V~ Dietro la maschera [pt. 5/9]

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"Che mi è rimasto un foglio in mano
e mezza sigaretta
Restiamo un po' di tempo ancora,
tanto non c'è fretta
Che c'ho una frase scritta in testa
ma non l'ho mai detta
Perché la vita, senza te,
non può essere perfetta."
-Måneskin

[19 Marzo 1996]

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[19 Marzo 1996]

NARRATORE ESTERNO

Non appena l'acqua calda le sfiorò la pelle, brividi dettati dal contrasto della temperatura si riversarono sul corpo della donna, un corpo che stava pian piano cambiando. Alzò il capo e chiuse gli occhi, ascoltando il rumore dello scroscio e godendosi quell'istante di tranquillità. Il getto era piuttosto caldo: i vetri dello specchio erano ormai appannati e si sarebbe potuto individuare del vapore fuoriuscire da lì. Ma a Diana il calore era sempre piaciuto: nelle persone, nelle sensazioni... Sotto ogni suo aspetto, esso era accogliente, rigenerante... Intimo.

Così, dopo qualche minuto, prima di uscire dal bagno si guardò allo specchio strusciando una mano su di esso affinché potesse privarlo dell'umidità, e si sfiorò il grembo: pareva crescere di giorno in giorno, o almeno a lei e Michael sembrava così. Solo chi la conosceva davvero bene avrebbe potuto notare quel leggero rigonfiamento.
Sorrise... Dio, com'era contenta.
Non vedo l'ora di incontrarti, pensò tra sé e sé. Poteva ancora udire il rumore di quel battito così veloce che cresceva dentro di lei e si immaginò sfiorare quelle manine, annusare quell'odore di neonato, odore di pulito e di borotalco. Al solo pensiero, gli occhi divennero lucidi e ammiccò un sorriso.

Infine uscì dal bagno avvolta in un accappatoio dal tessuto piuttosto pesante e, avendo come suo solito dimenticato le ciabatte, a piedi nudi scese le scale e raggiunse la cucina. I sintomi della gravidanza iniziavano a farsi sentire tutti, sia positivi che negativi: prima il fastidio per gli odori forti, le nausee, un'intensa sensibilità dell'epidermide, frequenti desideri sessuali e, adesso, momenti in cui, improvvisamente, le sembrava di morire di fame. Di fatto aprì il frigorifero, trovò della marmellata che spalmò immediatamente su una fetta di pane, accompagnando il tutto da un buon bicchiere di succo alla pera. Si sentiva buffa e goffa: se Michael fosse stato lì con lei, sicuramente avrebbe riso nel vederla così impacciata e poi l'avrebbe raggiunta per stringerla da dietro, rassicurarla sul fatto che fosse perfetta in qualsiasi situazione e le avrebbe lasciato una scia di baci lungo il collo. Le avrebbe sfiorato i fianchi e le natiche, arrivando poi alla cintura di quell'accappatoio per toglierlo di mezzo.

Pensandoci, Talìka sorrise a mezza bocca e si pulì le labbra con un tovagliolo. Poi posò il piatto nel lavandino e chiamò il nome del suo cane.
"Charlie." Disse una volta, stranamente senza ottenere risposta. Lo chiamò di nuovo, poi si recò in giardino dove era sicura di trovarlo rotolarsi sull'erba. E, infatti, eccolo là. Sottosopra, egli strusciava la schiena sul prato e la guardava con curiosità.

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