Twenty six.

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Benjamin era sinceramente preoccupato per lo stato di salute del più piccolo, odiava vederlo non in perfetta forma, lo faceva soffrire sapere che il biondo stava male, anche se si trattava di un semplice mal di testa, voleva che il suo fiore stesse sempre bene, voleva vederlo felice e allegro per tutto il tempo perché, semplicemente, sapere che lui era felice rendeva felice anche lui stesso, forse era egoista da parte sua ma sapere che Federico era felice faceva sentire lui meno colpevole per ciò che aveva fatto, per averlo rifiutato come avrebbe fatto solo un vigliacco e forse lui lo era.
Forse Benjamin era solo un vigliacco.

Il moro aveva insistito per molto tempo affinché l'altro tornasse al suo motel e riposasse ma il minore non aveva voluto saperne di abbandonare la sua postazione lavorativa e, ancor meno, aveva voluto saperne di abbandonare Benjamin, seppur solo per poche ore, voleva restare al suo fianco e le tante suppliche del maggiore non facevano altro che accrescere in lui la voglia di restare al suo fianco, di stringerlo e di dirgli che stava bene solo se poteva averlo accanto ma forse, il più grande, era riuscito a capirlo anche senza le sue parole dato che, ad un certo punto, smise di supplicarlo di riposare e si limitò a stringerlo al suo petto e ad accarezzargli i capelli soffici mentre gli sussurrava qualsiasi cosa potesse farlo sorridere, quello che però Benjamin non sapeva era che a far felice il più piccolo non erano le sue battute ma semplicemente era lui, lui con la sua sola presenza.

«Scusami Benjamin ma oggi non verrò a lavoro, mi dispiace avvisarti con così poco preavviso ma, davvero, questa mattina a stento riesco ad alzarmi dal letto, mi dispiace davvero, so che ti ho messo in difficoltà, recupererò tutte le ore perse, te lo giuro.
Mi dispiace, perdonami Benjamin.
-Federico.»
Recitava il messaggio che di buon mattino il più grande aveva ricevuto, nel leggere le parole scritte dal minore aveva sentito l'agitazione impossessarsi di lui, si chiedeva che cosa fosse successo, se il mal di testa del giorno precedente non avesse continuato a tormentarlo, tante erano le ipotesi che si erano fatte spazio nella sua mente e si malediva mentalmente per averlo letto dopo solo diverse ore, mentre si dirigeva ad uno dei suoi tanti impegni, avrebbe voluto leggerlo subito per poter correre da lui e prendersi cura di lui.
Una folle idea invase la mente, occupata a creare scenari in cui un Federico sofferente chiedeva il suo aiuto, del moro e questo sorrise soddisfatto.
-"Tyler!" Esclamò il moro e si avvicinò all'autista. "Cambio di programma, andiamo da Federico." Disse.
-"Ma signore lei ha tanti impegni per oggi." Replicò l'autista attento alla strada.
-"Nulla di troppo importante." Minimizzò il più grande e fece un gesto con la mano. "Andiamo da Federico, conosci l'indirizzo?" Chiese.
-"Sì, signore." Annuì Tyler e non poté evitare di sorridere mentre osservava il ragazzo dallo specchietto retrovisore.
-"Perché sorridi?"
-"Tiene davvero a Federico, non è così?" Chiese l'uomo anche se la sua non era una domanda che necessitava una risposta. "State davvero bene insieme, lo si capisce anche senza conoscervi, fossi in lei non mi farei scappare una persona come Federico.
Quel ragazzo non può che renderlo felice, ci pensi bene."

E Benjamin così fece, durante il tragitto che lo separava da casa del minore pensò bene a loro due, a tutto ciò che avevano vissuto insieme, anche se in breve tempo, e pensò anche a che cosa ancora avrebbero potuto vivere insieme, finì per immaginarsi lui anziano che sorrideva alla vista di Federico che ancora cercava di renderlo felice, anche dopo avergli dedicato una vita intera e, a quel pensiero non poté negare a se stesso che il biondo era importante per lui, importante per davvero, e non doveva lasciarlo andare via.
Dopo essere arrivato al motel dove alloggiava il biondo, di corsa raggiunse la porta di questo e bussò freneticamente più volte, sorrise quando la voce borbottante di Federico giunse alle sue orecchie.
-"Si può sapere chi diamine è?!" Esclamò Federico e spalancò la porta del motel, rimase a bocca aperta quando vide il ragazzo davanti a lui.
-"Buongiorno anche a te, Federico." Lo prese in giro il moro e si appoggiò allo stipite della porta. "È sempre bello essere ricevuti così, sei un vero fiore." Ironizzò e sorrise al ragazzo.
Il più piccolo era del tutto sorpreso da quella visita, non avrebbe mai immaginato che l'altro andasse a trovarlo in pieno orario lavorativo, restò ammaliato però da quella visione, nonostante fosse un giorno lavorativo, Benjamin, indossava dei semplici jeans chiari, un maglione grigio, fin troppo largo per lui, e un giubbotto in pelle nero che gli donava un'aria diversa.
-"Benjamin..." Sussurrò e strabuzzò gli occhi.
-"Posso entrare?" Chiese Benjamin e si avvicinò a lui. "O preferisci che io resti alla porta?" Aggiunse e gli scompigliò i capelli già disordinati.
Il biondo ingoiò a vuoto e si spostò per fare entrare l'altro.
-"Entra pure." Disse. "Questa casa, anche se non è una casa, è anche tua." Aggiunse e chiuse la porta alle spalle del maggiore.
-"Quindi posso venire qui quando voglio?" Chiese il più grande e si piazzò davanti a lui.
-"Certo che puoi." Rispose Federico e annuì convinto. "Sai che mi fa solo piacere vederti."
-"Allora magari potrei avere la mia copia delle chiavi." Replicò il moro e si avvicinò a lui. "Sai com'è, almeno potrei evitare le tue favolose accoglienze." Aggiunse ridendo.
Le guance del più piccolo si colorarono di rosso e mentre l'altro si avvicinava lui si ritrovava ad indietreggiare.
-"V- vuoi le chiavi di q- questa stanza?"
Benjamin sorrise e chiuse gli occhi per un momento.
-"Come stai, Federico?" Chiese. "Come mai non sei venuto a lavoro?"
-"Beh, ecco..." Balbettò il biondo e iniziò a grattarsi la nuca nervosamente. "Ho la febbre, nulla di grave ma..."
-"Ma avresti fatto bene a darmi ascolto ieri." Rispose il più grande e sospirò. "Il mio piccolo e testardo Federico." Aggiunse in un tenero sussurrò e allungò una mano per sfiorare la guancia del minore.
-"S- sei arrabbiato?"
-"Sono preoccupato." Replicò il maggiore. "Preoccupato per te, voglio che tu stia bene, sempre.
Non mi piace sapere che sei ammalato."
-"È solo un po' di febbre, Ben, nulla di grave."
-"Non importa che cosa sia, voglio che tu sorrida." Disse Benjamin. "E voglio anche tu mi perdoni."
-"Perdonarti?" Ripeté Federico e aggrottò la fronte. "Perdonarti per che cosa?"
-"Per questo."
Furono le ultime parole che il maggiore pronunciò prima che le sue labbra carnose e morbide incontrassero quelle più sottili e secche di Federico, prima che queste si incastrassero come due pezzi di un puzzle.
Federico sgranò gli occhi a quel contatto mentre un calore familiare si diffondeva nel suo corpo, coperto da un semplice pigiama azzurro chiaro, e lui si ritrovò ad allacciare le mani dietro al collo del maggiore e a lasciargli andare in quel semplice e desiderato gesto che li stava unendo, Benjamin, invece, cinse i fianchi del biondo con le sue stesse mani e se lo portò addosso di peso, costringendo questo ad allacciare le gambe sul suo bacino mentre il bacio che li univa diventava, secondo dopo secondo, sempre più profondo e disperato; ben presto le lingue dei due giovani entrarono in contatto e Federico mugolò leggermente per le mani fredde del maggiore che vagavano senza fine sotto la sua maglia, sulla schiena, all'improvviso però Benjamin interruppe quel contatto e guardò negli occhi il biondo sorpreso.
-"Perdonami Federico perché non so fare a meno di te."

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Ehi🌸
Ancora una volta grazie infinite per le visualizzazioni, tredicimila in meno di un mese, che cosa posso dirvi?
Grazie infinite, davvero, grazie♥️
Benjamin si è finalmente arreso ai suoi sentimenti e ha nuovamente baciato Federico, si pentirà di nuovo o questa volta tra di loro nascerà qualcosa?
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Baci, Michi💕

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