IV~ Estensione di te [pt. 4/7]

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"L'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci: soprattutto perché provi un senso di benessere
quando le sei vicino."

-Charles Bukowski

[31 Ottobre 1995]

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[31 Ottobre 1995]


NARRATORE ESTERNO

Una volta abbassata la maniglia, aprì la porta con estrema lentezza e constatò che l'abat-jour fosse rimasta accesa proprio come l'aveva lasciata poco prima. Lo spiraglio gli servì solo per notare se la donna era ancora avvolta tra le lenzuola del grande materasso, e proprio così la trovò: supina, con il capo lievemente piegato da un lato e un braccio accanto alla nuca, mentre il suo sonno continuava imperterrito e cullato dal cinguettio degli uccelli udibile al di là della persiana semiaperta.

Aprì la parete in legno ancora un po', giusto quanto bastasse per entrare all'interno della camera con passo felpato e silenzioso. Gli veniva da ridere, di fatto si trattenne a fatica. E mentre avanzava in sua direzione la guardava nella sua integrità e in quella bellezza così semplice da sembrare struggente e impossibile.

Poi col piede colpì un mobile, espirò dal dolore e dovette portare una mano sulle labbra per non mugolare. Immediatamente tornò con lo sguardo su Talìka, la quale sembrava non aver subito alcun disturbo.

Una volta vicino al letto, strinse le labbra tra i denti e sorrise tra sé e sé, mentre la presa salda della mano destra teneva la maschera che gli sarebbe servita per portare a termine lo scherzo che si stava attingendo a compiere.
Diana aveva un sonno piuttosto leggero, lui lo sapeva bene. E fu proprio per questo che con una lentezza quasi disarmante si piegò sulla sua parte vuota del letto e, a gattoni, tentò di avanzare fino a raggiungere il suo posto.
Quando ci riuscì indossò la maschera, l'aggiustò sul volto e si stese accanto alla giovane, portandole una mano su un fianco come a fingere di essersi appena svegliato anche lui, accarezzandola fino a far sì che aprisse gli occhi come faceva ogni mattino.

Diana inspirò a lungo, mugolò qualcosa di incomprensibile e arcuò le labbra in un accenno di sorriso, portando le dita verso quelle dell'uomo accanto a lei e stringendole, restando ancora con le palpebre abbassate. "Michael..."
Sussurrò voltandosi verso destra, in direzione della parte occupata dal moro. Avanzò una mano verso i suoi occhi e li stropicciò qualche secondo, sbadigliò e sospirò.

Quando infine socchiuse le palpebre quel poco del quale necessitava per poter incontrare gli occhi di lui, in un secondo un urlo strozzato fuoriuscì dalle sua labbra.
"Aaah!" Gridò, dimenandosi fino a cadere al pavimento. Una volta a terra portò una mano al petto, sentì il suo cuore battere più del dovuto e alzò il capo in direzione del materasso, dove il moro -ormai privo di quello che precedentemente gli copriva il volto- le rideva in faccia con entusiasmo e compiacimento.

𝐏𝐡𝐢𝐥𝐨𝐟𝐨𝐛𝐢𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora