Twenty.

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-"Stringimi e non lasciarmi andare."
Aveva sussurrato Federico, la sua fronte che ancora toccava quella del più grande, i suoi occhi fissi sulle labbra di Benjamin, mentre il desiderio di baciare, toccare, ancora una volta quelle labbra si faceva spazio dentro di lui, le mani del moro si muovevano lungo la schiena del minore, si facevano spazio sotto al tessuto pesante della felpa del ragazzo, andavano a sfiorare la pelle nuda di questo mentre le loro labbra si univano ancora e ancora, in una sequela di baci che mai avrebbe avuto fine.
In quella azienda i due ragazzi erano soli, nessuno sarebbe entrato da un momento all'altro, erano soli, liberi, quel sentimento che li aveva travolto nel buio della notte era libero di espandersi, di viaggiare libero tra quelle strade colorate che sognavano di essere invase da amore, amore vero e puro.
Le labbra di Benjamin ricercavano disperate le labbra del minore, stretto tra le sue braccia, mentre questo giocherellava con i capelli e mugolava ogni qualvolta lo stringeva di più; ciò che i due ragazzi stavano provando in quei momenti andava ben oltre ogni tipo di immaginazione, si stavano tutto ciò che avevano, stavano sciogliendo ogni loro paura solo per potersi mostrare agli occhi dell'altro, solo per potersi amare.

Le labbra dei due ragazzi si separarono per un momento e ad entrambi sembrò di non riuscire più a respirare senza le labbra dell'altro sulle proprie, i loro occhi scintillavano alla luce della luna, sorrisero quando questi entrarono in contatto e il moro non poté fare a meno di accarezzare una guancia, arrossata per la situazione, del minore che chiuse gli occhi a quel contatto e si beò della sensazione che le mani morbide del ragazzo a contatto con la sua pelle gli donavano.
-"Sei bellissimo, Federico." Disse Benjamin.
-"Quando sono con te sono felice, felice davvero." Rispose il biondo.
Le braccia del più grande andarono a circondare la vita del minore e lo attirarono al suo corpo, la testa di Federico finì sul suo petto e questo ispirò profondamente il profumo dell'altro affinché restasse sempre nella sua mente.
-"Buonanotte, fiorellino."

«Oggi puoi anche restare a casa, non venire a lavoro, buona giornata.
-Benjamin.»
Federico non avrebbe mai pensato che all'indomani del loro primo bacio l'unico messaggio, da parte del moro, che avrebbe ricevuto sarebbe stato uno in cui gli diceva di non andare a lavoro, in cui gli faceva intendere che non voleva vederlo, non avrebbe mai pensato che sarebbe stato respinto in quel momento dopo, forse, il momento più bello della sua vita.
Il più piccolo aveva cercato più e più volte di contattare telefonicamente l'altro ma questo sembrava ostinato a non volerlo sentire in alcun minore, sembrava essere deciso a cancellarlo dalla sua vita, o almeno così sembrava a Federico che non aveva alcuna attenzione di restarsene con le mani in mano a guardare la cosa più bella che gli fosse mai capitata andare via da lui.

Dopo una corsa forsennata tra le strade trafficate della grande male, dopo aver ricevuto più insulti di quanti credesse esistessero, Federico giunse all'azienda del moro e con passo svelto entrò nel grande edificio, voleva, doveva, chiarire quella situazione prima che Benjamin scappasse via da lui, prima che la felicità lo abbandonasse ancor prima di essersi donata del tutto.
-"Buongiorno Federico."
Una voce, che ormai il ragazzo aveva imparato appartenesse a Vanessa, giunse alle orecchie del più piccolo che si voltò a guardarla, bella come al solito nel suo abito aderente bianco.
-"Va tutto bene? Sembri agitato." Aggiunse la giovane e si avvicinò a lui.
-"Devo urgentemente parlare con Benjamin, c'è?" Chiese Federico mentre si guardava intorno nervoso.
-"Sì, è nel suo ufficio." Annuì Vanessa. "Va tutto bene? Forse dovresti..."
La voce di Vanessa si affievolì, fino a disperdersi nella confusione generale di quel posto, mentre il ragazzo si avvicinava al grande ascensore che lo avrebbe condotto da Benjamin.

Una volta giunto al piano da lui desiderato, il più piccolo, fu sollevato di notare che la porta dell'ufficio del moro era aperta, in quel modo almeno, non avrebbe dovuto sopportare l'imbarazzo di attendere un permesso per entrare che non sarebbe mai arrivato e quello significava anche che il maggiore non era impegnato, non avrebbe avuto scuse per non parlare con lui; con passo leggermente esitante entrò nella grande stanza, che aveva imparato a conoscere meglio di casa sua, e il suo sguardo venne subito rapito dal ragazzo in giacca e cravatta chino sulla scrivania intento a scrivere qualcosa.
-"Benjamin." La voce di Federico riecheggiò nella stanza, prima che il tonfo provocato dalla porta appena chiusa da questo la coprisse.
Lo sguardo del moro si alzò e si fermò sul ragazzo dai capelli scompigliati, non poté evitare di sorridere, Federico lo faceva stare bene.
-"Federico." Disse sorridente e si alzò dalla sua sedia. "Che cosa ci fai qui?" Chiese e si tolse la giacca grigia.
-"Ci lavoro qui, o sbaglio?" Chiese, in risposta, il più piccolo e incrociò le braccia al petto.
-"Sì ma ti ho dato la giornata libera." Rispose a Benjamin e si avvicinò a lui. "Non hai letto il mio messaggio?" Domandò.
-"Vuoi licenziarmi, Benjamin?" Chiese diretto il biondo mentre cercava di non far trasparire la sua agitazione. "È per questo che mi hai detto di restare a casa oggi?"
Il più grande aggrottò la fronte e osservò attentamente il viso dell'altro, cercando di capire se fosse serio o meno.
-"Perché dovrei volerti licenziare?" Replicò. "Sei il miglior segretario che io abbia mai avuto, se oggi ti ho detto di restare a casa è solo perché ti vedo stanco e, dato che oggi non ho nulla di importante da fare, volevo ti riposassi.
Tutto qui." Spiegò.
-"È per quello che è successo ieri?" Continuò a domandare Federico, con però meno rabbia di prima, davanti agli occhi di Benjamin non riusciva ad essere arrabbiato, era il suo punto debole.
Il moro scosse la testa e sospirò.
-"No ma dobbiamo parlarne." Disse e si avvicinò al divano. "Vieni, Federico, devo dirti delle cose." Aggiunse e si accomodò sul divano presente nella stanza.
Il più piccolo sentì il suo cuore perdere quella felicità che aveva avuto fino a quel momento, aveva capito che il loro momento era finito, insicuro lo raggiunse e si accomodò accanto a lui.
-"Che cosa devi dirmi?" Chiese. "E ti prego fallo subito, senza giri di parole."
Benjamin annuì e gli prese la mano.
-"Io ti voglio bene Federico, tanto bene, e non voglio perderti assolutamente ma credo che tra di noi non possa esserci nulla più che una semplice amicizia." Disse e il minore sentì il suo cuore rompersi nel suo stesso petto. "Quello che è successo ieri sera è stato bello, sì, ma sbagliato.
Io non sono quello di ieri sera, io non sto con te, io tengo a te ma non in quel modo.
So che sono stato io a baciarti e in quel momento mi sembrava davvero la cosa più giusta da fare, voleva davvero farlo ma appena sei uscito da questa stanza mi sono pentito.
Io e te, mio piccolo Federico, non saremo mai un noi o almeno non in quel modo, so che in questo momento starai pensando le peggiori cose di me ma non me la sentivo di prenderti in giro, non lo meriti." Concluse mentre disegnava cerchi invisibili sulla mano dell'altro.
-"Non sto pensando le cose peggiori di te, non potrei mai farlo.
Non di te che mi rendi felice." Sussurrò il biondo con capo chino mentre un pensiero gli attraversava la mente. "È per Vanessa, è perché provi qualcosa per lei?" Chiese.
-"Cosa?
No, assolutamente no!" Esclamò il più grande inorridito. "Tu non lo sai ma ho chiuso del tutto con Vanessa, lei non è il mio tipo, lei non vuole l'amore ma solo il successo.
Una relazione con lei non mi avrebbe portato niente, non fa per me." Continuò.
-"Qual è il tuo tipo, Benjamin?" Chiese Federico.
-"Non lo so, Federico, ma non sei tu." Rispose Benjamin. "Tu sei mio amico."

Terminal || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora