-"Perché Benjamin si stanca di tutto e tu non sei un'eccezione, sei destinato ad essere il passato per Benjamin, fattene una ragione."
Federico non era riuscito a proseguire oltre in quella conversazione, con le lacrime che gli pizzicavano gli occhi arrossati, aveva tirato su con il naso ed era scappato via, aveva ignorato la risata di Evan che riecheggiava nel corridoio vuoto, voleva dimenticare, voleva dimenticare lui, la sua risata e le parole che gli aveva detto, non voleva ricordare chi credeva fosse solo di passaggio nella vita del più grande.
Le parole di Evan, però, gli avevano ricordato ciò che, solo la sera precedente, Benjamin stesso gli aveva detto, seppur in un contesto diverso anche lui gli aveva detto che non era un'eccezione, doveva restare fuori dalle sue cose come tutti gli altri, quindi Federico non poteva fare a meno di domandarsi se, il più grande, sarebbe finito per stancarsi anche di lui come faceva con tutti, proprio come gli aveva detto Evan; Federico sapeva quanto lui e Benjamin fossero diversi e sperava che quella loro diversità potesse unirli ma in quel momento la convinzione che quella diversità li avrebbe separati di stava facendo spazio dentro di lui.
Lui e Benjamin erano destinati a separarsi.Dopo la chiacchierata poco gradita con Evan, Federico, aveva trovato un piccolo rifugio nel giardino retrostante all'azienda, un piccolo angolo di paradiso che solo in pochi conoscevano e solo un gruppo ancor più ristretto aveva il permesso di entrare, per quanto ne sapeva il più piccolo, infatti, solo Benjamin e lui erano soliti recarsi in quel luogo, a tutti gli altri dipendenti non era permesso entrare, quel giardino era stato creato e curato dalla madre di Benjamin quando era ancora in vita, successivamente dal padre e, infine, da lui stesso e questo non voleva che chiunque potesse entrarci, lo riteneva un posto speciale e, come diceva lui, solo le persone speciali potevano entrare.
L'ennesimo sospiro, dovuto al dolore acuto che gli doleva la testa, lasciò le labbra, morse in vari punti, del più piccolo mentre questo si teneva il capo tra le mani nella speranza di alleviare quelle fitte tremende che non volevano saperne di dar tregua al ragazzo, le parole di Evan continuavano a ripetersi nella sua mente e ciò non faceva altro che accrescere il suo dolore.
-"Dannato mal di testa e dannato Evan." Imprecò il minore e iniziò a massaggiarsi le tempie, in quel momento il giovane si pentiva di aver rifiutato l'offerta di Benjamin di prendere qualche medicinale e, invece, di aver accettato quella di uscire a prendere un po' d'aria.
Il piccolo cancello, che delimitava il giardino dalla zona accessibile a tutti, si aprì con il suo solito cigolio e l'ennesima fitta di dolore lo colpì e lo fece imprecare.
-"Ancora mal di testa?"
La voce che raggiunse le orecchie del minore fu, per lui, peggiore delle fitte che provava è una smorfia di disgusto si mischiò a quella dolorante dipinta sul suo viso.
-"Certo che Benjamin ha davvero fatto un bell'affare con te, stai sempre male." Aggiunse e gesticolò con le mani perfettamente curate.
-"Vanessa vattene." Ringhiò Federico mentre continuava a tenersi la testa tra le mani.
I tacchi a spillo della ragazza calpestarono l'erba verdeggiante, a tratti colpirono il poco cemento di quella zona e il rumore provocato fece, nuovamente, gemere di dolore Federico.
-"Diventi ogni giorno più simpatico, tesorino." Lo prese in giro la ragazza e si piazzò davanti a lui, a braccia conserte. "E pensare che il primo giorno che ti ho visto mi sembra carino e simpatico, un vero gioiello." Aggiunse e allungò una mano per scompigliare i capelli biondi del minore.
Il più piccolo, con un verso di disapprovazione, scacciò via la mano della ragazza e si guadagnò un'occhiataccia da questa.
-"Vattene." Disse. "Non puoi stare qui." Aggiunse.
-"E perché non posso stare qui?"
-"Perché non hai il permesso di Benjamin, lui non vuole che i dipendenti stiano qui."
-"Io invece ho il permesso di Benjamin di stare qui." Replicò Vanessa, con un sorriso soddisfatto stampato sul volto truccato e si accomodò sulla panchina in pietra accanto al ragazzo. "E dovresti sapere che non sono una semplice dipendente per Benjamin."
Quella volta fu il biondo a lanciare un'occhiataccia alla ragazza.
-"Siete solo andati a letto, per Benjamin non eri nulla più che un corpo." Disse con tono duro.
La giovane scoppiò in una fragorosa e breve risata, prima di scacciare all'indietro i capelli raccolti in una coda.
-"Questo è stato Benjamin a dirtelo, giusto?" Chiese, pur conoscendo già la risposta. "Immagino che ti abbia anche detto che sei l'unico per lui, che vuole passare la vita con te e che ti ama.
Immagino ti abbia anche invitato a vivere a casa sua, dicendoti di voler condividere tutto con te, ogni suo giorno.
È così o sbaglio?" Continuò.
Federico aggrottò alla fronte nell'udire le parole dell'altra, come poteva sapere così tante cose?
-"Come sai queste cose?" Chiese confuso.
-"Perché le ha dette anche a me." Rispose la ragazza. "Per un periodo ho vissuto anch'io a casa sua ma avevo bisogno dei miei spazi e sono andata via." Spiegò e accavallò le gambe nude.
Il più piccolo si ritrovò a bocca spalancata, non riusciva a credere a ciò che stava sentendo.
-"Non ci credo."
-"Chiedi a Diana, allora, la cuoca dovrebbe chiamarsi così." Rispose Vanessa e fece schioccare la lingua sul palato. "A differenza del tuo Benjamin, io non mento." Aggiunse.
-"Benjamin non mente." Replicò il biondo. "Non a me."
-"Lui non ti ama, non vuole stare davvero con te." Disse la giovane e si alzò. "Soprattutto, non si fida di te, fattene una ragione e soffrirai di meno quando tutto questo finirà." Continuò.
-"M stai dicendo queste cose solo perché vuoi ancora Benjamin."
-"Non mi interessa andare ancora a letto con Benjamin, anzi ti dirò di più, sto frequentando un nuovo ragazzo.
Se dico queste cose è perché, nonostante tutto, non voglio che tu soffra troppo quando Benjamin si stancherà di te."
-"Lui mi ama e non si stancherà di me." Replicò Federico e serrò i pugni, ormai la sua convinzione iniziava a vacillare. "E si fida di me, non riuscirai a separarci." Aggiunse.
-"Allora ti ha parlato del signor Lee?" Chiese la ragazza e inclinò la testa da un lato.
-"Che cosa dovrebbe dirmi?" Rispose il più piccolo e aggrottò la fronte.
L'ennesimo sorriso soddisfatto si stampò sul viso di Vanessa.
-"Chiedigli di lui e cerca di capire se si fida davvero di te." Disse e si allontanò da lui.
-"Vanessa!" Esclamò il biondo prima che questa potesse uscire dal cancello. "Che cosa deve dirmi?"
-"Chiediglielo e poi, se vorrai, sai dove trovarmi." Rispose la giovane. "Buona fortuna, Federico." Aggiunse e andò via.
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Terminal || Fenji.
FanfictionTerminal || Fenji. «Terminal 3. Un aereo preso nella speranza che tutto possa cambiare, tanti sogni ma poche speranze. Qualcosa però accadrà. Un paio di occhi saranno la sua turbolenza, sconvolgeranno la sua vita e lo cambieranno in ogni senso. Un v...