Seventy five.

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Federico si era totalmente ambientato, ancora una volta, al casa del più grande, aveva ripreso le sue vecchie abitudini, che aveva creato durante il tempo passato in quella casa, e aveva scoperto che non solo il suo fidanzato era felice di averlo di nuovo in quella casa ma, bensì, anche tutti coloro che lavoravano al servizio di Benjamin, tutti erano stati più che felici di poterlo abbracciare nuovamente e di dargli il bentornato tra quelle mura, Diana però era stata la più felice per il suo ritorno, il moro le aveva detto che aveva fatto il possibile per farli tornare insieme, tantissime volte gli aveva ripetuto che loro due erano nati per amarsi, per passare la vita insieme ed aveva ragione, loro due erano fatti per stare insieme e lo avevano capito.
Per il più piccolo era come se non fosse mai andato via da quella casa, riusciva a muoversi liberamente tra quelle stanze e sentiva di poter essere se stesso, nessuno lo avrebbe giudicato, anzi, tutti coloro che abitavano e lavoravano in quella casa erano pronti a riempirlo d'amore e di qualsiasi cosa lui avesse bisogno.
Federico aveva trovato la sua casa.

Erano passato diverso tempo da quando il più piccolo si era trasferito a casa del più grande, era ormai maggio e la primavera si era totalmente impossessata della bella New York, fiori dai vari colori decoravano le strade già allegre e piene di vita, il profumo della primavera lo si poteva respirare in ogni angolo, l'estate era vicina e New York sembrava rinata.
Benjamin si era recato un paio di volte in azienda per risolvere alcuni problemi e per lui era stato davvero brutto doversi separare dal suo fidanzato, anche se solo per poche ore, ancor di più dato le condizioni in cui questo si trovava, Federico, infatti, nell'ultima settimana aveva sofferto di terribili mal di testa che non volevano saperne di lasciarlo libero, neppure per un minuto, e ogni volta che il maggiore si offriva di dargli qualcosa che potesse alleviare, almeno un po', il suo dolore lui rifiutava dicendo che gli sarebbe passato da lì a poco ma questo non accadeva mai, in alcuni momenti si alleviava, quello sì, ma non gli passava mai del tutto e il più piccolo era costretto a restare in casa dove sperava ci fossero meno rumori possibili.
Anche quella mattina il biondo aveva un terribile cerchio alla testa che non lo lasciava riposare, Federico aveva cercato di dormire un po' nel tentativo di alleviare quel dolore ma era stato del tutto vano, ormai erano giorni che il mal di testa non voleva saperne di andare via e lui non sapeva più che cosa fare, era palese quanto Benjamin fosse preoccupato per lui è ciò non faceva altro che farlo stare peggio, non voleva dare motivi di preoccupazione al suo fidanzato.

