IV~ Come fiori di loto [pt. 4/5]

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"Chiudo gli occhi e penso a lei:
il profumo dolce della pelle sua
è una voce dentro che mi sta
portando dove nasce il Sole."

-Il Volo
(Grande Amore)

-Il Volo(Grande Amore)

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[6 Febbraio 1990]


NARRATORE ESTERNO

"Mio nonno diceva spesso che amava follemente mia nonna..." Esordiva Michael sussurrando: osservava il soffitto con occhi pensierosi mentre Talìka, posata su un suo pettorale, aveva una mano adagiata all'altezza del suo ventre. Lui con un braccio la teneva stretta a sé mentre talvolta con l'altro afferrava una ciocca dei i capelli lunghi e castani per attorcigliarli attorno alle dita.
"Come si chiamava?"
"Samuel... Samuel Jackson."
Strizzò le palpebre e continuò.

"Quando è morta andava ogni giorno a portare grandi mazzi di fiori davanti a quella lapide in marmo chiaro, principalmente orchidee se non erro. Io allora ero piccolo e non capivo il perché lo facesse nonostante lei non fosse più con noi da svariati anni... Così un giorno decisi di chiederglielo." Prese un respiro profondo, afferrò la mano della ragazza e ne baciò il dorso con estrema premura.
"Mi disse: Michael, durante il nostro primo appuntamento a tua nonna regalai delle orchidee, lei le amava. Quasi ogni sera mi presentavo con uno di quei fiori così da poterli tenere in un grande vaso argenteo proprio come piaceva a lei. Continuai così per quaranta anni di matrimonio. Lei ne era sempre felice... Solo oggi che neanche lui è più qui ho capito cosa volesse dirmi." Abbassò lo sguardo e sussurrò tra sé e sé.
"Il vero amore dura per sempre."

Lei rimase in silenzio durante tutto quel lasso di tempo, lo ascoltava mentre si lasciava cullare dalla dolcezza delle dita che le sfioravano la pelle scoperta della schiena, del bacino e del ventre. In effetti sotto quelle lenzuola erano nudi, senza alcun tipo di vergogna o paura la notte precedente fecero l'amore più e più volte. Forse due, tre... Tante quante bastarono per saziare le anime e i corpi, tante quante servirono per donarsi pienamente l'uno all'altra. Michael fu sempre delicato con Diana, così dolce e passionale al contempo che vennero completamente travolti dal desiderio. In quel momento la gamba sinistra della donna era avvinghiata a quelle del cantante, stese, e talvolta mentre questo parlava del più e del meno le piaceva provocarlo strusciando lentamente la punta del piede sul suo polpaccio. Probabilmente aveva iniziato a parlare di ciò che gli aveva detto un suo dipendente che lavorava nel ranch, ma ella aveva ormai smesso di ascoltarlo e sentiva la sua voce quasi ovattata. Si stava concentrando sulle continue provocazioni, ed egli inizialmente fu così controllato che, nonostante se ne accorse sin da subito, per non darle soddisfazione tratteneva dei sorrisi forzati provando invano a continuare il discorso. Delle volte si bloccava ridacchiando, altre scansava scherzosamente quella gamba nonostante questa tornasse sempre a stuzzicarlo in ogni modo.

Alla fine si arrese e la guardò dall'alto con un sopracciglio inarcato, la sua espressione era così buffa. "Smettila." Sussurrò ad un centimetro dal suo orecchio, ed ella imitandolo chiese con nonchalance:
"Perché?"
"Perché se mi sfiori in quel modo, poi io non riesco a fermarmi."
"Lo so." Gli rispose convinta ad un palmo dalle labbra. "Ormai lo so bene."
"Allora non provocarmi più..."
Gli si avvicinò maggiormente, gli diede un caldo bacio sul collo (che mostrò un'evidente pelle d'oca) e disse:
"E se non volessi smettere?"
Lui iniziò ad allontanarsi, tanto che Talìka credette se ne stesse andando.
"Be' allora in questo caso..." Poi con uno scatto inaspettato le si fiondò sopra, la stese con forza sul letto e le cosparse il corpo di voraci e rapidi baci. La donna intanto rideva e per gioco cercava di allontanarlo, i ricci dell'uomo seguivano i movimenti e spesso le procuravano solletico. Come rideva lei così rideva anche lui che, senza volerne sapere di staccare le labbra da quella pelle liscia, aspettava trepidante sempre qualcosa di più. Ormai la bramosia era stata scatenata e sempre avrebbe avuto la necessità di essere assecondata. Dopo averle baciato le clavicole, scese più lentamente verso i seni, baciò e leccò anche quelli, si diresse più inesorabile verso il basso ventre per poi risalire e simulare buffamente, con indice e medio, le gambe di un ipotetico omino che camminava lungo tutta la superficie epidermica della giovane.

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