Nine.

1.6K 244 27
                                    

-"È pur sempre il mio fidanzato."
La voce suadente di Vanessa si ripeteva nella mente confusa di Federico.
-"Non sono innamorato."
Era ciò che subito dopo ricordava, ricordava la voce di Benjamin quando, mentre guardava il cielo e sembrava essere un ragazzo come tanti altri, non un ricco imprenditore destinato a grandi cose, e Federico era sicuro non gli stesse mentendo, credeva davvero che Benjamin non fosse innamorato.
-"Bada bene, per amore non intendo solo quello dei fidanzati, gran parte degli innamorati se ne sta in silenzio per paura di sbagliare."
Benjamin era uno di quelli?
Benjamin era uno di quelli che si fidanzavano pur non amando solo per non restare soli?
Federico non lo sapeva, gli sembrava tutto così confuso e privo di senso, una cosa però l'aveva capita, quando Benjamin gli aveva detto che non lo conosceva per niente non mentiva, non bastava leggere due articoli su una qualche rivista poco affidabile per dire di conoscere, anche se solo in minima parte, una persona e ancor meno se la persona era complicata e intrigante, non poteva negare che il moro lo fosse, proprio come lo era Benjamin.
Benjamin per lui era un vero enigma ma aveva intenzione di risolverlo.

I passi del più piccolo riecheggiavano nel vuoto che lo circondava, il suo turno di lavoro era finito ma il moro gli aveva detto, o meglio aveva chiesto a Vanessa di dirgli, che voleva vederlo proprio a quell'ora, a detta sua prima aveva degli impegni ben più importanti e Federico non poteva, forse neppure voleva, rifiutare.
Dopo l'ultima ora passata a chiedersi che cosa ci fosse tra Benjamin e Vanessa, il più piccolo, era appena giunto davanti alla porta dell'ufficio del moro, proprio lì dove non aveva osato avvicinarsi dopo ciò che era successo, provava un certo imbarazzo nel dover rivedere il suo capo; con mano esitante e il cuore che gli batteva all'impazzata nel petto, Federico, bussò alla porta e attese che l'altro gli concedesse il permesso di entrare.
-"Entra!" La voce del maggiore gli parve più un lamento ad alta voce che un permesso accordato, forse Vanessa si era sbagliata e stava per licenziarlo.
Federico sospirò rumorosamente ed entrò nella grande, e ordinata, stanza.
-"Mi cercava, signore?" Chiese con voce leggera.
-"Se tu ti facessi trovare io non avrei bisogno di cercarti, non credi?" Chiese il moro e inarcò un sopracciglio. "Comunque sì, siediti, voglio parlarti." Aggiunse e si sistemò meglio sulla sedia.
Il più piccolo annuì e si accomodò.
-"Mi dica." Rispose.
-"Lunedì devi essere qui alle sette e mezzo, per tutto il giorno saremo a Brooklyn." Disse Benjamin. "C'è un incontro importante e potremmo fare tardi, ovviamente ti pagherò gli straordinari ma ho bisogno che tu sia attento e preciso tutto il tempo.
È davvero importante e tu dovrai prendere nota di tutto." Continuò.
Un sorriso raggiante comparve sul viso del biondo che non evitò di far trasparire la sua felicità.
-"Quindi non mi licenzierà?!" Chiese con entusiasmo.
Il più grande sbuffò sonoramente e alzò gli occhi al cielo.
-"Quando smetterai di chiedermelo ogni secondo?" Replicò il maggiore. "Ora andiamo, è tardi." Aggiunse.

Federico si muoveva a disagio lungo la parete nera dell'ascensore, continuava a mordicchiarsi il labbro inferiore mentre osservava il ragazzo davanti a lui, stretto nel suo completo di alta sartoria e con il suo sguardo serio.
-"Che cosa c'è?" Chiese il maggiore, dopo aver notato le eccessive occhiate che l'altro gli lanciava. "Devi dirmi qualcosa?"
Prima che Federico potesse rispondere, e fare l'ennesima brutta figura, un suono stridulo e un sobbalzo fecero spaventare il ragazzo.
-"Che cosa è stato?" Chiese mentre si guardava intorno con aria spaventata.
-"Maledizione." Imprecò sottovoce il moro e premette uno dei tanti pulsanti presenti in ascensore. "Victor, si è bloccato l'ascensore, rimedia subito.
Devo tornare a casa." Ringhiò il ragazzo a qualcuno che non era presente nel piccolo abitacolo.
-"Stiamo già lavorando signor Mascolo, ci dia qualche minuto." Una voce maschile si diffuse, dall'altoparlante, nell'ascensore e il minore immaginò appartenesse a quel Victor.
-"Che sia qualche minuto."
-"Sì, signore, ci scusiamo per l'imprevisto."
Un rumore squillante fece intuire al biondo che la conversazione tra i due era giunta al termine e, a loro, non restava che aspettare.
-"Si è bloccato l'ascensore?" Chiese, con tono intimidito, Federico.
-"No, Federico, stiamo fluttuando nell'aria." Rispose con tono sarcastico il moro e si tolse il lungo cappotto nero. "Certo che si è bloccato l'ascensore, non mi hai sentito?!"
-"Quindi siamo bloccati qui, io e lei..." Disse il più piccolo, più a se stesso che all'altro. "Io e lei..." Ripeté.
-"Rilassati biondino." Disse Benjamin. "Non ti mangio mica." Aggiunse e gli fece l'occhiolino.
Il biondo si sentì avvampare e sperò che il suo viso non fosse in fiamme.
-"C- ci vorrà molto?" Chiese balbettando.
Il più grande scosse la testa e si accomodò sul pavimento dell'ascensore.
-"Non credo, comunque siediti." Rispose e gli indicò lo spazio vuoto davanti a lui. "Non ha senso che resti tutto il tempo a fare avanti e indietro." Aggiunse.
-"Non sto facendo avanti e indietro."
-"Lo farai però."
Federico, consapevole che l'altro aveva ragione, sospirò e fece come gli era stato suggerito.
-"Posso farle una domanda?" Chiese il ragazzo.
-"A patto che non mi chieda, ancora, se ho intenzione di licenziarti." Rispose il moro, senza però guardarlo negli occhi.
-"Lei e Vanessa siete fidanzati?"
Una risata, una risata sincera, lasciò le labbra carnose di Benjamin mentre questo chiudeva gli occhi e gettava la testa all'indietro.
-"Che cosa te lo fa pensare?" Chiese, ancora in preda alle risate. "Solo perché hai visto ciò che hai visto non significa che io e lei stiamo insieme." Aggiunse.
-"Vanessa però mi ha detto che lei è il suo fidanzato..." Sussurrò il biondo, incredulo.
-"Io e Vanessa non siamo nulla, ci divertiamo ma nient'altro." Replicò il più grande. "Lei, quando ne ha voglia, dice che stiamo insieme ma non è così.
Non so neanche quando sia il suo compleanno, lei non è niente per me." Continuò.
-"Quindi vi divertite solo?"
-"Esatto." Annuì il maggiore. "Solo sesso." Aggiunse.
-"Solo sesso." Ripeté il minore e appoggiò la testa alla parete dietro di lui, credeva che storie come quelle ci fossero solo nei film e poi uno dei due finiva per innamorarsi.
-"E tu, Federico, sei fidanzato?"
Federico abbassò lo sguardo sulle sue stesse mani e sorrise amareggiato, non era una delle sue domande preferite.
-"Crede che uno come me possa amare o essere amato?" Chiese retorico, non voleva una risposta, aveva già la sua.
-"Credo che uno come te merita di essere amato." Rispose il moro. "Lo vedo nei tuoi occhi, sei un ragazzo puro e semplice.
Meriti amore perché, sono sicuro, sai darne molto." Aggiunse.
-"Forse anche troppo." Sospirò il più piccolo. "E forse proprio per questo non è facile trovare qualcuno che mi ami allo stesso modo." Aggiunse.
-"Hai avuto qualche brutta esperienza?" Chiese Benjamin e si avvicinò a lui. "Se vuoi puoi parlarne, potrebbe farti sentire meglio."
-"Due anni fa avevo una fidanzata, stavamo insieme da quattro anni." Disse il biondo e, a sua volta, si avvicinò al ragazzo. "Lei mi ha tradito e mi ha accusato di non amarla.
Le ho dato tutto e lei mi ha tradito con il mio più caro amico."
Il minore aveva scelto di raccontare nel modo più breve possibile ciò che era avvenuto, non voleva ricordare ancora una volta ciò che era successo, sentiva il peso di ciò che era successo e questo gli faceva venire da piangere, non sapeva perché ne stesse parlando proprio con Benjamin, un ragazzo che era il suo capo e non conosceva per niente, eppure in quella situazione sentiva di potersi fidare.
Federico si fidava di Benjamin.
Le dita del più grande scivolarono tra quelle del minore e questo sobbalzò, quel contatto, però, gli regalò una scarica di calore che lo fece sentire al sicuro, gli fece venire voglia di poggiare la sua testa sul petto dell'altro ma sapeva di non poterlo fare, non ancora.
-"Tu non meriti del male, Federico." Disse Benjamin, mentre lo guardava dritto negli occhi. "Meriti solo il meglio di questo mondo."
Federico si ritrovò a sorridere.
-"E lei ha mai sofferto per amore?" Chiese.
-"Come ti ho già detto non sono un mago e nemmeno innamorato."
-"Non è mai stato innamorato?"
-"Vedi, mio caro Federico, nel mondo non sono tutti maghi, altrimenti che bellezza ci sarebbe nella magia?" Iniziò a parlare Benjamin. "Non tutti quelli che credono di essere innamorati lo sono.
Al mondo ci sono pochi maghi, altri credono solo alle illusione e le spacciano per magia.
Una sola volta puoi diventare un mago, altre sono solo delle prese in giro." Continuò.
-"Crede che una sola volta ci si innamori nella vita?"
-"Lo credo." Annuì il più grande. "E credo anche che la tua occasione debba ancora arrivare." Aggiunse.
-"Anche la sua?"
-"Anche la mia."
Federico aprì bocca per rispondere, per chiedergli ancora delle cose, ma quel loro magico momento fu interrotto dallo stesso rumore e sobbalzo di poco prima, Federico sentì gli ingranaggi sotto di lui riprendere a muoversi e lui capì che mai più avrebbe ricevuto delle risposte alle sue domande.
-"L'ascensore si è sbloccato." Disse Benjamin e scostò i capelli dal viso del biondo.
-"Così sembra." Rispose il biondo che guardava, come incantato, gli occhi dell'altro. "Ora possiamo tornare a casa." Aggiunse e cercò di forzare un sorriso.
-"Possiamo però prima devo farti una domanda."
-"Mi dica."
-"Che ne dici se ti invitassi al cinema?"
-"Solo io e lei?"
-"Solo io e te, Federico."

Terminal || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora