Sixty.

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Benjamin si era preso cura di Federico com'era diventata sua abitudine fare, lo aveva stretto a lui mentre gli donava, senza chiedergli nulla in cambio, tutto ciò che aveva.
Le pelli nude dei due ragazzi si incontravano e si scontravano, ogni gemito emesso dal più piccolo risuonava nella mente del moro che faticava per lottare contro quella voglia, forse assurda, di baciarlo e ripetergli quanto lo amasse per ogni giorno della sua vita, il moro aveva deciso che, almeno in quella occasione, si sarebbe limitato a dargli ciò che voleva e a stringerlo e ad amarlo per quando il più piccolo gli permetteva di fare, a Benjamin bastava baciare la sua pelle nuda, toccare i suoi capelli biondi e morbidi, spingersi dentro di lui a tal punto da fargli credere di essere una persona sola, in quei momenti tutti loro Benjamin era riuscito a dimenticare ciò che solo non molti giorni prima era successo tra di loro, aveva dimenticato il modo in cui Federico gli aveva detto di non voler stare con lui e anche le ripetute occasioni in cui gli aveva ribadito che tra di loro fosse tutto finito, il moro aveva deciso di dimenticare i brutti momenti che aveva dovuto passare in quell'ultimo periodo, voleva concentrarsi solo sul ragazzo sotto di lui che non faceva altro che ripetere il suo nome e dirgli che voleva lui.
Federico voleva lui.

Pochi altri, flebili, gemiti riempirono la grande limousine dove i due giovani innamorati si erano dati tutto ciò che avevano, nonostante i litigi e i problemi che li avevano allontanati, Benjamin e Federico, aveva trovato il modo per ritrovarsi, perché, come credeva Benjamin, un sentimento tanto forte come il loro non poteva svanire, poteva affievolirsi ma non sparire, loro non sarebbero passati.
Le palpebre del più piccolo era socchiuse, le labbra schiuse da cui continuavano ad uscire flebili gemiti e continuava a sussurrare, come se fosse il ritornello della sua canzone preferita, il nome del più grande che continuava a stargli sopra, sorrideva alla vista del minore accaldato ma felice, gli spostava, di tanto in tanto, i capelli biondi dal viso imperlato di sudore; quando gli occhi azzurri del minore si aprirono incontrarono quelli del moro fissi su di lui e non poté fare a meno di sorridere, Benjamin, con i capelli sparati in ogni direzione e le labbra gonfie per i troppi baci, era la cosa più bella che aveva visto nei suoi poco più di vent'anni di vita.
-"Sei bellissimo." Sussurrò il maggiore, gli scostò ancora una volta i capelli dal volto e si abbassò per stampargli un bacio sulla fronte. "Sei bellissimo, fiorellino." Ripeté ancora una volta e gli stampò un altro bacio.
Federico chiuse gli occhi per bearsi ancora un po' di quel contatto, un piccolo sorriso comparve sul suo viso accaldato e allungò una mano per accarezzare la spalla nuda del più grande.
-"Ti ho graffiato." Disse il ragazzo mentre toccava la spalla del maggiore.
Il moro sorrise debolmente e scosse, leggermente, la testa.
-"Non importa." Rispose e gli sfiorò le labbra gonfie per i suoi tanti morsi.
-"Ti ho fatto male?"
-"Tu non mi fai mai male." Disse il maggiore e si abbassò per far unire, ancora una volta, le loro labbra.
Quel bacio però non durò molto, qualche rumore proveniente dall'esterno attirò l'attenzione del più piccolo, che interruppe quel bacio, l'ennesimo, e si guardò intorno prima di scoppiare a ridere.
-"In una limousine." Disse ridendo e gettò la testa all'indietro. "L'abbiamo fatto davvero in una limousine?"
Benjamin non poté fare altro che sorridere di vero cuore nel sentire la risata spontanea del minore e il suo volto quando rideva.
-"L'abbiamo fatto davvero in una limousine." Rispose e gli baciò le labbra impegnate a sorridere. "Oh, tu mi porterai sulla cattiva strada, biondino." Lo prese in giro e gli scompigliò i capelli già disordinati.
-"Io ti porterò sulla cattiva strada?" Ripeté il biondo e si finse offeso. "Mi sembra che sia tu quello che mi ha spinto qui dentro e che mi ha baciato." Aggiunse e inarcò un sopracciglio, mentre lottava contro se stesso per non sorridere.
-"Non potevo permettere che tu andassi via da me." Disse il più grande, improvvisamente serio. "Non potevo permettere che tra di noi finisse tutto." Aggiunse.
La voglia di sorridere abbandonò del tutto Federico, il suo volto si incupì e spostò l'altro dal suo corpo nudo per mettersi seduto.
-"Benjamin." Lo chiamò. "Tra di noi è tutto finito."
Il moro si sentì l'aria mancare quando l'altro pronunciò quelle parole, i seggiolini in pelle color panna della limousine gli apparvero meno nitidi mentre la testa continuava a girargli vorticosamente, nulla intorno a lui era stabile, proprio come lui.
-"C- che cosa hai detto?" Chiese balbettando, mentre il suo petto si alzava e abbassava irregolarmente.
-"Non ho cambiato idea." Rispose il più piccolo, che guardava ovunque tranne che il ragazzo davanti ai suoi occhi. "Tra di noi è finita, questo che è appena successo non cambierà nulla tra di noi."
-"Nonononono." Cantilenò Benjamin e, improvvisamente, si avvicinò pericolosamente al minore che sobbalzò per la sorpresa. "Non puoi star dicendo sul serio, non puoi ancora pensare una cosa del genere, Federico!" Esclamò.
Il biondo non sembrò troppo sorpreso dalla reazione del maggiore, infatti, si limitò a scrollare le spalle e a sospirare.
-"Ti avevo detto che nulla mi avrebbe fatto cambiare idea." Disse. "Tra di noi è finita."
-"Ma tu ami me e io amo te!" Esclamò il più grande, in preda ad un miscuglio di emozioni che non sapeva come definire. "Come puoi permettere che tutto questo finisca?!"
-"Forse no." Replicò Federico, mantenendo un tono di voce basso, a differenza dell'altro che aveva iniziato ad urlare. "Forse non ti amo più, Benjamin." Continuò.
Il cuore del moro si fermò per un secondo, tutto intorno a lui svanì mentre nella sua testa continuavano a ripetersi quelle parole che lo avevano ucciso.
-"N- non ci credo." Balbettò il moro mentre lottava contro se stesso per non piangere. "N- non può essere..."
-"Speravo di non dovertelo dire, che ti saresti rassegnato prima." Rispose il più piccolo. "Speravo che avremmo avuto questa discussione tra molti anni e che entrambi ci saremmo già rifatti una vita, mi dispiace Benjamin, non volevo dirtelo così."
-"Non può essere vero!" Urlò Benjamin e colpì, con il palmo aperto, il sedile in pelle. "Nella lettera mi hai detto che mi amavi, che non ti pentivi di nulla.
Non posso credere a ciò che mi stai dicendo ora!"
-"È vero, l'ho detto ma, proprio come la nostra storia, è passato." Disse il biondo. "Non mi pento della nostra relazione ma ho capito di non amarti.
Se ti avessi amato credi che ti avrei lasciato?
Rispondimi sinceramente, Benjamin." Concluse.
Il più grande aprì lo bocca più volte per rispondere ma ogni volta le parole gli morivano in gola, il ragionamento dell'altro era esatto, se lo avesse davvero amato perché doveva lasciarlo?
-"Perché sei venuto a letto con me?"
Federico sospirò e prese i suoi boxer, per poi infilarli.
-"Sei un bellissimo ragazzo, questo è palese." Disse. "E non posso negare che, nonostante tutto, mi attrai fisicamente e ciò che abbiamo appena fatto è stato un atto puramente fisico." Mentì.
Il moro sentì il sangue raggelarsi nelle vene, il suo viso divenne prima pallido e poi rosso dalla sabbia.
-"Sei stato a letto con me solo per divertimento, Federico?" Chiese e l'altro annuì. "Allora vai a letto con tutti quelli che ti piacciono?"
Il più piccolo, intento ad indossare il suo jeans chiaro, sgranò gli occhi e si voltò, incredulo, verso l'altro.
-"Che cosa hai detto?"
-"Hai sentito, Federico.
Ti lasci scopare da tutti quelli che trovi belli?" Chiese Benjamin, il suo tono lasciava intendere che non voleva fare altro che ferirlo. "Anche quando stavi con me lo facevi?
Quante volte sei stato a letto con altre persone mentre a me dicevi di non essere pronto, quante volte ti sei lasciato toccare da altri uomini?
Rispondimi Federico!" Urlò.
Federico si sentì profondamente offeso da quelle parole, i suoi occhi si riempirono di lacrime ma erano lacrime di pura rabbia, il suo corpo reagì ancora prima che il suo cervello si rendesse conto di ciò che stava succedendo, pochi istanti dopo il palmo aperto della sua mano si ritrovò in contatto con la guancia del moro, e questo girò la testa come reazione allo schiaffo, producendo un suono che riecheggiò nell'abitacolo.
-"Sei uno stronzo, Benjamin!" Gli urlò Federico e si infilò la felpa, mentre cercava di aprire la portiera.
-"F- Federico..."
-"Sei uno stronzo!" Gli urlò nuovamente quando la portiera si aprì. "Non voglio mai più vederti, di me non hai mai capito niente.
Niente!" Aggiunse prima di scappare via, lasciando solo Benjamin con i suoi rimorsi.

Terminal || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora