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c'è un detto arabo che dice:
vuoi morire? allora buttati in mare e
vedrai te stesso lottare per sopravvivere.
non vuoi ucciderti, piuttosto vuoi uccidere qualcosa dentro di te.


Quando perdi qualcuno di importante ti senti in colpa per il solo fatto di continuare ad esistere.
Il tuo sangue scorre, l'aria entra ed esce in modo spontaneo dai polmoni e ti senti in colpa perché tu puoi ancora farlo.
Ti senti in colpa a vivere ogni giorno.
Ti senti in colpa a non pensarci ogni secondo.
A volte come se non ti sentissi degno della vita che hai, perché chi hai perso era migliore di te.
Dovevi essere tu al suo posto.
La morte era arrivata ben prima che gli altri avessero sposato in pieno la mia causa, e poteva essere appostata dietro la porta, o in un altro stato, in paziente attesa, perché niente era tenace come lei.
Probabilmente aveva più tempo di qualsiasi altra cosa al mondo.
Zulema aveva la pistola impugnata tra le mani e la sua mascella era maledettamente contratta, da morire.
Lo sparo era il suo e Roman si immobilizzò come una statua nel vederla.
"Che cazzo stai facendo, coglione?" urlò guardando mio fratello, avanzò furiosa e prima che lui potesse spostarsi, gli diede un calcio in faccia con i suoi anfibi fino a farlo cadere all'indietro.
Mio padre afferrò la pistola ma il mio scorpione gliel'aveva già puntata contro, mettendosi davanti al mio corpo.
I suoi riflessi impeccabili.
Ero inerme senza nessuna forza e il dolore che provavo in pancia era assurdo, stavo tremando come una foglia e sudando freddo dalla paura.
"È incinta di mia figlia lurido pezzo di merda, ti mando all'altro mondo!" urlò Zulema furiosa inchinandosi e mi accarezzò i capelli facendomi alzare, gemetti dal dolore e avevo il volto innondato dalle lacrime.
Non l'avevo mai vista così arrabbiata e i suoi occhi erano più neri del solito, trasmetteva tanta paura e rabbia a livelli estremi, avrebbe scatenato il caos totale.
"Tua figlia, la ucciderò presto." disse Roman goffamente asciugandosi il sangue dal viso e la mia regina araba lo sparò dritto sulla spalla facendolo imprecare.
Senza timore ne pietà.
Si dimenò contorcendosi dal dolore e subito gli uscì tantissimo sangue, il mio scorpione fece per spararlo ma si bloccò.
Doveva vederlo soffrire, ovviamente.
"Figlia di puttana!" urlò mio padre avanzando ma Zulema mi spinse dietro al suo corpo, facendomi tanto da scudo.
"Leopoldo, stai indietro o giuro che ti rovino la vita sono seria cazzo!" urlò a sua volta e non appena toccai il mio viso, vidi del sangue sulle mie dita.
Sicuramente come Roman mi aveva scaraventato a terra mi ero fatta un taglio.
"L'hai già rovinata! E ora ti sei presa mia figlia, Macarena torna a casa." disse mio padre con un tono di voce più pacato ma scossi la testa, loro non erano più casa mia e dovevamo chiudere questa faccenda una volta per tutte.
"Ho voluto lasciar stare i vostri debiti del cazzo che avete con me da anni, quindi l'unica cosa che dovreste fare è mettervi da parte! Perché io la amo e se è successo qualcosa a mia figlia per colpa di quella testa di cazzo lì.." disse indicando Roman che era sconvolto nel vedersela in carne ed ossa davanti.
"Giuro che faccio venire giù una fottuta apocalisse e nemmeno Dio vi salverà da questo cazzo di macello." disse impugnando la pistola più saldamente e tremai sentendo il suo tono di voce incredibilmente apatico ma forte.
Eccola qui, se stessa al 100%.
