Lo so che sei scossa a causa di ieri sera."
Sentii avvamparmi, una scossa di brividi mi invase il corpo e serrai istintivamente la mandibola.
Mi carezzò una mano.
"Scusami." Dissi ad un tratto.
"Non ti devi scusare."
"Io...Mi sento in colpa." Continuai.
"E di cosa?"
"Perché sto rovinando questa mattinata. Ora siamo qui, in questa meravigliosa ed enorme cucina all'interno del tuo ranch, e non dovrei far altro che sorridere. Eppure eccomi, sto creando un silenzio tombale tra di noi.
Per questo mi sento in colpa."
"Ma dovrei sentirmi io così, non tu."
Scossi la testa confusa e portai nervosamente le mani sulle tempie, i flashback della serata precedente inondavano la mia mente di dubbi, mentre il ricordo del desiderio che si era scatenato e che era stato brutalmente interrotto mi mandava in tilt ogni minima capacità di ragionamento. Avrei voluto fargli così tante domande in quell'istante, ma mi afferrò per l'avambraccio e mi fece protendere verso la sua figura, così mi ritrovai con la testa posata all'altezza dei pettorali mentre iniziava a carezzarmi la nuca. Ogni tanto sospirava. Quel momento era così dolce, peccato che di dargliela vinta così facilmente non ne ebbi voglia. Sorrisi.
"Perché ridi?" Mi domandò lui ad un tratto sogghignando, mi staccai dal suo corpo e presi una manciata di cereali.
"Sai hai ragione, non dovrei sentirmi io in colpa..." La sua espressione era confusa, cercava di capire a cosa volessi arrivare.
Mi avvicinai al suo viso e, quasi sfiorando le sue labbra con le mie, sussurrai sorridendo:
"Jackson, sei uno stronzo." In quel momento una manciata di cereali si scagliò inaspettatamente su di lui, egli cercava di toglierli dai capelli e dall'interno del pigiama mentre rideva assieme a me. Si alzò, sgrullò l'indumento più volte e, dato che alcuni cereali caddero per terra, si preoccupò di abbassarsi e raccoglierli buttandoli in un secchio non molto distante.
"D'accordo, forse me lo sono meritato." Esordiva mentre mi veniva incontro.
"Ma se la metti così..." Infilò velocemente due dita nella marmellata spargendomela poi velocemente sulle labbra.
"Michael!" Esclamai con la bocca impastata mentre lui rideva sguaiatamente portando le mani sul ventre.
Rimanendo sullo sgabello incrociai le braccia, imbronciai le espressioni e virai il capo scostandolo dalla sua direzione, ma egli era così buono e così dolce che mi venne incontro.
Posò le mani sui miei fianchi.
"Sei bellissima quando fai così."
Alzai gli occhi al cielo provando ad essere il più distaccata possibile, ma in realtà dentro me incendiava il desiderio di avere un qualsiasi contatto con lui. Posando un dito sulla mia mandibola mi fece voltare verso di lui, nascose un piccolo sorriso nell'osservare le mie labbra.
Si avvicinò repentinamente e finalmente mi baciò con delicatezza, sentii una sua mano posarsi dietro la mia nuca e in quel momento mi venne quasi spontaneo racchiuderci in un abbraccio. Sorrise sulla mia pelle.

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