IV~ Scoprimi [pt. 4/5]

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"Butterò questo mio enorme cuore
tra le stelle un giorno.
Giuro che lo farò."

-Francesco De Gregori

-Francesco De Gregori

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[28 Gennaio 1989]

In quel mastodontico vortice di dubbi, non riuscivo a scorgere una minima sfaccettatura di tranquillità, di serenità.
Mi ponevo milioni di domande alle quali cercavo una qualche vaga risposta che, purtroppo, non arrivò. Ed ora mi trovavo seduta al bordo del letto di una stanza d'albergo di Los Angeles, il giorno prima vi era stata l'ultima data per il Bad World Tour.
Reggevo la testa tra le mani e sospiravo, in realtà non stavo facendo altro da dieci minuti.
"Diana." Sentii la voce di Gregor perforare il silenzio mentre, con le nocche, batteva velocemente sulla parete della mia porta.
"Sei pronta? Stiamo per partire."
Mi alzai controvoglia, presi la giacca, la indossai e impugnai il manico della mia valigia viola. Aprii la porta.
"Eccomi." Mi stava fissando dall'alto in silenzio, cercando di catturare il mio sguardo.
"Ehi, va tutto bene?"
"Sì."
"Va tutto bene, Diana?"
"No..."
Sospirò passandosi una mano sui cortissimi capelli scuri.
"Che cos'hai?"
"Mi mancherete, ecco tutto."
Era un sorriso quello che era spuntato sul suo volto? Purtroppo non lo capii, i miei occhi erano puntati altrove.
"Ti mancheremo o ti mancherà?"
Gli lanciai una gelida occhiata, ma subito dopo il mio orgoglio si sbriciolò ed entrambi sorridemmo.
"Mi mancherete tutti, dico sul serio.
Certo, tranne Maryl." Sussurrai ridacchiando e massaggiandomi le mani, ma poi l'uomo si avvicinò e mi strinse tra le sue braccia.
Sgranai gli occhi, non me lo sarei mai aspettato. Forse mi vedeva così piccola in confronto a lui, quasi indifesa e timorosa che gli scaturii un senso di tenerezza.
Poi ad un tratto mi strinse più forte, sollevandomi bruscamente da terra con fare scherzoso, mentre col busto andava da destra a sinistra, da sinistra a destra.
"Mettimi giù!"
"Come vuoi." Aprì le braccia di scatto ed io quasi caddi come un sacco di patate.
Ridemmo entrambi.
"Ora stai meglio?" Lo guardai grata, in effetti mi aveva tirato su il morale.
"Sì, ti ringrazio."

Stavamo percorrendo il corridoio che avrebbe condotto alla hall dell'albergo.
In lontananza vidi tutti: John, Kate, Maryl, Anne, Jeremiah, Philip e il coreografo, il cui nome non lo imparai mai.
Mancava solo una persona.
La mia valigia l'aveva gentilmente presa Gregor, ed ora mi stava parlando di come ci saremmo dovuti smistare nelle auto.
"Ci saranno tre grandi macchine. Più o meno come quella volta che andammo al ristorante organizzato per la troupe. Ricordi?"
"Sì." E come avrei potuto dimenticarlo? Michael quel giorno era venuto a consolarmi quando, in bagno, le mie lacrime stavano scendendo amare e copiose.
"Beh... Io, John e altri due uomini saremo gli autisti, dopodiché una quarta automobile verrà per portare i bagagli. Come puoi immaginare i finestrini delle auto sono scuri, soprattutto l'auto nella quale salirà Michael."
Strabuzzai gli occhi, in effetti non lo avevo proprio né visto né sentito quella mattina.
"Ma dov'è ora?" Domandai con un filo di titubanza e imbarazzo nella voce, ma volevo saperlo. Volevo almeno salutarlo.
Avevo timore se ne fosse già andato senza dirmi addio, senza almeno dirmi che la mia compagnia gli aveva fatto piacere.
Senza rassicurarmi che, magari, un giorno ci saremmo rivisti.
"Oh, dovrebbe scendere tra dieci minuti."
Senza rendermene conto tirai un rumoroso sospiro di sollievo, e l'uomo mi guardò ridendo sotto ai baffi. Mi allungò la valigia.
"Non se ne sarebbe andato senza salutarti."

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