III~ L'isola che non c'è [pt. 3/4]

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"Amore, restami accanto.
Senza di te sarei cieco, muto, sordo, paralizzato, un idiota perfetto.
Se manchi tu, manca tutto."

-Fausto Gianfranceschi

"Ho provato a perderti,ma ti ritrovo sempre

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"Ho provato a perderti,
ma ti ritrovo sempre."

-Anonimo

Continuo

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...Continuo

[29 Marzo 1996]


NARRATORE ESTERNO

Ore 7.00 p.m

"Michael."
Egli tornò con l'attenzione su di lei mentre, ormai al di là dell'uscio della porta, guardava la giovane in piedi dinanzi a sé. Si perse nei suoi occhi grandi, umidi e color nocciola fissi nei suoi.
"Dimmi che mi ami. Dimmelo ancora
una volta."
"Ti amo." Rispose lui in tono sommesso, sincero come non lo era mai stato prima.
Ed ella sorrise, stringendo le labbra in una morsa quasi dolorosa.
"Grazie..."

Sapeva che non sarebbe dovuto andare a New York. Aveva sentito in cuor suo che, quello che tra loro sarebbe dovuto essere un semplice saluto nato con la certezza di rivedersi meno di tre giorni dopo, era in realtà stato troppo doloroso, troppo subdolo, come il tentativo vano di spegnere una fiamma indomabile. Per una volta avevano provato a non ascoltare il loro istinto e il destino li aveva puniti per questo.
O forse era già stato scritto tutto sin dall'inizio, forse si erano persi nell'alta marea senza badare troppo al pericolo sottostante, senza poterne minimamente sospettare la presenza.

Bruce aveva dovuto soccorrere Michael nel momento in cui gli diede la notizia, e continuò a farlo durante il resto della giornata, anche quando furono sul primo aereo disponibile per tornare a Los Angeles, anche mentre il cantante guardò esclusivamente fuori dal finestrino per coprire le lacrime con gli occhiali da Sole scuri, gli stessi che indossò nel momento in cui varcò la soglia di un'entrata sul retro del Cedars-Sinai Medical Centre.
Dopo aver sentito cedere la terra sotto i piedi, si era ritrovato come a fluttuare in una bolla di apatia, stordimento: sembrava spento, senza anima.

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