IV~ Anime riflesse [pt. 4/5]

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"Penso che è stupendo restare al buio abbracciati e muti
Come pugili dopo un incontro,
come gli ultimi sopravvissuti.
Forse un giorno scopriremo
che non ci siamo mai perduti...
E che tutta quella tristezza, in realtà, non è mai esistita."

-Renato Zero

[8 Settembre 1995]

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[8 Settembre 1995]



NARRATORE ESTERNO

"Ho letto una volta che il vero dolore è stare seduto accanto alla persona che ami e sapere che non sarà mai tua..." Esordì infine Michael, mentre ad occhi chiusi lasciava che le carezze della donna ristabilissero l'armonia e l'equilibrio necessari. "Ora capisco quanto io sia fortunato nel poter stare accanto alla persona che ho sempre desiderato con tutto il cuore e ringrazierò all'infinito il destino per averci fatto rincontrare."

Con lo sguardo perso e fisso sui petali della rosa che teneva tra le dita, sul volto di Michael comparve un lieve, impacciato sorriso.
Inspirò fino a che non sentì i suoi stessi polmoni gonfiarsi, poi espirò a lungo, silenziosamente, mentre si morsicava l'interno di una guancia per reprimere l'espressione allegra che tanto prepotentemente lo padroneggiava. Seduto sul bordo del materasso con una gamba piegata e l'altra lasciata dondolare verso il pavimento, egli aspettava solo che il rumore scrosciante dell'acqua del rubinetto -proveniente dalla porta chiusa del bagno- s'interrompesse.
E intanto portava il fiore al naso e ne annusava l'odore, un profumo talmente impercettibile che sembrava quasi non essere presente. Sfiorò un petalo e chiuse gli occhi: era morbido, soffice come la pelle di Diana, quella che a lui piaceva tanto toccare e che, fino a poche ore prima, ebbe il privilegio di stringere e accostare a sé tra un bacio e l'altro. Gli tornarono in mente le immagini nitide di poche ore prima, quando la sera precedente tornò da lei con tre premi in totale, tre vittorie aggiuntive alla sua infinita e incomparabile lista.
Che poi, alla fine, di fronte alla moltitudine di emozioni dalle quali si ritrovò scombussolato, quel particolare lo già aveva accantonato.
Era preso da altro, da qualcosa che veramente lo toccava nell'animo.
Se si fosse concentrato sarebbe stato ancora capace di sentire su di sé le dita di Talìka che vagavano lungo la sua schiena, le spalle, il collo e i capelli, che gli prendevano il viso per farlo suo e abbandonarsi poi, ancora una volta, allo schioccare di quelle labbra umide e bollenti.
Poi ciò che lo lasciò più sconcertato, ciò su cui s'interrogò per gran parte della notte: il senso di inquietudine nelle iridi della ragazza. Lui compié il primo passo, lasciandole un lieve bacio a stampo quando terminarono di rincorrersi per afferrare la macchina fotografica e la giovane si ritrovò su di lui, eppure fu Diana che si decise a continuare, a far divenire realmente loro quel momento.
Non appena la ragazza sentì le sue labbra venire a contatto con quelle del cantante, si ritrasse di scatto e lo guardò negli occhi: al loro interno non vi fu però sconcerto, paura o sdegno, bensì tutt'altro, qualcosa che andava realmente oltre.
Una velata sorpresa, un insabbiato timore.
Quella fu la prima, vera volta in cui Jackson si ritrovò a non intuire cosa passasse per la mente di Diana Meyer tanto che, fino a che ella non acconsentì a quel bacio rubato e tanto ambito, si ritrovò spiazzato e spaventato, senza capire se il suo gesto fosse stato apprezzato o meno.
Il tutto durò qualche breve manciata di secondi, eppure quello sguardo così mistico e indagatore non gli lasciò tregua, avrebbe voluto davvero sapere cosa l'avesse spinta a continuare a baciarlo, se una passione momentanea o un'azione meditata, se avesse seguito il cuore o l'istinto.
O magari entrambi.

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