Two.

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I grandi occhi azzurri del nuovo arrivato scrutavano ogni dettaglio di quella città che lo stava accogliendo, che stava mostrando a lui il suo lato migliore, di quella città che sarebbe potuta essere la sua rivincita per una vita vissuta all'ombra di qualcuno che non sapeva accettarlo, New York per Federico poteva essere il nuovo inizio per una nuova vita, un nuovo inizio per essere felice.
I grattacieli si innalzavano maestosi tra le strade curate di New York, al giovane sembrava che ogni dettaglio di quel posto, anche il più insignificante, fosse stato studiato da un qualche genio per donare a quel posto una bellezza tale da far credere che fosse magia, agli occhi sognanti del giovane Federico tutto ciò che in quel momento lo circondava era una novità, una sorta di incantesimo da cui credeva che mai si sarebbe liberato, o almeno lo sperava.
Federico sperava che New York fosse il suo posto, lì dove avrebbe smesso di scappare e sarebbe finalmente stato felice senza più paure.

Il vento freddo di gennaio colpì in pieno viso il giovane dai capelli biondi che, nonostante fosse solo l'inizio di gennaio, si era ostinato a viaggiare in macchina tenendo il finestrino abbassato, diceva di voler sentire gli odori di quella città e in parte era vero, voleva respirare a pieni polmoni l'aria che la sua nuova vita aveva da offrirgli, non voleva più vedere il mondo attraverso un vetro, voleva diventare parte integrante di ciò che lo circondava, aveva smesso di essere uno spettatore della sua vita, non avrebbe avuto altre occasioni per recuperare il tempo che stava sprecando, non voleva più guardare il cielo solo dal finestrino di una macchina, voleva alzare la testa e sapere che quel posto era anche suo, che anche lui meritava il suo posto, la sua felicità.
L'ennesima sferzata di aria gelida colpì il giovane e i suoi capelli biondi finirono all'indietro in una pettinatura alquanto strana, donavano al suo viso una strana luce ma lo rendevano anche più vivo di quanto fino a quel momento fosse stato.
-"Ti decidi ad alzare quel finestrino o stai pensando di farmi morire per una bronchite?!" Esclamò, quasi furioso, il compagno di viaggio del ragazzo che, fino a quel momento, era stato occupato in una telefonata abbastanza importante da quanto aveva detto all'altro, o meglio, era quello che Federico aveva capito quando gli aveva ordinato in modo brusco di fare silenzio e non disturbarlo.
Federico sobbalzò la sentire la voce dell'altro, non aveva fatto altro per tutto il viaggio ma sentirlo rivolgersi direttamente a lui lo aveva colto alla sprovvista, con un pizzico di riluttanza si costrinse ad alzare il finestrino e si sistemò sul sedile in pelle nera della limousine dell'altro.
Federico aveva dovuto praticamente correre per riuscire a reggere il passo dell'altro in aeroporto, quello continuava a correre come se qualcuno lo stesse inseguendo ed era finito per dimenticare la presenza del biondo, all'uscita però dell'aeroporto il biondo era stato piacevolmente sorpreso nel trovare una limousine ad aspettarli, una grossa limousine nera, era tutto ciò che il ragazzo aveva pensato nel vederla, sapeva che il suo nuovo capo - o almeno sperava lo sarebbe diventato - fosse abbastanza importante ma non tanto da accogliere un suo nuovo dipendete in limousine.
-"Mi scusi." Borbottò imbarazzato Federico e abbassò lo sguardo sulle sue mani ben curate, lui credeva che le mani fossero il biglietto da visita di qualcuno e ci teneva a curarle al meglio.
Lo schiocco di una lingua fu il rumore successivo che il giovane udì.
-"Non mi piacciono le persone che se ne stanno a testa bassa." Commentò il moro e incrociò le braccia al petto con aria annoiata.
Il ragazzo alzò la testa per guardare l'altro e non fu sorpreso di vedere un'espressione di disappunto stampata sul suo viso.
-"Mi scusi." Borbottò nuovamente e lottò contro se stesso per non abbassare nuovamente il capo, era solito tenere la testa bassa, era il suo unico modo per non incontrare gli occhi di chi non lo accettava.
-"E non scusarti in continuazione." Lo riprese il ragazzo ben vestito. "Questo mondo non ha bisogno delle tue scuse, ha bisogno che tu agisca e lo migliori." Aggiunse.
-"Non crede che sia troppo per una persona sola?" Chiese il biondo, prima ancora di collegare il cervello alla lingua, e inclinò la testa da un lato. "Una persona sola non può cambiare il mondo, dovrebbe essere la società a farlo, allora farebbe la differenza." Concluse, timoroso di ciò che il suo nuovo capo, o quasi nuovo capo, avrebbe potuto rispondergli.
-"È da vigliacchi aspettare che siano gli altri a fare ciò che vorremmo fare noi." Rispose l'altro. "Se vuoi cambiare le cose inizia a farlo, se non ti piace il modo in cui vivi come puoi continuare a farlo?
Forse non cambierà il mondo ma cambierà le cose per te e credi non sia abbastanza?
Abbiamo una sola vita, vuoi davvero sprecarla ad aspettare che gli altri ti facciano felici?
È quello che vuoi, Federico?"
Le parole pronunciate da Benjamin, il biondo sapeva fosse quello il suo nome grazie ad alcune ricerche fatte su internet, colpirono nel profondo Federico, non aveva mai visto le cose da quella prospettiva, lui pensava che fosse la massa a fare la differenza ma in quel caso non avrebbe potuto vivere la sua vita, se voleva cambiare doveva iniziare da se stesso.
Il vetro oscurata che divideva la limousine in due parti si abbassò e svegliò il giovane dai suoi pensieri.
-"Signore." Una voce anziana si diffuse nell'abitacolo abbastanza ampio. "Siamo arrivati." Aggiunse e spense il motore.
Il moro piegò le labbra in quello che doveva essere un sorriso e fece un cenno con la testa.
-"Grazie, Tyler." Disse e prese il suo cappotto nero, che aveva tolto appena saliti nella limousine. "Andiamo." Aggiunse rivolto verso il biondo e aprì la portiera della grande macchina.

Un grande edificio dalle grandi vetrate color cielo, si mostrò davanti agli occhi sorpresi del biondo, mai nella sua vita breve vita aveva visto con i suoi stessi occhi un edificio come quelli, credeva esistessero solo nei film di Hollywood, non credeva che sarebbe finito per lavorare in quello che a lui sembrava un palazzo reale.
In alto, andava a coprire le ultime finestre di quel che poteva sembrare un grattacelo, scintillavano in acciaio due lettere: B.M.
Benjamin Mascolo.
-"Benvenuto nella tua nuova vita, Federico."

Terminal || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora