II~ Un cuore tra di noi [pt. 2/5]

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"Io i miei occhi dai tuoi occhi
Non li staccherei mai"

-Lucio Dalla

[22 Gennaio 1996]

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[22 Gennaio 1996]


NARRATORE ESTERNO

<Natürlich. Keine Probleme... Ja.> Naturalmemte. Nessun problema. Sì.
Si fermò dal camminare, mentre tra una guancia e una spalla reggeva il cellulare e un braccio frugava all'interno della borsa. La donna dall'altro capo del telefono le continuava a parlare, e Diana tentava di seguire il discorso con concentrazione ma il vento non la aiutava affatto: siccome le scompigliava i capelli che fastidiosamente le finivano davanti agli occhi, si arrestò e si legò disordinatamente la lunga chioma.

<Gut, dann warte ich nächsten Montag um fünf auf dich.> Va bene, allora la aspetto Lunedì prossimo alle cinque. Sorrise, continuando a camminare e a svoltare l'angolo di casa sua: già la vedeva, circondata dal giardino e dalle finestre lasciate semiaperte, le tende svolazzanti. Tastando ancora e ancora nella borsa, alla ricerca invana delle chiavi della sua abitazione, annuì sbuffando tra sé e sé. Il cellulare quasi le scivolò dalla spalla mentre dovette rassegnarsi nel raggiungere la porta e suonare il campanello.
Continuò a trattenere una conversazione che le parve infinita, restando il più cordiale possibile.
<In Ordnung, perfekt. Ja, daran erinnere ich mich.> Va bene, perfetto. Sì, me lo ricordo.
Osservò l'orologio che portava al polso: segnava fossero le tre del pomeriggio.

Dopo pochi istanti un rumore di chiavistello si avvertì, e la porta venne finalmente aperta quel poco che bastasse a non far notare del tutto chi ci fosse dietro ad essa.

Michael, sorridente, accolse la giovane con un sorriso stampato in volto. Ella, però, così indaffarata e presa dall'interrompere quella telefonata il prima possibile, varcò la soglia con sguardo basso, sorpassando l'uomo e parlottando emanando suoni di una lingua a lui del tutto estranea e contorta, ma che lo faceva sempre divertire quando proveniva da lei, che accompagnava il tutto con un buffo gesticolare. Una volta che la ragazza entrò, egli richiuse la porta alle sue spalle e la studiò camminare avanti e indietro con lentezza.

<Wir werden sehen, wo das Problem beim nächsten Mal liegt. Keine Sorge.> Vedremo qual è il problema la prossima volta. Non si preoccupi.
Si poggiò con la schiena alla parete legnosa, incrociando le braccia al petto e mordendosi l'interno della guancia trattenendo un sorrisetto, restando a contemplarla per vedere quando si sarebbe effettivamente resa conto di lui, che già pretendeva un segno di attenzione. Restò così per qualche altro minuto, fino a che la ragazza non terminò con espressione stanca in volto.
<Perfekt. Auf Wiedersehen.> Perfetto. Arrivederci.

Premette sul tasto che avrebbe messo fine alla conversazione e si voltò verso di lui, che a qualche metro di distanza la guardava così bello nel suo silenzio, attraverso degli occhi così scuri e luccicanti che l'abisso si sarebbe potuto nascondere in essi. Gli rivolse un sorriso, posò la borsa sul divano accanto a lei e, trotterellando euforica, gli andò incontro a braccia aperte sicura che egli avrebbe ricambiato, accogliendola. Di fatto la sollevò quel poco che bastasse e la strinse sorridendole.

𝐏𝐡𝐢𝐥𝐨𝐟𝐨𝐛𝐢𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora