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Un vecchio saggio, una volta disse: puoi avere qualsiasi cosa nella vita, se sacrifichi tutto per quella cosa.
Quello che il saggio intendeva dire è che ogni cosa ha un prezzo.
Quindi, prima di affrontare una battaglia è meglio decidere quanto si è disposti a perdere.
Ovviamente, i sacrifici più duri sono quelli che ci piombano addosso all'improvviso.
Zulema non mi lasciò la mano fino a quando non arrivammo nella sua villa e scesi dalla macchina lentamente.
"Ti senti meglio?" mormorai guardando il suo volto più rilassato e le asciugai piano il trucco colato non appena la ebbi davanti.
", ma starò ancora meglio quando vivremo sotto lo stesso tetto." sussurrò afferrandomi per la vita e si abbassò per appoggiare la fronte sulla mia.
Ormai Natale era alle porte e non vedevo l'ora di addobbare la casa insieme a lei, erano dei piccoli momenti di vita che presto sarebbero rimasi incisi nella mia pelle per sempre.
"Ti amo, Zulema." dissi ad un certo punto con gli occhi chiusi e la mia regina araba mi baciò, schiusi le labbra e la sua lingua si intrecciò subito con la mia.
Mi rilassai e non mi accorsi nemmeno che la mia schiena aderii nello sportello della macchina, facendomi sussultare.
Circondai il suo collo con le braccia e la mia mano accarezzò i suoi capelli fino a depositarsi nella sua guancia, che lentamente toccai con il pollice.
Una lacrima le rigò il viso e aprii gli occhi di scatto, mi stavo per staccare ma lei scosse la testa accoccolandosi poi nell'incavo del mio collo per inalare il mio profumo che la fece subito calmare.
Strinse i miei fianchi saldamente e tremai leggermente per il freddo, ma il suo corpo così attaccato al mio era la mia cosa preferita al mondo.
"Amore mio." la richiamai con vocina esile per non pressarla troppo e sfregò le labbra contro al mio collo, staccandosi e ne approfittai per asciugarle le lacrime.
"Entriamo, prima me ne vado meglio è credimi." disse decisa e la seguii in silenzio annuendo, afferrò le chiavi ed entrò togliendosi il capotto e lanciandolo nel divano fregandosene altamente.
Feci la stessa cosa e mi accorsi che la grandezza della sua vita era molto simile alla mia.
"Hai già tolto tutto quanto." mormorai incredula ed era vero, le foto dalle mensole erano sparite e aveva lasciato solamente i mobili.
Voleva cancellare proprio tutto.
Fino all'ultima briciola.
"Manca solo camera mia, bionda." disse salendo le scale e miliardi di ricordi si materializzarono nella mia mente per tutte quelle volte che ero stata con lei.
Le nostre litigate.
I nostri momenti di piacere.
Il tempo si diverte e ci prende a calci.
Anche ai più forti di noi gioca brutti scherzi: rallenta, indugia, fino a fermarsi lasciandoci intrappolati in un attimo. Incapaci di muoverci, in una direzione o in un'altra.
Tutto quanto.
"Devo togliere tutto dall'armadio e dai cassetti, tanto ho le valigie e le scatole." disse Zulema legandosi i capelli e per poco non svenni perché era stupenda e il suo viso si risaltava tanto.
"Ti rubo le felpe, sappilo." dissi aiutandola a mettere tutte le sue cose e alzò gli occhi al cielo divertita.
"Hai per caso alzato gli occhi con me, Zahir? Non dovevi farlo." sussurrai avvicinandomi e mi guardò maliziosamente leccandosi le labbra.
"Devo tremare? Faccio finta se vuoi." disse ridendo ma smise subito perché l'afferrai per la gola, abbastanza forte.
Sgranò gli occhi divertita e sfiorai le sue labbra, sorridendo poi tramite esse.
Mi staccai guardandola con la coda dell'occhio e la sentii ridere leggermente, con un colpo secco aprì i cassetti e sbuffò notando quante cose ci fossero.
Ma cambiò subito atteggiamento e mi accigliai per quanto fosse debole, le sue mani tremavano come non mai.
"Non finiremo mai oggi, chiamiamo gli altri? Almeno ci mettiamo prima, per favore non ce la faccio più." disse Zulema sedendosi nel letto e aveva il respiro pesante, si prese la testa tra le mani e sgranai gli occhi.
Stava per crollare.
"Sono qui, hey guardami." dissi inginocchiandomi alla sua altezza e scoppiò a piangere dal nervoso, da tutta la tensione addosso che aveva accumulato per tutti questi giorni.
Boom, eccoci qui.
Singhiozzò forte contro al mio collo e la strinsi a me con una forza straordinaria, mi vennero le lacrime agli occhi nel vederla così e ad un certo punto urlò a squarcia gola facendomi sussultare.
Affondò le unghie nella mia schiena aggrappandosi a me e mi spaventai parecchio, per come stesse reagendo.
Questo era tutto il suo dolore accumulato per anni, e mi stava mostrando letteralmente la sua vera persona così inaspettatamente perché ormai era arrivata al limite.
La goccia che doveva traboccare dal vaso era finalmente qui, davanti ai miei occhi in tutta la sua bellezza.
"Bionda, mi faceva male tutto." sussurrò dopo un lungo silenzio dove si sentivano i suoi singhiozzi e le accarezzai i capelli, stringendola a me con forza.
"Amore mio, respira più forte che puoi perche questa libertà te la meriti tutta quanta hai capito? Sei felice ora." mormorai lasciandole dei piccoli baci per farla calmare e respirò a pieni polmoni, senza farsi vedere da me in viso.
Un respiro vero, letteralmente.
"Sono stata così tanto male, non ce la faccio più a reggere tutto quanto io sono stanca di stare così Macarena." mi confessò piano ed effettivamente di questa cosa non ne avevamo mai parlato.
O perlomeno fino infondo.
I giochi hanno a che fare con la gloria, la sofferenza.
Si vivono minuto per minuto.
Poi ci sono anche i giochi più solitari, quei giochi che amiamo fare da soli.
La vita non è lo sport che vedi in tv: si vince, si perde o si pareggia.
Ma il gioco continua.
Che lo si voglia o no.
Quindi va avanti, discuti con l'arbitro, cambia le regole, imbroglia un po', prenditi una pausa e leccati le ferite.
Ma gioca.
Gioca rilassato e libero.
Gioca come se non ci fosse un domani.
Ok, non ha importanza se vinci o se perdi.
Ma come giochi la partita.
Giusto?
"Sono stanca, bionda.." disse con voce esile appoggiando la testa sulla mia spalla e mi abbracciò ancora con più forza, stringendomi i miei capelli lunghi.
"Hai vinto tu, Zulema." dissi decisa afferrandole il viso tra le mani e guardai il suo viso bellissimo segnato dalla sofferenza e dal dolore puro, vero.
Il mio scorpione aveva levato dopo anni, ogni maschera che portava in viso.
"Sono crollata, non doveva succedere questo ma il peso che stavo portando nel petto mi ha fatto smettere di respirare ogni secondo della mia cazzo di vita, non ce la facevo più." disse piangendo silenziosamente e le tolsi una ciocca ribelle dal viso, le baciai ogni lacrima e chiuse gli occhi rilassandosi al tocco delle mie labbra.
"Ma se ti dicessi che è proprio così che si diventa più forti di prima?" sussurrai stringendola forte e senza staccarmi dal suo corpo, presi dei fazzoletti e glieli passai per riprendersi.
"Io non sono forte, per niente." disse facendo spallucce e rise tra le lacrime, si alzò dal letto e sospirò distrutta.
"Proprio perché lo stai dicendo, ammettendolo a te stessa più che altro ti rende la persona più forte del mondo intero, devi accettare anche questo." dissi guardandola con amore e i suoi occhi si scontrarono con i miei verdi.
"Urla, spacca tutto ciò che vuoi se ti rende felice farlo. Sarò il tuo complice folle anche per questo, vuoi urlarmi contro le peggiori cose? Sono pronta ad assorbirmi tutto quanto il tuo dolore ma usa la tua voce Zulema, usala come si deve e se vuoi farti sentire hai tutto il diritto di farlo!" esclamai avvicinandomi a lei e chiuse gli occhi non appena le accarezzai il viso.
Era distrutta, letteralmente.
"Sei libera amore mio, libera con me." le sussurrai ad un centimetro dalle sue labbra e annuì debolmente, era ancora troppo scossa e stare qui non le faceva bene quindi avrei risolto tutto io.
Perché l'amavo con tutta me stessa e c'era un matrimonio che ci legava, avevamo fatto delle promesse serie.
"Ho un'idea, vai a casa e rilassati io chiamo gli altri e porteremo via da qui ogni cosa così sei più tranquilla. Fatti un bagno caldo, stai con Fatima tanto per me non c'è problema ma per favore, stacca la mente da tutto." dissi serrando la mascella e si staccò da me, si morsicò il labbro e fece spallucce.
"Va bene." disse toccandosi il viso nervosamente e senza dirmi nient'altro lasciò la stanza e se ne andò via.
Per sempre.

Dopo aver finito di prendere le cose, caricai l'ultima scatola nel furgone che aveva Denver e gli feci un cenno, così poteva parcheggiarlo nel mio garage.
"Ti accompagno a casa." disse Saray e annuii chiudendo a chiave per l'ultima volta la villa del mio scorpione.
"Non vedo l'ora di vederla." sussurrai mettendomi la cintura e la gitana mi sorrise, accarezzandomi il braccio.
Partì con lo sguardo sereno mentre io guardavo il paesaggio scorrere nel finestrino, ci eravamo divertiti a riempire gli scatoloni e fortunatamente i miei amici mi avevano aiutato a non pensare che l'amore della mia vita aveva avuto un crollo emotivo più grande di lei.
"Si rialzerà più forte di prima, vedrai." disse la donna al mio fianco tranquillizzandomi e sospirai, come al solito Saray capiva sempre tutto.
Era la sua migliore amica.
Una volta arrivata a casa salutai la mia gitana e percorsi il viale, chiudendo il cancello e sorrisi notando Denver uscire dal mio garage salutandomi felice.
Entrai dentro e il caldo mi avvolse, Zulema sbucò subito nel sentirmi arrivare ed era a dir poco stupenda con i capelli raccolti e priva di tutto il trucco.
"Hey, Denver mi ha aiutato a mettere gli scatoloni e le valigie in una delle tue stanze vuote al piano superiore." sussurrò mordendosi il labbro nervosa e la guardai attentamente notando che aveva i miei vestiti addosso.
Le stavano da dio e me la stavo letteralmente mangiando con lo sguardo, era molto più rilassata e mi tolsi il capotto ricambiando il saluto tranquillizzandola.
"Ho una cosa per te." dissi felice e la vidi inarcare un sopracciglio confusa, per prima cosa andai davanti al cammino con un fuoco enorme e tolsi dalle buste il sushi, ovviamente dovevo prenderle il suo piatto preferito e le si illuminarono gli occhi felice come non mai.
Amavo vederla così, era il mio mondo.
"Grazie." disse guardandomi intensamente e la feci sedere nel divano, quasi risi per la sua espressione in ansia.
Dalla tasca afferrai una scatolina rossa con un fiocco dorato e gliela porsi mordendomi il labbro nervosa, l'afferrò in panico e mi guardò incredula e basita.
Era bellissima e mi trattenni nel baciarla ma questo era il suo momento.
"Apri, è un regalo per te." dissi rilassandomi nel divano e non appena vide il contenuto una piccola lacrima le rigò il viso, velocemente.
Le avevo dato la sua copia di chiavi.
"Ora questa è casa nostra, Zulema." dissi dando inizio alla nostra convivenza al 100%.

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