Fourteen.

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I giorni trascorrevano copiosi l'uno dopo l'altro, le ore giornaliere passavano inarrestabili sotto i nasi dei lavoratori che si affannavano per inseguirle, il tempo passava davanti ai loro occhi senza che neanche se ne rendessero conto, perdevano l'occasione di fare qualcosa di concreto, per la loro vita, sperando che il tempo fosse clemente con loro e gli desse una seconda possibilità, una seconda possibilità per essere meno codardi.
Gennaio era ormai finito, febbraio aveva investito tutti gli abitanti newyorkese con la sua ventata di una nuova vita, gli ultimi giorni di gennaio erano stati abbastanza piovosi e grigi, più di una serata gli abitanti della grande mela erano stati costretti a restare in casa, a rimandare la loro serata di divertimento pur non sapendo se ne avrebbero avuto la possibilità.
Benjamin e Federico, invece, non avevano perso tempo, erano decisi più che mai a vivere ogni secondo che la vita aveva deciso di mettere a loro disposizione, e il più piccolo era riuscito a capire quanto importante fosse ogni attimo solo grazie all'aiuto e alla presenza del moro, Benjamin per lui era stata la salvezza che non cercava; in quelle settimane i due ragazzi si erano vissuti il più possibile, più di una volta si erano incontrati dopo il lavoro per cenare insieme, o di buon mattino erano andati a correre insieme per poi andare a fare colazione, e non avevano perso neppure una giornata del loro tempo libero, ogni fine settimana i due amici si erano dedicati a delle attività che gli davano modo di passare altro tempo insieme.
Era passato poco meno di un mese da quando i due si erano conosciuti ed erano diventati praticamente inseparabili, Federico aveva dimenticato come fosse la sua vita prima di conoscere l'altro, a New York era rinato.

Quella mattina una leggera pioggia scendeva dal cielo coperto da tante nuvole che donavano ad esso un'aria del tutto diversa, coprivano il suo azzurro luminoso ma non lo rendevano meno bello, affatto, gli conferivano quell'aria di mistero che spingeva gli abitanti di New York a starsene con il naso all'insù cercando di capire che cosa sarebbe successo di lì a breve.
L'azienda del moro era in piena attività, tutti i dipendenti erano impegnati nello svolgere le loro normali attività quotidiane, un grande via vai di persone affollava i corridoi ben curati e un, quasi fastidioso, ticchettio di tasti del computer si espandeva nel grande edificio, le fotocopiatrici erano in continuo utilizzo e diverse imprecazioni lasciavano le labbra di giovani apprendisti quando queste decidevano di non funzionare correttamente.
Benjamin e Federico, invece, erano di ritorno da una riunione che li aveva tenuti occupati per tutto il mattino.
-"Signore, ha bisogno di un ombrello?" Chiese l'autista, voltato all'indietro per rivolgere le sue attenzioni ai due ragazzi.
Il maggiore sorrise cordiale e si tirò su il cappuccio del suo impermeabile.
-"Sono solo poche gocce e solo pochi passi." Rispose. "Grazie Tyler, vada pure a parcheggiare l'automobile.
Federico andiamo." Aggiunse e aprì la portiera della lussuosa limousine nera.
Federico annuì e si coprì la testa con il cappuccio nero della sua felpa.
-"Ciao Tyler." Disse il ragazzo all'autista, con cui aveva instaurato un rapporto di amicizia, prima di scendere dalla macchina.
-"Stai bene?" Chiese Benjamin all'altro mentre si dirigevano verso l'entrata dell'azienda.
-"Certo, perché dovrei stare male?"
-"Durante la riunione ti ho visto abbastanza spento, silenzioso." Disse il maggiore e si avvicinò a lui. "Hai la febbre o sei triste?" Chiese.
-"Ben, tranquillo." Rispose Federico e regalò uno dei suoi migliori sorrisi all'altro. "Ho solo un forte mal di testa, in quella stanza tutti non facevano altro che urlare." Aggiunse.
-"Mi dispiace che tu debba affrontare situazioni del genere." Disse il più grande e gli sfiorò la mano con la sua.
-"Sono al tuo fianco, poco mi importa se sono circondato da imprenditori urlanti o fiori e silenzio." Replicò il biondo e strinse la mano dell'altro. "È solo un mal di testa, un buon pranzo mi rimetterà in sesto!" Aggiunse e sorrise nuovamente all'altro.
Benjamin annuì.
-"Allora ora chiamo il ristorante all'angolo e chiedo di portarci il pranzo." Disse.
-"Ma no, non serve che ti disturbi tanto, il panino che ho portato andrà benissimo." Replicò il biondo.
-"Non discutere, tutto affinché il mio fiore stia bene." Rispose il più grande. "Oh, accidenti!" Esclamò poco dopo e si colpì la fronte.
-"Che cosa c'è?"
-"Ho dimenticato la mia valigetta in macchina." Disse il moro. "Tu inizia ad entrare, ti raggiungo subito!" Aggiunse prima di allontanarsi.

Federico aveva fatto come l'altro gli aveva chiesto, era entrato all'interno dell'azienda e non si era sorpreso di trovare tutti nel pieno della loro giornata lavorativa, aveva imparato che l'ora di pranzo era il momento in cui si lavorava di più affinché, in seguito, il pomeriggio fosse più leggere; il ragazzo emise un leggero gemito di dolore, dovuto al forte mal di testa, mentre si toglieva la giacca di jeans zuppa d'acqua, quando una voce, non del tutto sconosciuta, lo raggiunse.
-"Rossi!" Esclamò.
Il ragazzo, abbastanza infastidito dall'essere chiamato in quel modo, si voltò e fu sorpreso di rivedere il ragazzo che settimane prima gli aveva chiesto di svolgere il suo lavoro.
-"Cercavo proprio te!" Aggiunse il ragazzo.
-"Sei il ragazzo dell'altra volta, o sbaglio?" Chiese Federico con aria non troppo amichevole.
Il ragazzo dai capelli ricci annuì e si avvicinò a lui.
-"Sono proprio io." Rispose. "E, come ti ho già detto, tu sei colui che cercavo." Aggiunse e sorrise.
-"Che cosa vuoi?" Borbottò il più piccolo e incrociò le braccia al petto.
-"L'altra volta non sei stato tanto gentile con me ma ho deciso di darti una nuova possibilità." Disse con aria di chi era convinto di ciò che diceva. "Io e i miei amici - indicò un gruppetto, costituito da quattro o cinque persone, che li guardavano con attenzione - abbiamo fame e vogliamo che tu vada a comprarci il pranzo." Aggiunse.
Una breve risata lasciò le labbra secche del biondo che scosse la testa divertito.
-"Mi sembra che tu sia fornito di gambe, perché dovrei andare io a prenderti il pranzo?" Chiese e inarcò un sopracciglio.
-"Voglio pensare che tu sia più stupido di ciò che sembra e, quindi, voglio darti delle buone motivazioni." Rispose il ragazzo dai capelli ricci e assottigliò gli occhi. "Qui tu sei l'ultimo arrivato, un segretario che non resterà neanche tanto, e piove." Aggiunse.
-"Ripeto." Iniziò a parlare Federico con aria impassibile. "Mi sembra che tu sia fornito di gambe e puoi trovare un ombrello, perché dovrei andare io a prenderti il pranzo?"
Prima che il ragazzo dai capelli scuri potesse replicare, una nuova voce si intromise tra di loro e l'attenzione di tutti i presenti ricadde sul proprietario.
-"Già, Evan, perché dovrebbe andare lui a prenderti il pranzo?" Chiese Benjamin, con lo sguardo freddo che assumeva solo in determinate situazioni lavorative, mentre si avvicinava ai due con i pugni serrati. "Non credo tu sia tanto occupato, anzi a questo proposito voglio ricordarti che sei qui per lavorare, non per spettegolare con i tuoi amici." Continuò e gettò un'occhiataccia al gruppo di amici del ragazzo, questi sobbalzarono e tornarono a lavoro.
-"Ho solo chiesto un favore a Federico, è quello che si fa tra amici, no?" Mentì Even e finse un sorriso.
-"Tu non sei mio amico." Borbottò Federico e incrociò le braccia al petto.
-"Allora sarò io a chiedere un favore a te, lascia in pace Federico e non chiedergli altri favori." Disse Benjamin mentre lo guardava dritto negli occhi. "E fossi in te mi rivolgerei a lui con un po' più di rispetto, dargli del lei non sarebbe una cattiva idea, o quello che non durerà più di tanto potresti essere tu." Continuò.
-"Ma signore..."
-"Ti tengo d'occhio Evan." Lo intimorì il moro prima di rivolgere le sue attenzioni al minore. "Andiamo Federico."

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Ehi🌸
Ancora una volta grazie per le cinquemila visualizzazioni, solo ieri vi ho ringraziato per le quattro mila e oggi siamo ancora di più, grazie per i commenti che mi lasciate quotidianamente e per tutto ciò che fate, grazie♥️
Benjamin ha preso le difese di Federico, tiene davvero o a lui o non quanto serve affinché nasca qualcosa?
Godetevi questi capitoli di tranquillità, ben presto cambierà tutto.
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Baci, Michi💕

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