Thirteen.

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La luce della luna illuminava maestosa la bella New York che giaceva in silenzio ai piedi del satellite, guardava ammirata le tante stelle, non molto visibili nel grande mantello buio della notte, che la circondava mentre la calma della sera, pian piano, abbandonava le sue strade.
In quel lunedì sera di fine gennaio, uguale a tanti altri, diversi ragazzi in piena adolescenza avevano deciso di uscire di casa e visitare quelle strade investite di colori che quasi davano fastidio alla vista, sgargianti tonalità di giallo e rosa illuminavano, anche fin troppo, la strada trafficata.
Macchine di tutti i colori si concedevano il lusso della tranquillità, a differenza di quanto facevano durante le loro mattinate, dimenticavano la frenesia che quella città aveva, si concedevano l'opportunità di godere del tempo che avevano senza sperare che questo passasse troppo velocemente.

Quella giornata per Benjamin e Federico era stata alquanto frenetica, la riunione si era rivelata più importante e stancante di quanto il moro pensasse, Federico si era ritrovato coperto di documenti che non aveva mai visto prima in vita sua e di cui non sapeva nemmeno l'esistenza, l'unica cosa positiva che gli aveva dato sollievo durante tutto il tempo era stata la presenza di Benjamin, sapere di averlo al suo fianco lo faceva sentire protetto e quando lo guardava mentre si faceva valere lo faceva sorridere, quando era a lavoro diventava totalmente diverso dalla persona che aveva conosciuto durante le loro uscite, e non poteva fare a meno di provare un senso di orgoglio verso il ragazzo dai grandi occhi simili ai diamanti.
Per tutto il giorno Benjamin e Federico non avevano fatto altro che compilare documenti su documenti e discutere animatamente con altri imprenditori, o meglio, quest'ultima cosa per lo più era stato Benjamin a farla ma il più piccolo non aveva mai mancato ad offrirgli il suo sostegno.
Con il cielo buio e la luna alta nel cielo, i due giovani, finalmente uscirono dal grande albergo e non poterono evitare di tirare un sospiro di sollievo, nonostante fosse stata più che stancante durante quella giornata erano riusciti a realizzare grandi cose e c'erano riusciti insieme.

-"Sono distrutto!" Esclamò Benjamin, una volta fuori all'aria aperta, mentre si massaggiava il collo dolorante. "Questa giornata sembrava non voler finire mai." Aggiunse e sospirò, prima di infilarsi il cappotto nero.
-"È riuscito a fare tante cose però." Rispose il biondo e, esitante, si avvicinò a lui. "Sarà anche stata una giornata stancante ma è stata anche produttiva, non trova?" Chiese e abbozzò un sorriso stanco.
Il più grande, per qualche istante, lo guardò in silenzio prima di aggrottare la fronte.
-"Perché ora mi dai del lei?" Chiese confuso. "Credevo che ormai ti fosse chiaro che devi darmi del tu." Aggiunse e spostò di mano in mano la valigetta che reggeva.
-"Oh." Esclamò Federico e sobbalzò leggermente. "Credevo ti desse fastidio che i tuoi dipendenti ti diano del tu mentre lavori." Aggiunse.
-"Punto primo, non stiamo lavorando." Replicò il moro. "Punto secondo, tu non sei un mio dipendente, sei mio amico.
O almeno mi piacerebbe che lo fossi." Continuò e si passò una mano, quella libera, tra i capelli ormai non più perfettamente tirati all'indietro.
Il più piccolo si ritrovò a mordicchiarsi il labbro inferiore nel tentativo di non sorridere come un bambino.
-"So che sei stanco però io ho una sorpresa per te." Disse nel tentativo di cambiare argomento.
-"Una sorpresa?" Ripeté Benjamin e l'altro annuì soddisfatto. "Di che si tratta?"
-"Seguimi."

Federico aveva condotto l'altro, che continuava a lamentarsi perché all'oscuro di tutto, lungo diverse strade di quella città, ci fu un momento in cui il moro non poté evitare di pensare che il minore si fosse perso e lo stesse facendo girare a vuoto.
-"Fidati di me."
Fu la risposta di Federico e Benjamin lo fece, si fidò di lui perché, il moro, si sarebbe sempre fidato di lui.
Dopo diversi minuti di cammino i due ragazzi giunsero al luogo scelto del più piccolo e, Benjamin, aggrottò la fronte confuso.
-"Un ristorante?" Chiese mentre indicava il locale che lo affiancava.
Il biondo annuì soddisfatto e si sistemò la camicia bianca.
-"Non è proprio un ristorante di lusso ma mi hanno detto che non è male." Spiegò e sperò che l'altro non ridesse di lui. "Spero non ti dispiaccia che non ci sia uno chef stellato." Aggiunse e si morse il labbro.
Il più grande continuò a mantenere la sua espressione confusa, non capiva perché fossero lì.
-"Non capisco perché siamo qui." Disse. "Potresti dirmelo?" Chiese.
-"Davvero non hai capito perché siamo qui?" Chiese Federico e l'altro scosse la testa. "È il tuo compleanno, Benjamin." Disse.
-"E quindi?"
-"Quindi voglio che tu festeggi." Rispose il più piccolo. "E voglio che tu lo faccia con me." Aggiunse.

