epilogo.

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Il cielo ricoperto di Madrid era una cosa a dir poco stratosferica ma mi affrettai ad entrare in macchina, sfrecciai ad alta velocità e notai dal mio specchietto retrovisore alcuni movimenti strani.
Mi stavano seguendo.
Accelerai impugnando il volante e intanto chiamai Ethan, dicendogli di trovare la targa tramite il mio gps.
"L'ho trovata subito capo, appartiene ad un certo Roman Ferreiro." disse al telefono e la mia mascella era contratta da morire, terminai la chiamata e cliccai il piede sull'acceleratore sterzando a destra, senza smettere di guardarlo.
Con l'altra mano impugnai la pistola e abbassai il finestrino, mi porsi stando attenta alla strada e sparai mancando per un pelo la macchina di mio fratello.
"Lurido bastardo!" esclamai accelerando ancora e presi una strada secondaria, entrando in una via strettissima che imbucava casa mia.
Lo seminai e parcheggiai direttamente nel mio garage, chiusi gli sportello con una forza disumana e non potevo crederci che proprio a me stava accadendo una cosa a dir poco stravolgente.
Dopo anni, avevano deciso di tormentarmi di nuovo e se avessero fatto del male a mia figlia non me lo sarei perdonata fino alla fine dei miei tempi.
"Ciao anche a te, che hai?" disse Zulema cercando di afferrarmi per la vita ma la scansai, andando nel mio ufficio al piano superiore per cercare le mie armi.
La rabbia bolliva nelle mie vene e dovevamo una volta per tutte, far smettere a questa fottuta giostra di girare.
"Bionda, hey fermati cazzo." disse tentando di bloccarmi e il mio viso era innondato dalle lacrime.
Avevo paura, per una volta in vita mia avevo paura che potesse accadere qualcosa di brutto alla mia famiglia.
"Hey, fai dei respiri profondi." sussurrò mia moglie togliendomi una ciocca ribelle dal viso e notai Maisa appoggiarsi nello stipite della porta scrutandomi attentamente.
Aveva 16 anni.
Ed era bella da togliermi il fiato.
"Amore, scusami." dissi guardandola e i suoi capelli biondi erano raccolti in una coda disordinata, venne verso di me e mi abbracciò stringendomi con una forza che mi aiutava a rimanere lucida.
Mi stava raggiungendo in altezza e mi diede dei piccoli baci sulle guance per farmi calmare e ci riuscì come sempre.
"Qualunque cosa sia, distruggilo." mi sussurrò nascondendosi nell'incavo del mio collo e Zulema le sorrise orgogliosa.
"Cazzo, sei filosofa come tua madre." mormorai asciugandomi il trucco ma Zulema aveva lo sguardo tremendamente serio e vedevo che voleva parlarmi.
"Vado in camera mia." disse Maisa dandomi un ultimo bacio e i suoi occhioni verdi mi tranquillizzarono subito.
Non appena chiuse la porta mi fiondai tra le braccia di Zulema e la baciai con passione facendola indietreggiare, andò a sbattere contro la scrivania e ripresi a piangere perché avevo troppa paura.
"Sono qui, piccola sono qui." disse contro alla mie labbra e dopo vari minuti mi staccai con il respiro accelerato.
Dovevo dirle tutta quanta la verità.
"Román mi stava inseguendo." dissi impaurita asciugandomi il trucco e il mio scorpione sgranò gli occhi incredula.
"Che?" urlò alzando le braccia incredula e le diedi le spalle, presi la cintura con le mie pistole e la legai attorno alla mia vita stretta, senza perdere tempo.
"Lo uccido Zulema, era vicino a noi e se succede qualcosa a Maisa io-" dissi bloccandomi di scatto e soffocai un singhiozzo, senza smettere di pensarci.
Non doveva accadere una cosa del genere mai in tutta la mia vita, dopo anni eravamo felici e la magia non doveva rompersi proprio ora.
"Vengo con te, anche se non facciamo più colpi da tempo non ti lascio fare questa cosa da sola. Quando abbiamo affrontato la mia battaglia con Hanbal tu c'eri mentre ora devo sostenerti io quindi, forza." disse decisa lasciandomi un lungo bacio sulle labbra e ricambiai stringendola forte a me, non potevo permettermi di perdere l'amore della mia vita proprio ora.
Non dovevamo perdere tempo.
"La mia pistola." disse Zulema aprendo un'armadio e afferrai alcuni coltelli infilandoli nella mia coscia tonica.
Come ai vecchi tempi.
Zulema infilò un giubbotto di pelle e serrò la mascella, afferrando subito le chiavi della macchina ma si fermò di scatto.
Andammo entrambe da Maisa e l'abbracciammo forte stringendola a noi.
"Che è successo? State partendo in Messico e rimango qui da sola?" disse ironica e mi ricordava maledettamente Zulema, infatti risi divertita calmandomi.
L'unica gioia al mondo è cominciare.
È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante.
Quando manca questo senso di prigione, malattia, abitudine, stupidità, si vorrebbe morire.
La sola regola eroica: essere soli soli soli.
Quando passerai una giornata senza presupporre né implicare in nessun tuo gesto o pensiero la presenza di altri, potrai chiamarti eroico.
Non sai che quello che ti tocca una volta si ripete? Che come si è reagito una volta, si reagisce sempre? Non è mica per caso che ti metti nei guai.
Poi ci ricaschi. Si chiama il destino.
È bello svegliarsi e non farsi illusioni.
Ci si sente liberi e responsabili.
Una forza tremenda è in noi, la libertà.
Si può toccare l'innocenza.
Si è disposti a soffrire.

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