V~ Quel che sai di me [pt. 5/5]

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"Ti penso spesso e tu non lo sai.
Ma poco importa.
Importa che ogni volta sorrido."

-Anonimo

[17 Gennaio 1990]

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[17 Gennaio 1990]


NARRATORE ESTERNO

Mentre mangiava della frutta secca premeva ripetutamente un pulsante del telecomando. Esso lo puntava al televisore che, velocemente, scorreva tra le decina di canali impostati ma nessuno di essi soddisfaceva il cantante: la commedia non era di suo gradimento, il dramma nemmeno, i conflitti e le decisioni politiche lo annoiavano e i gossip affrontati degli altri cantanti suoi colleghi non lo entusiasmavano. Così sbuffò e, annoiato, si buttò come un bambino sul materasso mentre portava alla bocca una nocciola, la masticò più volte e la ingoiò. Osservò il pacchetto quasi finito, poi si voltò verso la porta della sua camera da letto che dava al corridoio. In lontananza vide un Bubbles che correndo facendo leva sia col le braccia che con le gambe, si muoveva emettendo dei gridolini gioiosi. Michael sorrise e portò un'altra frutta alla bocca mentre seguiva l'animale con lo sguardo.

"Ciao Bub."
Di tutta risposta ottenne un verso allegro.
"Come mai tutta questa fretta?"
Il cucciolo di scimpanzé l'osservò curioso, poi ricominciando a velocizzare il suo passo si diresse verso gli armadi del cantante. Lui intanto aggrottava le sopracciglia non capendo le intenzioni dell'animale.
"Che cosa stai cercando?"
Iniziava provando ad alzarsi e a raggiungere la fine del materasso, gattonò su di esso e non appena toccò il pavimento col piede rivestito dal calzino infilò le pesanti pantofole invernali.
Raggiunse l'animale che lo guardò ed indicò il pacchetto di frutta secca, portò un indice da quest'ultimo alle proprie labbra.
"Non puoi prendere sempre il mio cibo." Cominciava il ragazzo.
"È mio, Bub."
Il primate iniziò ad agitarsi mentre Jackson divertito alzava gli occhi al cielo, infine rassegnato prese una noce e la diede all'amico.
"Solo una." Si raccomandò osservandolo dall'alto.

Lo scimpanzé la mangiò e ricominciò a girovagare freneticamente per la stanza sotto lo sguardo indagatore della star che, lentamente, si era poggiato al muro e aveva incrociato le gambe. Continuava a masticare e a contrarre la mandibola e la mascella contemporaneamente.
Bubbles corse verso il grande armadio della pop star e iniziò ad aprirlo ma inizialmente Michael noi fece niente, non si oppose, volle vedere fino a dove si sarebbe spinto l'amico combina-guai.
E rimase impassibile quando erroneamente si chiuse dentro l'armadio e ne riuscì illeso, non fece niente quando mise la testa all'interno di una stampella e il suo Fedora sul capo, lo lasciò giocare fino a che non afferrò la felpa rossa che al suo trentunesimo compleanno gli regalò Diana. Quando in quei mesi fu davvero felice.
Jackson corse verso lo scimpanzé prendendogli con uno scatto la felpa dalle dita e portandola istintivamente al petto. Come a proteggerla, a tenerla come fosse stata una reliquia.
"Questa no, Bubbles!"
Bub emise un verso di disapprovo.
"Non si discute, questa non si tocca."
Ispirò e l'alzò dinanzi ai suoi occhi.
"Mi dispiace amico, ma me l'ha regalata Diana. Te la ricordi?" Sorrise e scosse la testa, camminò con la maglietta tra le mani verso il materasso e ci si adagiò sopra. Sulle gambe posò l'indumento e l'osservò con malinconia, sfiorandone a volte i tessuti con il morbido polpastrello di un indice.

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