VII~ Oblio [pt. 7/8]

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Premessa:
Sì, anche questo capitolo è molto lungo in quanto è sopravvenuta la necessità di toccare punti importanti (se non fondamentali) per il corso della storia, ma spero non vi dispiaccia.
Buona lettura.🖤

"Chi non ha conosciuto l'umiliazione ignora che cosa significhi arrivare all'ultimo stadio di sé stessi

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"Chi non ha conosciuto l'umiliazione ignora che cosa significhi arrivare all'ultimo stadio di sé stessi."

-Emil Cioran

[8 Dicembre 1993]

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[8 Dicembre 1993]



NARRATORE ESTERNO

Inspirò volgendo un'ultimo sguardo verso i vasti prati del ranch che, illuminati dal sole mattutino, venivano al contempo solleticati da un freddo pungente che aveva lasciato alle sue spalle quello secco e umido dell'estate.
Quell'estate infernale.
Infilando le mani nelle tasche dei pantaloni, spinse delicatamente la porta con la schiena e rientrò in casa fischiando una melodia improvvisata al momento.
Passando per la cucina, poggiò sul davanzale in marmo il cellulare -grazie al quale intraprese una telefonata pochi minuti prima, poi aprì il frigorifero e osservò al suo interno: vi erano alimenti e leccornie di ogni tipo, ma il suo stomaco era tremendamente chiuso.
Devi mangiare, Michael. Ti stanno distruggendo ed è vero, ma non puoi lasciarti andare così. Per favore...
Quella frase gli venne sussurrata al telefono poco prima e non fece altro che risuonargli nella mente. Sorrise al pensiero della persona che la pronunciò. Gli mancava? Probabile.
Sbuffò e allungò la mano verso uno degli scomparti più piccoli, afferrò un piccolo snack e ne osservò l'involucro rigirandolo con pigrizia tra le dita.
Ad un tratto rimbombò nel silenzio lo stridulo suono del campanello della porta e, velocemente, una delle domestiche andò ad aprire salutando l'ospite e facendolo accomodare.

"Buongiorno Michael."
Il cantante si sporse un poco verso l'ingresso per vedere la donna che, come un portento, era appena entrata in casa e incastrava una giacca sull'appendiabiti.
"Ciao Barb."
Quest'ultima gli andò incontro e portò con stupore le mani sui fianchi.
"Ragazzi! Michael che decide dopo mesi di mangiare qualcosa di sua spontanea volontà?"
Il ragazzo sorrise. "Beh, non l'ho ancora scartato." Rispose facendo spallucce e scuotendo quella barretta proteica davanti agli occhi dell'infermiera.
"Vedi di farlo." Replicò lei in tono minaccioso, sollevando le sopracciglia e spostando il peso del corpo sui gomiti adagiati al tavolo.

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