II~ L'isola che non c'è [pt. 2/4]

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"L'amore è il più grande dei sogni,
ma anche il peggiore degli incubi."

-William Shakespeare

"Non c'è disperazione più grande di una speranza che non si può perdere

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"Non c'è disperazione più grande di una speranza che non si può perdere."

-Nunzio La Fauci

-Nunzio La Fauci

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...Continuo

[29 Marzo 1996]

NARRATORE ESTERNO

Le palpebre si sollevarono nel momento in cui, il vociferare di alcune infermiere che gli passarono di fronte, lo destò dal sonno nel quale era caduto. Schiuse gli occhi per abituarsi ai raggi del Sole che, ormai alto, penetravano all'interno del vetro delle finestre. Gregor si passò una mano sul volto e si guardò attorno: la sala d'attesa era ancora vuota, qualche ora prima si era addormentato lì senza alcuna energia rimasta, senza avere il coraggio di tornare a casa. Aveva assistito all'arrivo di Robert Meyer in quell'ospedale e, sconvolto, lo aveva visto sparire dietro la soglia del reparto di terapia intensiva a pochi metri dalla sedia sulla quale si trovava ora. Si chiese se fosse rimasto assieme alla figlia.

E non appena tutto il caos accaduto la notta appena trascorsa gli tornò alla mente, prese un profondo respiro. Scoprì l'orologio dalla manica e osservò in direzione del polso: segnava fossero le sette del mattino.

Non avrebbe potuto fare più nulla, il suo compito l'aveva portato a termine. Aveva contribuito alla salvezza di Diana e l'aveva portata lì, ora gli sarebbe rimasta un'unica cosa da fare. E, il solo pensiero, lo fece rabbrividire. Così si stiracchiò, si alzò da quella scomoda sedia in plastica e si avviò verso l'uscita del Cedars-Sinai Medical Centre, la discesa di ogni gradino sembrò durare anni.

Non appena le porte in vetro si aprirono al suo passaggio, una violenta folata d'aria fredda lo scosse per farlo tornare alla realtà. Si guardò attorno, in lontananza poté scorgere l'auto con la quale era arrivato e che aveva parcheggiato senza alcuna cura sette ore prima.

𝐏𝐡𝐢𝐥𝐨𝐟𝐨𝐛𝐢𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora