IV~ Fugaci Istanti [pt. 4/5]

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"Sotto la pioggia eravamo più vicini. Adesso ognuno ha la sua ombra."

-Eero Suvilehto

Auburn Hills - Stato del Michigan

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Auburn Hills - Stato del Michigan


[26 Ottobre 1988]

Ticchettavo le unghie sulla superficie in ceramica della tazza di tisana che stavo bevendo, seduta sul letto a gambe incrociate. Ogni tanto soffiavo sul liquido per renderlo meno bollente, altre volte cercavo di ingerirlo a piccoli sorsi. La finestra della mia stanza d'albergo era aperta, un vento fresco e leggero arrivava al mio corpo sfiorandolo delicatamente. Ci trovavamo ad Auburn Hills, negli Stati Uniti. Durante quel tour ci spostavamo di paese in paese, di città in città, ed era una cosa che amavo moltissimo. In ogni luogo nel quale ci trovavamo, il cast era sempre seguito ed acclamato da milioni di fans, il loro idolo era sempre accolto e amato come un Dio.
Io stessa non riuscivo a credere a ciò che mi stava circondando da poco più di un mese, ero stata completamente catapultata in un mondo che non mi apparteneva, un mondo affascinante quanto misterioso. Un mondo nel quale mai e poi mai sarei sognata di trovarmi. Spostandomi i capelli lateralmente e bevendo un sorso della mia tisana, mi spostai verso la finestra adagiandomi con i gomiti sul marmo freddo, mentre sorreggevo la testa con le mani. Il cielo scuro non presentava alcuna stella, solo un sottile spicchio di Luna che illuminava il prato del giardino sottostante di una luce argentea. Chiudendo gli occhi, e facendo un respiro profondo, rievocai ciò che vissi durante quella mattina prima del concerto.

Fu la prima volta che, a Michael, feci una seduta di fisioterapia ed un massaggio. Proprio riguardo a quest'ultimo, ogni hotel nel quale alloggiavamo doveva disporre di un centro benessere. Ricordai il momento in cui mi torturavo le mani aspettando il suo arrivo, quando arrivò ed egli arrossì subito al solo pensiero di doversi spogliare. Io stessa ero agitata, nonostante non fosse di certo la prima volta che mi sarei imbattuta nel mio lavoro, non mi sentivo tranquilla, avevo una continua paura di poter sbagliare qualcosa. Quando uscii dalla stanza per dargli il tempo di privarsi dei vestiti, mi sentii quasi una stupida nell'avvertire il mio cuore battere ad una velocità pazzesca. Rientrando, lo trovai disteso sull'apposito lettino con un asciugamano che gli circondava la vita.

Restando ad occhi chiusi mi sfiorai le mani, i polpastrelli, cercando in qualche modo di rievocare la sensazione che provai nel toccare la sua pelle. Era evidente che la sua schiena fosse quella di un ballerino, in quanto ciò che mi colpii maggiormente furono le spalle e i muscoli che si muovevano sotto il mio tocco, ma anche le dolorose contratture che conseguivano a tutti quegli allenamenti.
Ricordai ogni centimetro del suo corpo, addirittura le strane macchioline che intravidi sulla sua pelle. In realtà non sapevo cosa fosse, ma me lo confidò dopo attimi di titubanze una volta finito il massaggio.
"Soffro di una malattia della pelle da quando avevo ventuno anni. Si chiama vitiligine..."  [1*] Affermò con sguardo basso.

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