"Hanbal doveva ucciderti, sei il diavolo in persona venuto dal cazzo di inferno. Come puoi essere madre e addirittura moglie? La tua anima è marcia." disse mia madre usando parole taglienti come al solito e scossi la testa, Zulema invece rise e cercò la mia mano stringendola.
"Hanbal è morto e sapete quanto sono felice del fatto che ha lasciato questo mondo? Se c'è una cosa che vostra figlia mi ha insegnato è sicuramente quella di amare, quindi non preoccupatevi di me perché la amo così tanto che in questo momento potrei urlarlo a tutto il mondo.
Non vi uccido perché siete i suoi genitori e non vorrei crearle traumi." disse ringhiando furiosa avvicinandosi e Roman si alzò goffamente tenendosi la spalla, Zulema lo seguì con lo sguardo e notavo tutta la sua voglia di ucciderlo.
Ma dovevamo andarcene perché la polizia ci avrebbe intercettato come niente e non potevamo rischiare.
Eravamo pur sempre in un luogo tremendamente pubblico e poteva passare chiunque e chiamare la polizia.
"Spera per te che non sia successo nulla a mia figlia o giuro Roman Ferreiro che metterò la tua cazzo di testa priva di cervello su un'asta e la esporrò davanti a tutta Madrid." disse afferrandolo per il colletto e lo spinse fino a farlo cadere nel marciapiede.
La sua forza era incredibile ed era furiosa da morire, mi faceva tantissima paura.
I miei genitori andarono da lui e notai Ethan raggiungerci con Saray, mi fecero entrare in macchina ma Zulema rimarrò ancora davanti a noi per monitorarli.
"Non finisce qui." disse mio padre con odio e Zulema rise divertita, con uno sguardo a dir poco di vendetta.
"Dovete avere paura di me, ma la
bionda quando si incazza non scherza. Fossi in voi mi scaverei già la tomba perché insieme siamo il caos totale." disse sputandogli dritto ai piedi e indietreggiò alzando le mani e facendo il dito medio a tutti i tre, con un sorriso da stronza psicopatica sulle labbra.
E poi la vidi correre senza voltarsi verso di noi, tremendamente tesa.
"Vai Ethan, all'ospedale." disse entrando in macchina ed eravamo noi due dietro ai sedili posteriori, mentre Saray e il mio amico erano davanti.
"Sono qui piccola, sono qui." disse mia moglie appoggiando la fronte contro la mia e scoppiai a piangere per il dolore fisico ma soprattutto mentale.
Appoggiai la mano sulla pancia un paio di volte dato che mi sentivo strana e sgranai gli occhi, andando in panico come niente.
Mi venne il fiatone e mia moglie si spaventò parecchio nel vedermi così, Ethan cercò la mia mano per stringerla ma ero debolissima e spaventata.
"Che cazzo sta succedendo?" urlò la mia regina araba in panico e appoggiò la guancia nel mio pancione capendo.
Ma non accadeva nulla.
"Zulema non la sento muoversi, non può essere vero no, aiutami." dissi scoppiando a piangere e la donna al mio fianco sgranò gli occhi piangendo, sollevò la mia felpa e noto dei lividi enormi.
Serrò la mascella furiosa stringendo i pugni dalla rabbia e si abbassò piano.
"Hey piccolina, è la mamma che ti sta parlando per favore non farmi scherzi, fatti sentire come sempre e dammi quei calcetti forti che tanto ami." disse accarezzandomi dandomi dei piccoli baci e Saray pianse soffocando un singhiozzo, rimanemmo in silenzio ma non percepii nulla, neanche il minimo movimento.
Urlai scoppiando a piangere a singhiozzi e se l'avessi persa sarei letteralmente uscita fuori di testa e Zulema idem.
"Non lo posso superare questa volta." dissi in lacrime nel mentre che Ethan si fermava davanti ad un semaforo rosso e Zulema mi strinse al suo corpo, con una forza assurda lasciandomi dei baci per farmi calmare ma era impossibile.
"Accertiamoci prima, Macarena calmati perché sto impazzendo." disse baciandomi di scatto ma non smettevo di piangere e non riuscii neanche a baciarla.
Non ero in me.
"Siamo arrivati, Amelia vi sta aspettando e l'ho informata di tutto." disse Saray con il telefono in mano e scendemmo dalla macchina, Amelia ci venne incontro preoccupata e mi abbracciò appoggiando una mano sul pancione tranquillizzandomi con i suoi occhioni azzurri che amavo tanto.
"Andiamo da Carina subito." disse facendoci strada e il mio scorpione non mi aveva lasciato la mano, mai.
Una volta entrate la ragazza ci salutò tristemente e ricominciai a piangere, mi fece sdraiare nel lettino e appena vide cosa mi aveva fatto Roman sgranò gli occhi afferrando del ghiaccio ma non mi importava assolutamente di niente.
"Io devo sapere se sta bene." dissi serrando la mascella e Zulema dal nervoso diede un colpo alla porta, scoppiando poi a piangere dal nervoso.
Amelia tentò di farla calmare ma era impossibile in questi casi, la richiamai e venne al mio fianco con tutto il trucco colato e le mani le tremavano.
"Verifichiamo se c'è il battito." disse Carina tesissima e intanto Amelia mi medicò il piccolo taglio che avevo sullo zigomo mettendomi il cerotto.
Passarono alcuni minuti di totale silenzio e Zulema stava tremando al mio fianco con lo sguardo fisso sullo schermo, ma non appena ogni speranza sembrò svanita sentimmo il battito forte di nostra figlia.
Chiusi gli occhi facendo un grosso sospiro di sollievo e Zulema si alzò di scatto dalla sedia in procinto di svenire.
"Va tutto bene, la placenta ha fatto da scudo e non ha creato nessun danno. La bimba è forte come sua madre, terribilmente tanto e si vede." disse Carina sorridendoci e dopo aver effettuato altri controlli mi tolse il liquido, mettendomi una pomata nei lividi.
"Vorrei tenerti qui fino a domani, hai bisogno di flebo e tantissimo riposo tuttavia sarò qui in tal caso dovesse succedere qualcosa ma ne dubito." disse afferrando piano il mio braccio e mi inserì subito l'ago senza farmi male.
"Zulema, amore mio." la richiamai notando che si era seduta afferrandosi la testa tra le mani e alzò piano lo sguardo.
Le feci un piccolo sorriso cercando di farla tranquillizzare ma era tesa, si alzò sedendosi al mio fianco e si accoccolò nell'incavo del mio collo singhiozzando.
"Dammi la mano." sussurrai mordendomi il labbro e me la diede, l'appoggiai nel basso ventre facendo pressione e subito sentii mia figlia muoversi, terribilmente tanto.
Sorrisi tra le lacrime e Zulema mi diede un lungo bacio sulle labbra, calmandosi.
"Non farmi mai più questi scherzi chiaro? Mi sono spaventata tanto." sussurrò parlando con nostra figlia con le lacrime che le rigavano il viso e avevamo preso uno spavento enorme.
Successivamente Zulema mi lasciò dei piccoli baci e fece un sospiro di sollievo sentendo la piccola muoversi, forte.
Avevamo avuto paura entrambe che Maisa non ce la potesse fare ma invece fortunatamente il peggio era passato.
"Non ti lascio, mai più." disse abbracciandomi piano lasciandomi un bacio sulla spalla e continuai a stringerla forte a me, terribilmente al sicuro.
Amelia e Carina se ne andarono lasciandoci la giusta privacy e strinsi mia moglie con una forza disumana sussurrandole una frase all'orecchio.
"Zulema, me la pagheranno cara." dissi furiosa e nel mio sangue scorreva: vendetta.

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