Federico non aveva impiegato molto tempo a convincere l'altro ad entrare nel ristorante, questo si era presentato più bello ed elegante di quanto il più piccolo pensasse, nonostante non fosse uno di quei ristoranti di lusso, a cui sicuramente Benjamin era abituato, aveva il suo fascino, era costruito totalmente in legno, così come anche il mobilio, le luci soffuse illuminavano le decorazioni in oro e donavano alla stanza la sua intimità e tranquillità.
I due ragazzi avevano conversato tranquillamente per gran parte del tempo, avevano chiacchierato del più e del meno, nulla che avesse troppa rilevanza la giornata era stata già abbastanza faticosa, di cose come il meteo o i prossimi spettacoli in programma, avevano bevuto del buon vino e minuto dopo minuto si erano rilassati sempre di più, non si sentivano a disagio in presenza dell'altro, anzi, era come se si conoscessero da una vita.
-"È davvero bello qui." Ammise il maggiore mentre si guardava intorno.
-"Ti piace davvero?" Chiese, felice per l'affermazione dell'altro, Federico e si sporse in avanti.
-"Mi piace, è davvero bello." Annuì il moro. "Tu però lo sei di più."
Le guance del più piccolo si tinsero di rosso, avrebbe voluto dare la colpa al vino o al caldo che avvertiva in quel posto, ma sapeva che non avrebbe avuto senso, era solo Benjamin a provocare in lui determinate emozioni, solo lui riusciva a farlo sentire speciale.
-"Ho un'altra sorpresa per te." Disse, ignorando le ultime parole detto dal maggiore.
-"Un'altra?" Ripeté Benjamin, felice di tante attenzioni. "Non dovevi disturbarti così tanto per me." Aggiunse.
-"Non è un disturbo." Rispose Federico. "Tu non sei un disturbo."
Prima che il più grande potesse replicare nuovamente, Federico, lasciò il suo posto e si diresse verso un cameriere che gli stava facendo cenno di seguirlo; il minore ritornò solo dopo un paio di minuti e Benjamin sorrise alla vista di ciò che reggeva tra le mani.
-"Per te." Disse Federico e gli porse il suo regalo.
Con un sorriso stampato sul volto, il moro, prese l'oggetto offerto dall'altro e lo ammirò con cura, tra le sue mani era stretto un piccolo orso di peluche, dal color panna, che reggeva un biglietto di auguri, legato ad una lanterna cinese decorata con motivi floreali.
-"Avrei voluto regalarti qualcosa di più bello ma non ho avuto tempo per andare a comprarlo." Si giustificò il minore, intento a grattarsi nervosamente la nuca, spaventato dall'idea che all'altro potesse non piacere. "Spero ti piaccia ugualmente e se non fosse così basta che me lo dici, ti regalerò qualche altra cosa, devi solo dirmelo!" Si affrettò ad aggiungere.
-"È bellissimo, Federico." Rispose Benjamin mentre guardava sorridente il suo regalo. "Davvero bellissimo, il regalo più bello che io abbia mai ricevuto." Aggiunse e non mentiva, oggetti di lusso non valevano quanto il regalo fatto da Federico.
-"Che ne dici di far volare la lanterna?"
-"Vieni con me?"
-"Certo."

-"Sai come si fa?" Gli chiese Federico mentre osservava l'altro armeggiare con la lanterna.
-"Certo, non sono mica nato ieri." Rispose il moro e si alzò. "Ecco fatto." Aggiunse soddisfatto.
-"Esprimi un desiderio prima di farla volare." Disse il più piccolo.
-"Non si fa con le candeline?" Chiese ironico Benjamin.
-"È il tuo compleanno, puoi farlo con ciò che vuoi." Replicò il biondo. "Esprimi un desiderio." Ripeté.
Il più grande così fece, chiuse gli occhi e pensò a che cosa desiderasse davvero, qualcosa che la sua ricchezza non poteva dargli, con il sorriso stampato sul volto li riaprì e lasciò che l'oggetto si liberasse nel cielo buio di New York.
-"Ecco fatto." Disse prima di cingere le spalle del minore con un braccio. "Ho espresso il mio desiderio." Aggiunse e stampò un bacio sulla fronte di Federico.
Il suo desiderio.

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Ehi🌸
Ancora una volta grazie, grazie per le visualizzazioni, siamo già a quattro mila, grazie per tutto ciò che fate, grazie♥️
Benjamin e Federico si stanno lentamente avvicinando, tra di loro scoccherà la scintilla o qualcuno si insinuerà tra di loro?
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Baci, Michi💕

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