II~ Luce nell'ombra [pt. 2/5]

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"Una madre non dorme mai
quando vuole. Ella è legata al
sonno di suo figlio."

-Jean Gastaldi

"Guardarti anche oggi come la prima volta che ti ho vista, chiuderetutto il resto fuori e viverti

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"Guardarti anche oggi come la prima volta che ti ho vista, chiudere
tutto il resto fuori e viverti.
Questo è l'amore per me, per te."

-Anonimo

NARRATORE ESTERNO

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NARRATORE ESTERNO

Nel corso della sua umile e tormentosa vita si era sempre chiesta se un giorno avesse mai potuto avere accesso ad una qualche sicurezza, ad un qualche riparo o caloroso conforto che avrebbe potuto distrarla dal passato, dal dolore, dal ricordo.
Ma quest'ultimo è una morsa, un avvoltoio che non molla e al quale non si sfugge nonostante lo si voglia, lui è sempre lì, pronto a rincorrere e dilaniare. A possedere, far diventare vittima, e mette alla prova per constatare se ci si riesce a rialzare. Soffrendo, ma si deve tentare.
Tentare, un'azione complicata.
E lo è per il fatto che quest'iroso animale chiamato passato trascina in fondo nei momenti peggiori, nei momenti di sconforto e nei momenti durante i quali si vorrebbe soltanto un attimo di felicità, di svago.
E la portava a ricordare, il che per lei era come autolesionismo.
La portava ad avere incubi, avere ansie, paure, dolori al centro del petto.
La portava anche a piangere e stringere il cuscino, a soffocare le urla e lo strazio per poter finalmente non sentire nulla per qualche istante, né emozioni, né sensazioni. Nulla. Niente di niente.
Ma forse il ricordo e il passato crearono anche degli aspetti positivi in ciò che era di lei: il coraggio e la forza di andare avanti.
Ed era di loro che necessitò in quel momento, mentre frenetica chiamava il taxi e con la stessa velocità correva all'interno dell'ospedale, mentre il buio della sera l'avvolgeva.
Mentre correva da una delle uniche salvezze che ebbe nella vita, da colei che fu una dei pochi ripari, delle poche sicurezze, e che non poté abbracciare e stringere per quasi tre anni.
Infondo anche quella povera donna fu una vittima come Diana.
La ragazza, semplicemente, correva da lei.
Correva dalla madre.

Le lacrime minacciavano di uscire imperterrite dai suoi occhi, mentre il vento fresco le pizzicava la pelle del viso. E lei si convinceva che ce l'avrebbe fatta, avrebbe superato anche questa situazione che, per una volta, prometteva qualcosa di buono.
Si fermò dalla corsa non appena il semaforo divenne rosso, e mise le mani sul volto scoppiando in un pianto di lacrime amare ma allo stesso tempo di gioia, felici. Non sapeva neanche lei come si sentiva in quel momento, pensava fosse tutto un sogno, qualcosa di tanto irreale da non poter essere capitato proprio a lei. Bramava tornare a trovare conforto in quelle iridi color dell'oceano, o trovare sicurezza in quelle mani che sempre la carezzavano.
Poi, mentre aspettava di riprendersi e mentre le macchine accanto a lei sfrecciavano veloci, estrasse dalla borsa il suo portafoglio, frugando in un taschino interno ed estraendo un piccolo post-it consumato e piegato in quattro parti.
Lo aprì.

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