La porta d'ingresso si aprì, provocando un flebile rumore che, però, alle orecchie del più piccolo apparve come se ci fosse un concerto proprio alle sue spalle e non poté fare altro che gemere di dolore, sapere però chi era appena entrato da quella porta lo fece sentire un po' meglio, Benjamin anche quella mattina era stato costretto a recarsi in azienda ma gli aveva promesso che non avrebbe impiegato più di due ore, proprio come aveva fatto.
-"Federico?" La voce di Benjamin giunse debile alle orecchie del più piccolo, era ovvio che il moro stesse cercando di parlare sottovoce per non alimentare ancor di più il suo mal di testa.
-"Sono in salotto, sul divano." Borbottò Federico e cercò di alzare il tono della voce, affinché l'altro potesse sentirlo dall'ingresso, e si maledì mentalmente per averlo fatto dato che una nuova fitta di dolore lo colpì in pieno.
Dopo pochi istanti la familiare sagoma del più grande comparve davanti ai suoi occhi e lui si sforzò di sorridere.
-"Ehi, fiorellino." Disse il moro mantenendo un tono di voce basso. "Come ti senti?" Chiese e si accomodò accanto a lui, sul divano, facendogli poggiare la testa sulle sue gambe coperte da un jeans chiaro.
-"Come un fiorellino appassito." Mugolò il più piccolo, strinse le gambe del suo fidanzato e chiuse gli occhi per respirare a pieni polmoni il profumo del maggiore. "Tu invece come stai?"
-"Non importa come sto io." Rispose Benjamin. "In questo momento tutto ciò che voglio è che tu possa sentirti meglio, non mi piace vederti così." Aggiunse.
Il biondo alzò lo sguardo e gli accarezzò il mento.
-"A me importa sapere come stai." Disse. "Non voglio che a causa mia stia male anche tu." Aggiunse. "Quindi te lo chiedo di nuovo, come stai?" Chiese.
Il più grande sospirò e iniziò a giocherellare con i capelli biondi del suo fidanzato.
-"Io sto bene."
-"E in azienda com'è andata?" Continuò a chiedergli il minore. "Hai risolto quei problemi che avevano?" Aggiunse.
-"Sì, ho risolto tutto." Rispose il più grande. "Nei prossimi giorni non dovrebbero avere alcun motivo per chiamarmi, così sarò libero di passare tutto il mio tempo con te." Continuò. "Sarò solo tuo." Aggiunse e si abbassò per stampargli un bacio sulla fronte.
Federico sorrise e aprì la bocca per rispondere, per ringraziarlo di quanto faceva per lui, ma una nuova fitta di dolore lo investì e lui gemette di dolore.
-"Ah!" Quella volta la fitta fu più acuta delle altre e lui si ritrovò a stringersi su se stesso, nell'assurdo tentativo di farla calmare.
La preoccupazione era chiara sul volto del moro questo però anziché parlare, consapevole che non avrebbe fatto altro che aumentare il dolore del suo fidanzato, lo aiutò a mettersi seduto e lo strinse tra le sue braccia, solo quando sentì il respiro del più piccolo regolarizzarsi si decise a parlare.
-"Va tutto bene?" Gli chiese, pur sapendo che quella sua domanda era del tutto sciocca. "È passata la fitta?"
Il più piccolo, debolmente, allacciò le braccia al collo del maggiore e appoggiò la testa dolorante sulla spalla di questo.
-"S- sì..." Balbettò insicuro, non sapeva mai quando le fitte erano realmente passate, sembravano essere sempre pronte a tornare più forti di prima,
-"Ti va se ti porto in cucina così Diana ti prepara una camomilla?" Propose Benjamin mentre gli accarezzava la schiena, coperta da una maglia a righe verdi e bianche. "Ieri è riuscita a farti calmare il mal di testa e sei anche riuscito a dormire un po'." Aggiunse nel tentativo di convincerlo.
Il biondo, privo di forze per replicare, annuì e lasciò che l'altro lo prendesse di peso e lo portasse in cucina, lasciò che Benjamin si prendesse cura di lui.

-"Diana?" Il maggiore chiamò la donna non appena entrò in cucina, mentre accarezzava i capelli del minore stretto a lui.
-"Dimmi, tesoro." Rispose la donna e si voltò a guardarli. "Camomilla per Federico?" Chiese quando vide le condizioni del minore.
-"Sì, grazie." Annuì il moro e sistemò il suo fidanzato su uno degli sgabelli. "Come ti senti?" Gli chiese.
-"Un po' meglio." Rispose, con voce debole, Federico e si prese la testa tra le mani.
-"Sicuro?"
-"Sicuro."
-"Federico sei mai andato da un dottore per questi tuoi mal di testa?" Gli chiese Diana mentre si occupava della camomilla.
-"Sì." Annuì il più piccolo. "Mi disse che erano causati da mancanza di sonno o da stress." Spiegò.
-"In questo periodo però non mi sembra che tu sia stressato e se non dormi è perché hai mal di testa." Disse Benjamin.
-"Non mi spiego infatti da che cosa derivino." Replicò il biondo e sospirò. "Forse al cambio di stagione, qualche allergia, non saprei..." Ipotizzò.
-"C'è qualcosa però che potresti fare." Disse la donna e si avvicinò ai due, porgendo al minore la sua camomilla.
-"Che cosa?"
-"Qualche anno fa, non so se ricordi Benjamin, anch'io soffrivo di terribili mal di testa che non mi davano tregua, mi era divenuto impossibile fare qualsiasi cosa, fino a quando non mi rivolsi ad un dottore, il migliore in questo campo, che individuò l'origine dei miei mal di testa e agì di conseguenza." Gli raccontò Diana. "Da quel momento non ho più avuto mal di testa."
-"Oh, sì, ricordo!" Esclamò il moro provocando un gemito di dolore da parte del più piccolo. "Scusa." Borbottò. "Il dottor Cameron, lo ricordo bene è un amico di famiglia, ho ancora il suo numero." Aggiunse.
-"Dite che può davvero calmare i miei mal di testa?" Chiese, speranzoso, Federico.
-"Se non può farlo lui, non c'è nessuno che può farlo." Rispose Benjamin e gli prese la mano. "È davvero bravo." Aggiunse.
Federico sospirò e annuì.
-"Allora mi fiderò di questo dottor Cameron."

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