IV~ Il ricordo di un sogno [pt. 4/4]

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"È uno strano dolore...
Morire di nostalgia per qualcosa
che non vivrai mai."

-Alessandro Baricco

-Alessandro Baricco

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[8 Aprile 1996]

NARRATORE ESTERNO

"Se tu sai qualcosa, devi dirmela... Ti supplico, io sento che Diana sta mentendo a tutti per un motivo che non riesco a comprendere. Me lo sento dentro, capisci? Lo capisci?!"

Riusciva a percepire ancora la disperazione di Michael nella voce, avvertiva su di sé quello sguardo supplichevole.
E lei lo aveva guardato a sua volta, le parole le si erano spezzate in gola e la paura l'aveva divorata, in quel momento come nei giorni precedenti.

"Sai dov'era tuo zio quella sera? Dimmi qualcosa!"

Strinse le palpebre, balbettò.
"Da... Da nessuna parte. L-Lui era qui...
Con me."

Adesso, mentre chiedeva al tassista di avvicinarsi al marciapiede e fermare la vettura, Evelyn guardava la pioggia primaverile scagliarsi contro i finestrini. Prese un respiro, afferrò l'ombrello e parlò al conducente.

"Mi aspetterebbe per qualche minuto?" Domandò in un bisbiglio. L'altro la studiò dallo specchietto retrovisore, poi annuì appena. Cosi, Tunner aprì lo sportello del taxi e uscì. Si riparò con l'ombrello dalla fastidiosa pioggia torrenziale e camminò svelta verso l'ingresso del Cedars-Sinai Medical Centre. Tutt'attorno a lei era semi buio. Erano quasi le cinque del mattino, il Sole stava per sorgere ma nel cielo si intravedeva già che non ci sarebbe stato ottimo tempo quel giorno.

Era uscita di casa in fretta, aveva portato con sé un paio di trolley contenenti lo stretto necessario, aveva preso le chiavi di casa e se l'era lasciata alle spalle.

La verità, è che si stava lasciando alle spalle non solo la casa, ma tutto quanto: le amicizie, la vita passata... Una vita costruita su un'enorme menzogna che non sopportava più.

Evelyn Tunner voleva dire addio a qualunque cosa, a ogni persona la conoscesse lì negli Stati Uniti. Voleva dire addio alla sua esistenza vissuta all'ombra dello zio -un mostro che aveva abilmente nascosto la sua vera natura a chi gli volesse più bene- alla fragilità che portava addosso come un macigno, alle amicizie che sentiva di aver contribuito a rovinare. A tutto, a tutti. Sarebbe andata via dove -forse- nessuno avrebbe potuto facilmente rintracciarla.

"Non posso fare niente..." Alzò gli occhi umidi verso Michael. "E tra pochi giorni me ne andrò per sempre. Mi trasferisco, non voglio saperne più niente di nessuno... Io non ce la faccio più a vivere così..."

𝐏𝐡𝐢𝐥𝐨𝐟𝐨𝐛𝐢𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora